Lugano

L'ultimo saluto a monsignor Ernesto Togni

Pier Giacomo Grampa nell'omelia: «Non ho mai dimenticato le lacrime nel "sì" al Papa che lo chiamava ad essere vescovo di Lugano: non se l’aspettava, non lo desiderava, ma obbedì»
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Red. Online
14.11.2022 12:47

«Nessuno nella nostra Diocesi fu Vescovo per così tanti anni quanto Mons. Ernesto Togni, ordinato il 17 settembre 1978 e morto l’11 novembre 2022, dopo 44 anni di episcopato. Ma nessun Vescovo potè svolgere il suo ministero (a parte monsignor Lachat) per così poco tempo, perché colpito da una stanchezza che lo costrinse a presentare le dimissioni 7 anni dopo la presa di possesso della diocesi: il 21 giugno 1985, anche se dovette aspettare ancora dodici mesi prima di passare il bastone del pastore al suo successore». Con queste parole è iniziata oggi l'omelia di Pier Giacomo Grampa, vescovo emerito, ai funerali di monsignor Ernesto Togni, vescovo emerito deceduto lo scorso venerdì all'età di 96 anni. «Non ho mai dimenticato quelle lacrime che dicevano con quale spirito Don Ernesto si apprestava a dire di sì al Papa che lo chiamava ad essere vescovo di Lugano. Non se l’aspettava, non lo desiderava, temeva il peso del ministero che gli veniva chiesto, ma obbedì».

Nato a Brione Verzasca il 6 ottobre 1926 e ordinato sacerdote il 7 maggio 1950, venne nominato da Paolo VI vescovo di Lugano il 15 luglio 1978, pochi giorni prima della morte dello stesso papa Montini. Chiamato dalla parrocchia di Tenero Contra dove avrebbe certamente preferito restare, accettò con fatica («avevo l’animo sconvolto», scrisse), convinto che il compito al quale veniva chiamato fosse superiore alle sue capacità («mi sentivo incapace e oppresso dal peso dell’impegno»).

L'ultimo saluto è stato dato a monsignor Togni nella Cattedrale di Lugano. Monsignor Grampa ha voluto ricordare la sua «visione positiva, di interiorità, di adesione libera e lieta alla bellezza dell’avventura cristiana, di cui diede chiara testimonianza il suo motto episcopale: “A servizio della vostra gioia”, che diceva bene l’entusiasmo, il coraggio, lo spirito che voleva dare al suo ministero». Un vescovo «ricco di entusiasmo, dalle grandi potenzialità, dall’esempio luminoso e generoso, moderno e aperto all’incontro e al colloquio col mondo». 

Il vescovo, va detto, non fu compreso da tutti. E oggi monsignor Grampa ha voluto rimarcarlo: «Sentì forte il peso dell’episcopato e la sofferenza per tante incomprensioni che piegarono la sua salute e ne misero a prova la sua resistenza. Quante sofferenze, quante incomprensioni, di fronte a tanta instancabile generosità per un vescovo che seppe coltivare in modo profondo il senso dell’amicizia e l’apertura missionaria». Da qui la conclusione dell'omelia: «Grazie, Vescovo Ernesto, e perdona chi non ha saputo comprenderti».

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