Meglio i traditori degli amanti fedeli

Se volessimo tagliare il mondo degli innamorati in due fette potremmo dire che vi sono due categorie di persone: gli amanti fedeli e i traditori seriali. I primi si legano a un partner «ad vitam», professano rispetto e sono immuni alle tentazioni terrene. I secondi volano di fiore in fiore, scendono continuamente a patti con la moralità indotta dalla società e ammettono senza problemi uno stile di vita farfallonesco. Una posizione potrà essere preferita all'altra, ma ambedue fanno dell'onestà e della trasparenza i loro capisaldi: l'amante fedele adotta questi valori per rassicurare il partner, il traditore seriale per scaricarlo senza troppi patemi dopo aver consumato.Le due tipologie si adattano bene anche a dimensioni diverse da quella sentimentale; prendiamo ad esempio il calciomercato che ogni anno si anima di cuori infranti e amori appena sbocciati. Da una parte abbiamo le bandiere, giocatori che hanno fatto di una squadra il loro credo e là aprono e chiudono la carriera; dall'altra i mercenari, pronti a vestire la maglia di chi offre più soldi e chance di vittoria. La maggior parte delle persone elogia i primi e disprezza i secondi, ma a mio parere sono quest'ultimi a meritare maggior rispetto perché più di tutti mettono in risalto la realtà dei fatti.Prendiamo Zlatan Ibrahimovic, l'attaccante svedese che di recente ha lasciato il Milan per accasarsi al Paris St. Germain dove guadagnerà 16,8 milioni di franchi netti a stagione. Un trasferimento annunciato dal procuratore Mino Raiola con queste parole: "Parigi, vi porto la Gioconda". Nonostante la fama di antipatico che ammanta il giocatore - meritatissima, sia ben chiaro - lui non ha mai nascosto le motivazioni che lo hanno spinto a scegliere una delle sue ultime sei squadre (in soli otto anni!): ruolo da primadonna, soldi e possibilità di vincere il più possibile. Mentre calciatori come Francesco Totti (alla Roma dal 1992) e Javier Zanetti (da 17 anni all'Inter) ti fanno credere che sì, il calcio è ancora passione-sentimenti-irrazionalità, uno come Ibra mette le carte in tavola e dimostra che sono i soldi a farla da padrona. Che i calciatori hanno sì un cuore, ma anche ville lussuose da mantenere. E che un calciatore è detto professionista non solo perché fa solo quello nella vita, ma anche perché deve motivare le sue scelte in base a parametri tutt?altro che astratti.Se uno è tifoso di una squadra e crede di aver trovato l'amante fedele – pesci rari, di questi tempi – dovrà quindi accertarsi di non essere incappato in uno dei tanti traditori seriali. Come Thiago Silva, anche lui ex difensore rossonero, che una settimana fa affermava: "Non ho mai pensato di lasciare il Milan" e poco dopo si è presentato in Francia per firmare il contratto col PSG. O come Shevchenko che nel 2006, dopo sette stagioni in rossonero e le promesse d?amore eterno, se ne è andato al Chelsea non per colpa della squadra ma per motivi personali e per ?permettere ai figli di imparare l?inglese?. Pensate ai vostri ex: le giustificazioni si assomigliano tutte.Il calcio come metafora d?amore e di vita, insomma: fate bene attenzione a chi concedete il vostro cuore e tenete sempre presente il caso Ibrahimovic. Che fa tanto il serio e il duro ma che in fondo - complici gli stipendi a sette zeri - sembra sempre sorridere.Proprio come la Gioconda.
