Milano città per turisti

Che Milano sia diventata una città per turisti non è soltanto un luogo comune, ma anche una realtà, visto che nell’estate 2023 il capoluogo della Lombardia ha battuto in questo senso ogni record. E lo scorso luglio, quindi poco dopo la metà dell’anno, con 7.463.654 persone, ha superato il record dell’intero 2019, ultimo anno pre-Covid, quindi di tutti i 12 mesi: entro fine 2023 il muro dei 10 milioni sarà di sicuro abbattuto. Una situazione che ha generato vincitori e vinti, senza contare chi è rimasto nel mezzo, come i tanti ticinesi che per lavoro, studio o divertimento frequentano Milano.
I turisti
Fra i vinti ci sono indubbiamente i residenti che appartengono ai ceti medi e quelli più bassi, stritolati da prezzi che cominciano a impressionare anche gli svizzeri, a colpi di pizze gourmet (di solito normalissime margherite ma con pomodoro bio con il bollino del grande chef) da 25 euro. Non tutte quelle 800.000 nuove persone al mese (2,3 giorni il tempo medio di permanenza) che arrivano torneranno, tanto vale spennarle subito: una piccola mansarda in zona nemmeno centrale viene affittata su Airbnb a 750 euro la settimana, fino a pochi anni fa con questa cifra si stava nei migliori alberghi. A un primo livello fra i vincitori ci sono di sicuro ristoratori, albergatori, tassisti, ed è significativo che fra i luoghi più visitati di Milano secondo Tripadvisor non ci siano monumenti o musei, che pure non mancano, ma luoghi, strade, piazze. Dalla Galleria Vittorio Emanuele ai Navigli, da Piazza del Duomo a via Montenapoleone, fino all’assurdo di visitare piazza Gae Aulenti (una piazza come potrebbero essercene un milione nel mondo, con un grattacielo sede di una banca) o ammirare il Bosco Verticale, cioè un condominio di lusso abbellito con qualche pianta. Merito della narrazione post Expo 2015, con i media-tifosi compatti nell’esaltare questo tipo di turismo visto che un po’ in tutta Italia la narrazione nella narrazione, non soltanto di Flavio Briatore, è quella del target alto, come dimostra anche la vicenda dei 5 euro per entrare a Venezia.
Gli studenti
Se il turista americano o giapponese può sopravvivere alla pizza a 25 euro o al taxi dove misteriosamente la linea per pagare con le carte di credito non funziona mai, ben diversa è la situazione di chi a Milano deve viverci per studio o per lavoro. Soprattutto gli appartenenti alla prima categoria, fra i quali centinaia di svizzeri, si trovano davanti un’offerta immobiliare impazzita, in cui una stanza in un appartamento in condivisione, fuori dall’insostenibile circuito Airbnb, viaggia sugli 800 euro al mese, in zone non particolarmente di pregio. Fra tasse universitarie e costo della vita la vita per uno studente universitario a Milano, anche senza bere champagne ogni sera, costa intorno ai 2.000 euro al mese. Certo a Zurigo i prezzi sono più alti, ma anche in questo caso il mito dell’Italia che costa poco sta svanendo giorno dopo giorno. Di sicuro anche lo studente è un target ambito nella città governata da Beppe Sala: i dehors sorti come funghi nel dopo-Covid per indennizzare i proprietari dei bar dei mancati introiti sono pieni di giovani, che rendono Milano allegra e cool a patto di non essere una donna che deve tornare a casa da sola o di non avere bambini.
La gentrificazione
Perché Milano è diventata una città per gente di passaggio? Partiamo dalle cifre: nell’ultimo decennio i residenti sono aumentati di circa 100.000, portando il totale a 1.400.000. Ma in realtà i nuovi milanesi sono 500.000, considerando il saldo fra chi nell’ultimo decennio è venuto a risiedere in città e chi se ne è andato, quindi circa 400.000 persone: una enormità, quasi un terzo della popolazione se ne è andata e soltanto in minima percentuale per libere scelte di vita, visto che tuttora Milano è il posto in Italia in cui è più facile trovare lavoro. Questo nel disinteresse dei media che contano, un silenzio impressionante: che cosa scriveremmo se nell’arco di pochi anni un terzo dei ticinesi lasciasse il Ticino? La parola chiave è gentrificazione, fenomeno ben noto in tante grandi città nel mondo: in sostanza il mutamento del ceto sociale di alcuni quartieri, spinto da uno sviluppo immobiliare rivolto ad una determinata clientela. Con i vecchi residenti spinti verso la periferia, l’hinterland o ancora più lontani, e i nuovi sempre più polarizzati: da una parte i ricchi e quelli di passaggio, manager o studenti che per un certo periodo della loro vita possono pagare un certo tipo di affitto, dall’altra disperati dei quali si può avere un’idea dopo pochi secondi alla Stazione Centrale.
I quartieri
In quanto sta avvenendo a Milano la narrazione è decisiva, come ha osservato Lucia Tozzi in un recente libro che ha fatto molto discutere, L’invenzione di Milano – Culto della comunicazione, il cui nucleo ideologico è che i milanesi siano diventati turisti a casa propria e anche in buona parte contenti di esserlo. La peculiarità di quanto sta avvenendo a Milano è infatti l’assenza di una qualsiasi opposizione politica, con la gentrificazione venduta come il bene da una sorta di pensiero unico immobiliaristico, che fa scattare il battimani dei giornalisti e di molti loro lettori quando una piscina pubblica viene privatizzata. I rari dissenzienti vengono bollati da destra come nemici dello sviluppo economico e da sinistra come razzisti e retrogradi, con operazioni strampalate che vengono nobilitate da elemosine pubbliche, come un piccolo parco o vaghe operazioni culturali. In questa assenza di opposizione turisti e neomilanesi plaudono alla trasformazione di quartieri popolari in quartieri ugualmente brutti ma per gente più ricca e non a caso ribattezzati con sprezzo del ridicolo: NoLo (la zona a Nord di Piazzale Loreto), NaPa (la zona del Naviglio Pavese), SuoPra (zona a Sud della sede della Fondazione Prada), eccetera. Grandi progetti immobiliari, con il dissenso zittito a colpi di mostre, installazioni, paradossali manifestazioni in favore dell’inclusività. Unica sacca di resistenza il calcio, o meglio i suoi tifosi, visto che la porcheria di demolire San Siro (stadio giustificato a 5 stelle dalla UEFA, che infatti gli assegnerà la finale di Champions League 2026 o 2027) per costruire non soltanto il nuovo stadio di Inter e Milan ma anche centri commerciali e condomini, è saltata.