Attentato a Ranucci, lanciato l'«allarme per la libertà di stampa» in Italia

L'attentato con una bomba piazzata sotto l'auto del giornalista investigativo Sigfrido Ranucci «fa suonare l'allarme per la libertà di stampa in Italia». La Federazione Europea dei Giornalisti (EFJ) ha «condannato fermamente» l'attacco, per fortuna senza morti e feriti, contro uno dei «principali giornalisti investigativi italiani e contro la sua famiglia». Una azione, quella messa a segno nei confronti di Ranucci, che non ha lasciato indifferente le istituzioni della Penisola, le quali, dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, sino ai leader dell'opposizione di Governo, hanno speso parole di sdegno per quanto accaduto. In particolare, la premier italiana ha evidenziato come «la libertà e l'indipendenza dell'informazione» siano «valori irrinunciabili delle nostre democrazie».
La EFJ ha fatto sapere di aver accolto con favore l'avvio di «un'indagine da parte della Divisione Investigativa Antimafia, chiedendo una valutazione urgente sull'efficacia delle misure di protezione riservate al giornalista». L'attentato è stato inoltre segnalato al Consiglio d'Europa con l'obiettivo di «assicurare un’indagine tempestiva e approfondita su questo attacco, identificare e perseguire i responsabili e garantire un’efficace protezione».
Ranucci è un conduttore storico di Report, il programma d'inchiesta trasmesso su Rai 3, noto per i suoi approfondimenti su corruzione e criminalità organizzata. Negli ultimi anni il giornalista è stato oggetto di numerose minacce e intimidazioni. Nel 2010 gli è stata concessa la protezione della polizia, rafforzata nel 2021 a seguito delle minacce della 'ndrangheta.
«L'estate scorsa, un anno fa, abbiamo trovato due proiettili P38 fuori casa. Da allora, negli ultimi mesi si sono verificate una serie di situazioni insolite, a partire dal tentativo di screditarmi», ha dichiarato il giornalista ai media italiani. All'inizio di quest'anno, Ranucci è comparso davanti al Parlamento europeo, denunciando di essere stato sorvegliato dai servizi segreti della Penisola.
Dopo l'aggressione, il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha dichiarato di aver dato disposizioni per rafforzare «al massimo» la protezione del giornalista. Al conduttore di Report è stata fornita un'auto blindata e una scorta armata, come lui stesso ha annunciato all'uscita dalla sede dei Carabinieri, dove ha sporto denuncia. I partiti di opposizione hanno sollecitato la Commissione Antimafia del Parlamento a concedere un'audizione urgente a Ranucci, al fine di acquisire tutti i dettagli sul caso.
Alessandra Costante, segretaria generale della Federazione Nazionale Stampa Italiana (FNSI), ha affermato che l'attacco a Sigfrido Ranucci «fa arretrare di decenni la democrazia in Italia»: «È un attacco non solo al nostro collega di Report, ma alla libertà di informazione, all'articolo 21 della Costituzione, ai principi fondamentali della convivenza civile e della democrazia. La FNSI chiede che venga fatta chiarezza rapidamente su quanto accaduto. L'attacco a Ranucci dimostra un'escalation di azioni contro il giornalismo», ha aggiunto.