«Dove sono le foto dei bimbi palestinesi? Gaza non vale neppure un clickbait»

A Gaza, ne abbiamo parlato ieri, i bambini hanno il proprio nome scritto con inchiostro nero sulla gamba o sulla pancia. I genitori sono costretti a farlo. Marchiano i propri figli perché lì, sotto i bombardamenti israeliani, vita e morte sono vicinissime. E allora un nome scritto sulla pelle può fare la differenza fra l'identificazione e l'oblio. Ma dove sono le immagini di questa tragedia? I media ne parlano abbastanza? Nelle scorse ore se l'è chiesto, con un lungo post su Instagram, l'opinionista e conduttrice italiana Selvaggia Lucarelli. Critica nei confronti dei giornali della Penisola, Lucarelli ha fatto notare: «Sui siti delle più importanti testate italiane vedo un nuovo spaventoso video dei terroristi di Hamas, che il 7 ottobre sparano alle auto. Vedo carri armati israeliani al confine, gli ostaggi liberati, nuove immagini dei kibbutz delle stragi. Immagini», evidenzia Lucarelli, «che nessuno dovrebbe nascondere e che nessuno infatti nasconde». C'è, però, quel "ma". Ma dove sono le altre immagini, gli altri video, quelli di Gaza?
«Gaza non vale neppure un clickbait»
Lucarelli ne ha raccolti alcuni, nel proprio post. «A Gaza c’è un bambino ferito che chiede ai dottori “sopravviverò?”. E uno che strappa un capello al fratellino morto prima che venga portato via. Ci sono corpi schiacciati da tonnellate di cemento che riemergono grazie alla disperazione che scava a mani nude. Ci sono fosse comuni, file infinite di corpi lunghi e corti e sudari bianchi. C’è un bambino sdraiato su una barella che dice qualcosa, ha una scheggia grossa come una lancia conficcata in un polpaccio. C’è una bambina che avrà 10 anni impazzita dal dolore che dice “quella è mia madre la riconosco dai capelli” e le dicono di no, ma lei si butta per terra e dice che ha perso tutti, sua madre, sua sorella e si chiede perché non sia morta con loro».
La conduttrice continua: «C’è un padre che urla con i resti dei figli in due sacchetti. C’è una madre che saluta i suoi tre bambini morti, in fila l’uno accanto all’altro sulla strada sporca di terra e sangue. Ci sono bambini che arrivano in ospedale che tremano come foglie, muti, gli occhi sbarrati. Ci sono persone sporche e insanguinate che vagano come zombie. C’è un bambino vivo, grigio di polvere sotto il cemento, il corpo schiacciato, la testa fuori che cola sangue e uomini intorno che cercano di tirarlo fuori. C’è un medico che tasta il petto di un bambino, sussurra qualcosa al padre e il padre non accetta il verdetto, “c’è ancora un respiro!”. Non vuole che il medico lo copra col lenzuolo».
Questi video, sottolinea Lucarelli, esistono. «Raccontano» queste storie. Eppure, «oggi non vedo tutto questo sui siti delle più importanti testate italiane. Per vedere cosa succede a Gaza devo aprire Instagram o alcuni siti internazionali. Ed è straniante, perché – da quando esistono i social – i siti di informazione dai social saccheggiano qualsiasi contenuto emozionale. Questa volta niente. Gaza deve essere invisibile. La tragedia dei palestinesi va occultata il più possibile per legittimare la forza, la vendetta. Gaza non vale neppure un clickbait».
Il post e i video - Attenzione: immagini non adatte a un pubblico sensibile.
Le immagini
Per la popolazione della Striscia di Gaza, la situazione è drammatica. Dal 9 ottobre, due giorni dopo l'attacco di Hamas, Israele stringe la lingua di terra e tutti i suoi abitanti in un «assedio totale». Niente cibo, niente acqua, niente elettricità. L'operazione, lo hanno sottolineato non solo le ong per i diritti umani, ma anche l'ONU stessa, viola il diritto internazionale umanitario, poiché sta mettendo a repentaglio la vita di centinaia di migliaia di civili indifesi, la maggior parte dei quali giovani o giovanissimi.
Ecco, dunque, alcune delle immagini che ogni giorno da Gaza arrivano ai giornali di tutto il mondo.
Anche qui, sconsigliamo la visualizzazione a un pubblico sensibile.