Il caso

E se il mostro di Loch Ness esistesse davvero?

Studi recenti dimostrano che il plesiosauro, all'origine del mito, abitava anche le acque dolci — Un comunicato dell'Università di Bath afferma che l'esistenza di Nessie è «a un certo livello plausibile»
Giacomo Butti
28.07.2022 19:45

Dal Sasquatch americano allo Yeti himalayano. Voci sull'esistenza di animali leggendari affascinano in tutto il mondo milioni di persone. Ovunque folclore e (pseudo)scienza si uniscono dando vita a teorie più o meno strampalate. Come quella del mostro di Loch Ness, «Nessie» per gli amici: una creatura dall'aspetto dinosauresco che abiterebbe le acque del lago scozzese. Chi non ne ha mai sentito parlare? Corpo sinuoso, un lungo collo sormontato da una testa da rettile e grosse pinne. Da oltre un secolo, ormai, gli avvistamenti si rincorrono. E tra racconti fantasiosi e falsi clamorosi (come la famosa «foto del chirurgo», Surgeon's Photograph), la leggenda continua a vivere, in barba alla scienza (quella vera) che afferma categorica: Nessie non può esistere. Perché? Beh, innanzitutto a questo punto, con tutte le ricerche effettuate da scienziati e semplici appassionati, dovremmo essere in possesso di qualche prova tangibile. Una vera traccia, o qualche resto animale. Invece nulla di documentato e attendibile.

In secondo luogo, Loch Ness è tutto sommato un laghetto. Per fare un paragone ticinese, è poco più grande del Ceresio (65 chilometri quadrati contro i 49 del lago luganese) e meno profondo (240 contro 288 metri). Analisi del DNA ritrovato nelle acque scozzesi dimostrano inoltre l'alta presenza di anguille ma la totale assenza di grandi pesci come storioni o pesci gatto. Loch Ness, in sostanza, non può essere in grado di sostentare una famiglia di predatori di tali mostruose dimensioni. 

Eppure, il comunicato pubblicato due giorni fa dall'Università di Bath, in Inghilterra, ha ridato qualche speranza ai fan del mostro.

La celebre foto scattata nel 1934 da Robert Wilson si è poi rivelata un falso.
La celebre foto scattata nel 1934 da Robert Wilson si è poi rivelata un falso.

Questione di sale

Fra le teorie più affascinanti, vi è quella che Nessie sia un esemplare di plesiosauro sopravvissuto in qualche modo all'estinzione. «Plesio-cosa?», diranno i non addetti ai lavori. I plesiosauri sono rettili che abitavano le acque terrestri centinaia di milioni di anni fa. Lunghi fra i tre e i cinque metri, corrispondono esattamente alla descrizione che si è sempre fatta del mostro di Loch Ness. Di qui l'idea: «E se Loch Ness fosse abitato da una colonia di plesiosauri?». Ma c'è un guaio, oltre al problemuccio dell'estinzione: finora si è sempre creduto che i plesiosauri fossero animali esclusivamente marini. Che vivessero cioè solamente nell'acqua salata. E fino a prova contraria le acque del lago scozzese sono dolci. Ma ecco che a scompigliare le carte, arriva il già citato comunicato. Ricercatori dell'Università di Bath, in collaborazione con quella di Portsmouth e dell'Università Hassan II del Marocco, hanno rinvenuto nella formazione geologica conosciuta come «Kem Kem Beds» (o «Kem Kem Group», situata fra Marocco e Algeria) i resti di numerosi plesiosauri. Nulla di che, direte voi: fossili di questo animale sono stati rinvenuti già nel 19. secolo. Già. Ma a stupire e a cambiare tutto quanto è il fatto che siano stati trovati in un punto dove, all'epoca (100 milioni di anni fa), scorrevano grandi fiumi. Il plesiosauro, insomma, era in grado di vivere anche nelle acque dolci. Non solo: vi proliferava.

Uno spinosauro e un plesiosauro: nell'attuale Marocco i due animali potrebbero aver cacciato nelle stesse acque dolci. © Bath University
Uno spinosauro e un plesiosauro: nell'attuale Marocco i due animali potrebbero aver cacciato nelle stesse acque dolci. © Bath University

I fossili scoperti comprendono ossa e denti di un adulto lungo 3 metri e un osso di una pinna di un giovane esemplare di 1,5 metri. E cosa ci dicono? Che i plesiosauri vivevano e si nutrivano abitualmente in acqua dolce, accanto a rane, coccodrilli, tartarughe, pesci e al celebre spinosauro (tra i protagonisti del terzo capitolo di Jurassic Park). Proprio come quest'ultimo, dinosauro che da anni sappiamo essere un predatore fluviale, il plesiosauro presenta una dentatura il cui livello di usura è compatibile con una dieta ricca di pesci «corazzati», quelli che abitavano allora i fiumi. 

Intervistato dal Telegraph, il coautore dello studio Dave Martill, professore di paleobiologia all'Università di Portsmouth, ha affermato: «Ciò che mi stupisce è che l'antico fiume marocchino contenesse così tanti carnivori che vivevano l'uno accanto all'altro».

Ma torniamo al nostro amico di Loch Ness. Il primo a fare il collegamento tra Nessie e un plesiosauro fu Arthur Grant, uno studente di veterinaria che nel 1934 affermò di aver quasi investito la creatura con la propria moto mentre percorreva le strade, di notte, che costeggiano il lago scozzese. L'uomo disse di aver visto un animale dalla piccola testa e il lungo collo balzargli davanti: lo definì un incrocio fra una foca e un plesiosauro. Una teoria fantasiosa poi divenuta tra le più diffuse e discusse. Tanto che la stessa Università di Bath ha voluto citare il mito di Loch Ness. Cosa significa per Nessie quanto scoperto dai ricercatori? Da un certo punto di vista, la teoria del mostro «è plausibile». Oggi infatti sappiamo che «i plesiosauri non erano confinati nei mari, ma abitavano l'acqua dolce. La documentazione fossile tuttavia suggerisce anche che, dopo quasi centocinquanta milioni di anni di esistenza, gli ultimi plesiosauri si sono estinti contemporaneamente ai dinosauri, 66 milioni di anni fa».

Insomma, le probabilità che uno o più mostri abitino le acque di Loch Ness rimangono infime. Ma dal punto di vista logico, e per la felicità degli criptozoologi, oggi far quadrare i pezzi del puzzle è leggermente più semplice.

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