L'intervista

Esplorare le profondità marine? «Più sicuro che prendere un ascensore»

Lo ha detto il regista di «Avatar» e «Titanic» James Cameron, non risparmiando tuttavia critiche al team responsabile della progettazione del Titan – Aperture sullo sfruttamento degli abissi...
James Cameron, a destra, con l'amico Joe MacInnis. © Adrian Wyld
Red. Online
22.07.2023 14:00

Esplorare le profondità oceaniche è «più sicuro che prendere un ascensore e più sicuro che salire su un aereo». Parole e musica di James Cameron, certo non l'ultimo arrivato sul tema. Il regista canadese di Titanic e Avatar, tuttavia, ha specificato che il team alle spalle della recente (e sfortunata) spedizione del Titan ha dimostrato di non possedere la necessaria immaginazione per prevenire «i rischi più ovvi» che comporta un viaggio in acque profonde, anzi profondissime.

In un'intervista concessa al Guardian, Cameron ha spiegato che, quando raggiunse le profondità della Fossa delle Marianne, il punto più profondo conosciuto della Terra, a bordo di un sommergibile costruito ad hoc per l'occasione, lui e il suo team furono capaci di immaginare e prevenire «tutti i rischi umanamente possibili».

Il mese scorso, il fondatore di OceanGate Expeditions Stockton Rush, il pilota Paul-Henri Nargeolet e tre turisti avevano perso la vita durante una discesa per vedere da vicino il relitto del Titanic, il transatlantico affondato nelle acque dell'Atlantico oltre cento anni fa. Giorni dopo, i resti del sommergibile erano stati ritrovati sul fondo dell'Oceano. La Guardia Costiera degli Stati Uniti, durante una conferenza stampa, aveva concluso che il mezzo aveva subito una «implosione catastrofica» e che le persone a bordo erano morte all'istante.

La concettualizzazione del rischio

All'indomani del disastro, diverse voci critiche – fra cui quella di Cameron – avevano sottolineato serie preoccupazioni sull'uso di uno scafo in fibra di carbonio da parte di OceanGate. «Le cose che si possono immaginare come problemi, e quelle ovvie sono l'implosione e la pressione, si possono evitare» ha detto Cameron al Guardian. «Oppure, si possono creare processi e procedure per mitigarle». Il regista, di suo, ha effettuato trentatré immersioni nella zona del relitto del Titanic. 

A detta di Cameron, la cosiddetta concettualizzazione del rischio è una componente fondamentale di qualsiasi viaggio del genere. Un concetto, questo, che il regista ha fatto suo dopo aver partecipato al consiglio consultivo della NASA a margine del disastro del Columbia. «Quando per venticinque anni partecipi al processo di costruzione di veicoli per andare in profondità e lavori con persone esperte, hai visto praticamente tutto ciò che può andare storto» ha ribadito il regista. Il problema, appunto, sono i rischi inimmaginabili, come «un pezzo di schiuma che cade dallo Space Shuttle e colpisce il bordo d'attacco in carbonio dell'ala». Di riflesso, «non si può progettare per contenere qualcosa che non si può immaginare».

La sorte toccata al Titan ha suscitato non poco scetticismo da parte dell'opinione pubblica, a maggior ragione se consideriamo che erano coinvolti turisti facoltosi. E se la vanità di alcuni avesse preso il sopravvento sulla sicurezza? Cameron ha affrontato il tema partendo da lontano. «Per anni non ci sono stati incidenti mortali nella comunità dei sommergibilisti: zero. Zero vittime, zero incidenti in cui le persone sono rimaste ferite o in cui un sottomarino è stato perso e ha dovuto essere recuperato dalla Guardia Costiera in qualche grande operazione di salvataggio. Zero in mezzo secolo». Fino, appunto, al disastro di poche settimane fa. «È bastato un incidente per svegliare tutti».

Da convinto conservazionista, penso che sia una questione di relatività del torto. Quello che stanno facendo in Indonesia, in Congo, in Amazzonia, in Perù e in Cile è sbagliato. Farlo nei fondali marini abissali, dove c'è ben poco rispetto a una comunità ricca e diversificata, credo sia meno sbagliato
James Cameron, regista

Lo sfruttamento dei fondali

Nella sua lunga intervista, Cameron ha parlato anche dello sfruttamento dei fondali marini e delle profondità, in particolare per i minerali presenti. Un'attività controversa e certo non sostenuta dagli ambientalisti. «Ho visto moltissimi fondali marini» ha detto il regista. «E anche se ci sono creature straordinarie, tendono a essere raggruppate in piccoli habitat. Per lo più ci sono chilometri e chilometri e chilometri di sola argilla». Finché l'umanità non sarà in grado di estrarre preziose risorse metalliche dagli asteroidi, sembra fantascienza ma è una possibilità per il futuro, Cameron ha affermato che è «molto meglio» sfruttare le profondità marine piuttosto che le foreste pluviali e le aree ecologicamente più sensibili in superficie. «Da convinto conservazionista, penso che sia una questione di relatività del torto. Quello che stanno facendo in Indonesia, in Congo, in Amazzonia, in Perù e in Cile è sbagliato. Farlo nei fondali marini abissali, dove c'è ben poco rispetto a una comunità ricca e diversificata, credo sia meno sbagliato».

La scorsa settimana, il Canada si è unito a una serie di Paesi europei, scienziati, organizzazioni ambientaliste e persino produttori di automobili come BMW e Volvo, oltre al produttore di batterie Samsung, nello sforzo congiunto di non utilizzare minerali d'alto mare. Questa settimana, anche i gruppi che rappresentano un terzo del commercio mondiale di tonno hanno chiesto una pausa sull'estrazione in alto mare.

A giugno, il Consiglio consultivo scientifico delle Accademie europee ha messo in guardia dalle «terribili conseguenze» per gli ecosistemi marini se i piani di estrazione in profondità dovessero andare avanti. Gli esperti sono preoccupati in particolare per i pennacchi di sedimenti, l'inquinamento acustico, vibratorio e luminoso, nonché per le possibili fuoriuscite di combustibili e altre sostanze chimiche utilizzate nel processo di estrazione. A maggio, gli scienziati hanno annunciato la scoperta di 5 mila nuove specie nella zona di Clarion-Clipperton, proprio lo spazio preso di mira dalle compagnie di estrazione in profondità.

Ma Cameron, a cui si deve la scoperta di una nuova specie di cetriolo di mare e di verme calamaro, sostiene che la società ha la «strana abitudine di ingigantire le cose sbagliate» quando si tratta di questi dibattiti. «L'estrazione di habitat altamente sensibili e diversificati è una cosa molto, molto diversa dall'estrazione sul fondo marino».

Cameron ha trascorso del tempo con le comunità indigene e i biologi che lottano per proteggere la biodiversità, che sta scomparendo a un ritmo allarmante. Un acro di foresta pluviale, che potrebbe contenere quasi 20 mila specie, viene distrutto ogni secondo per far posto all'agricoltura e alle industrie estrattive. «L'impatto sugli esseri umani, sulle culture indigene che vengono distrutte e sugli habitat di cui hanno bisogno per sopravvivere è qualcosa di orribile».

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