Funghi velenosi ai suoceri: in Australia la vera «cena con delitto»?

A inizio anno, in occasione dell'uscita dell'acclamata serie TV The Last of Us, avevamo discusso con Corrado Nai, microbiologo esperto di micologia, del rapporto fra funghi ed essere umano. Un legame insospettabilmente forte, dato che, nel corso dei millenni e un po' ovunque, il fungo si è fatto largo nell'immaginario collettivo e nell'arte. In Occidente, tuttavia, ben di rado questo ruolo è positivo. Anzi. Non è un caso che Arthur Conan Doyle (creatore di Sherlock Holmes) nei suoi scritti descrivesse i funghi, con poca benignità, come una «pustola del terreno».
Perché ne parliamo nuovamente? Semplice: un fatto di cronaca avvenuto recentemente in Australia fa proprio pensare ai racconti gialli, a una storia che pare uscita da un cassetto di Agatha Christie.
Una cena a base di funghi... velenosi?
Funghi. Questo, pare, uno degli ingredienti utilizzati da una donna di Leongatha, cittadina situata nello Stato di Victoria (Australia), per un pranzo di famiglia. Peccato che, a una settimana dall'evento, tre ospiti siano morti e un quarto si trovi in condizioni critiche. E ora la donna, Erin Patterson, potrebbe essere nei guai. I sintomi accusati dai quattro, hanno fatto sapere gli inquirenti, sono compatibili con l'avvelenamento da Amanita phalloides, conosciuta in inglese con il nome di death cap («cappuccio della morte»). Se consumato, questo fungo attacca immediatamente il fegato se non si ricorre rapidamente a un trattamento e può causare danni estesi prima ancora che la vittima manifesti qualsiasi sintomo.

I fatti
Riavvolgiamo il nastro. A fine luglio, Erin Patterson aveva invitato a pranzo i suoceri, Gail e Don Patterson. Con loro anche la sorella di Gail, Heather Wilkinson, e il marito di questa, Ian. Al pranzo, sembrerebbe, non ha partecipato il marito di Erin (i due sono attualmente separati), ma la lista degli invitati includeva i due figli. Secondo quanto riferito dai media locali, suoceri e cognati sono stati ricoverati per dei malesseri già in tarda serata. Ma per tre di loro non c'è stato nulla da fare: i due Patterson e la sorella di Gail, Heather, sono morti in ospedale. Il marito di quest'ultima, Ian Wilkinson, si trova invece in condizioni critiche e sembra necessiti di un trapianto di fegato. Nessun problema di salute, invece, per Erin e i due figli.
Le indagini
Durante un briefing tenutosi lunedì, l'ispettore Dean Thomas della squadra omicidi della polizia di Victoria, ha confermato che Erin Patterson è sotto la lente perché ha cucinato il pasto ed è l'unica persona adulta presente al pranzo che non si è ammalata. La donna si è subito dichiarata innocente. Nonostante la separazione, aveva mantenuto dei rapporti amichevoli con il marito e con i suoceri, nonni dei suoi figli.
I sintomi osservati sui quattro ricoverati, dicevamo, sono compatibili con l'avvelenamento da funghi, più precisamente da Amanita phalloides. Il Dipartimento della Salute di Victoria aveva emesso un avviso su questa tipologia di funghi (originari dell'Europa), descrivendoli come «estremamente velenosi» ed elencando i sintomi del consumo (tra cui violenti dolori di stomaco, nausea, vomito e diarrea).
E con l'amanita falloide non si scherza. Conosciuta anche come tignosa verdognola, angelo della morte o ovolo bastardo, produce avvelenamenti quasi sempre letali. E il suo polimorfismo la rende somigliante a molte altre specie, facilitando l'errore nella raccolta. Colpa, dunque, di questo fungo? È presto per escludere altre piste: gli esami tossicologici devono ancora fare luce sulle sostanze presenti nel corpo delle vittime. E anche se così fosse, si è trattato di un omicidio? La polizia ha dichiarato di aver perquisito la casa della Patterson sabato e di aver sequestrato una serie di oggetti da sottoporre a esami forensi. Ma non è ancora stato deciso se indagare su un crimine o su un incidente. «Stiamo lavorando per determinare cosa è successo, per vedere se c'è stata qualche attività illecita o se si è trattato di una disgrazia», ha spiegato l'ispettore ai media locali.«Dobbiamo avere una mentalità aperta. Potrebbe benissimo essere innocente».