Turchia

Il ballottaggio alle elezioni turche non piace ai mercati finanziari

L’indice Bist 100 della Borsa di Istanbul ha perso quasi 300 punti pari al 6,14% – Anche la Banca centrale è dovuta intervenire per frenare l’ulteriore caduta del valore della lira – Oltre 2,5 milioni di voti separano il presidente Erdoğan dal suo oppositore
© AP
Dario Campione
15.05.2023 20:45

Mentre scriviamo queste righe, sul sito dell’Alta commissione elettorale turca i dati ufficiali non erano ancora stati pubblicati. Ma secondo le fonti giornalistiche, uno scarto di 2.520.164 voti ha separato, alla fine, il candidato dell’opposizione Kemal Kılıçdaroğlu dal presidente in carica Recep Tayyip Erdoğan. Quest’ultimo avrebbe infatti ottenuto, nelle elezioni di domenica, 27.088.360 voti, pari al 49,50%.  Kılıçdaroğlu, invece, si sarebbe fermato al 44,89%, pari a 24.568.196.

Decisivi, al ballottaggio, potrebbero quindi essere a questo punto le tre milioni e passa di preferenze ricevute dagli altri candidati in lizza: il conservatore Sinan Oğan, che ha ottenuto il 5,17% (2.829.634 voti) e Muharrem İnce, il quale pur essendosi ritirato a metà della settimana scorsa per non intralciare Kılıçdaroğlu, ha comunque raccolto lo 0,44% dei consensi (238.690 schede).

Doppia sorpresa

L’esito delle presidenziali turche è stato sorprendente per più aspetti. I sondaggi davano Kemal Kılıçdaroğlu leggermente avanti, e due istituti demoscopici, venerdì, lo collocavano addirittura oltre la soglia del 50%. L’opposizione si aspettava di beneficiare della rabbia e della disillusione alimentate nei cittadini sia dalla gestione del post-terremoto nel Sud-Est del Paese, sia dai problemi economici causati dalle scelte di politica economica del Governo: tenendo bassi i tassi di interesse, negli ultimi anni Erdoğan ha fatto crollare il valore della lira e portato l’inflazione alle stelle. Kılıçdaroğlu sperava che funzionasse meglio anche la carta della democrazia e si era per questo impegnato a rilanciare lo Stato di diritto dopo anni di repressione, anche brutale, da parte del Governo autocratico del presidente Erdoğan.

Da parte sua, il “reis” era convinto di poter comunque vincere al primo turno, consapevole probabilmente di contare su un nucleo compatto di elettorato conservatore, nazionalista e filo-islamico.

Come hanno bene osservato molti commentatori, sebbene sia un Paese prevalentemente musulmano, la Turchia è stata fondata nel 1923 come Repubblica laica: l’obiettivo di Mustafa Kemal Atatürk era di tenere la religione fuori dalla vita pubblica, ad esempio impedendo alle donne che occupavano posti di lavoro governativi di indossare il velo.

Negli anni, Erdoğan si è sempre di più eretto a difensore dei devoti e ha ampliato il ruolo della religione nella vita pubblica, spingendo per espandere l’educazione islamica e allentando regole come il divieto del velo, che gli ha fatto guadagnare il sostegno di molti elettori credenti.

Negli ultimi mesi, poi, il presidente turco ha anche sfruttato ogni mezzo del suo indisturbato e quasi assoluto potere per mitigare gli effetti della crisi: di fatto, ha sostenuto la sua campagna elettorale con i soldi dello Stato, triplicando il salario minimo e gli stipendi dei dipendenti pubblici, modificando i regolamenti previdenziali per consentire a milioni di persone di andare in pensione con largo anticipo ed elargendo persino un mese di gas e di elettricità gratis per le famiglie a ridosso del voto di domenica. Non solo: ben sapendo quanto forte sia sempre stato lo spirito nazionalista turco, ha invocato l’orgoglio nazionale varando una nuova nave da guerra, la TCG Anadolu, attraccata nel porto di Istanbul e aperta alle visite di tutti gli elettori.

Non sono mancati, ovviamente, i temi ideologici. Soprattutto quando i sondaggi lo davano indietro, Erdoğan ha incendiato i suoi comizi contro Kılıçdaroğlu, accusato di prepararsi ad arrendersi al FMI, di essere un «ubriacone», di essere pro-LBGTQ+ e, soprattutto, di essere schierato con i «terroristi» curdi del PKK.

La reazione dei mercati

Il risultato incerto e il ballottaggio non sono piaciuti al mondo economico-finanziario. L’indice Bist 100 della Borsa di Istanbul ha chiuso oggi a 4.501,21 punti, in calo del 6,14% rispetto a venerdì (-294,40). Anche la lira è arretrata, costringendo la Banca centrale turca , ha scritto Bloomberg, a intervenire per mantenere il tasso di cambio intorno a 19,65 per dollaro.

«Il risultato di domenica è una grande delusione per gli investitori che speravano in una vittoria del candidato dell’opposizione e nel ritorno alla politica economica ortodossa che ha promesso», ha detto alla Reuters Hasnain Malik, capo analista dei mercati azionari di Tellimer, una delle più importanti società inglesi di analisi dei dati finanziari.

Sulle pagine del Financial Times, Richard Briggs - manager di Candriam, società americana di gestione fondi con sedi anche in Europa - ha affermato che i risultati sono stati «negativi per i mercati, poiché una vittoria di Erdoğan potrebbe significare una continuazione dello squilibrio economico, una politica monetaria non ortodossa e costosi sforzi per sostenere la lira. Se la Turchia continua a registrare ampi disavanzi delle partite correnti, una volta che tali flussi si arrestano o si invertono, la pressione sulla valuta e sull’economia potrebbe essere grave senza un quadro politico credibile che è meno probabile sotto l’attuale amministrazione».

In questo articolo:
Correlati
Turchia verso il ballottaggio, e adesso?
La carriera di Recep Tayyip Erdogan, il presidente uscente, passerà da un secondo turno il cui esito appare allo stesso tempo incerto e segnato – Per alcuni, si tratta del leader più influente dai tempi di Atatürk sebbene stia portando la Turchia moderna in direzione opposta rispetto agli ideali del fondatore – Quale sarà il ruolo di Sinan Oğan, terzo classificato a questo giro?