Il caso

In questa guerra ci sono anche i bambini malati di cancro

Soleterre Onlus sta realizzando «il più grande trasferimento di pazienti pediatrici oncologici mai accaduto nella storia» – Ma quelli in Ucraina sono ancora molti e hanno diritto alle cure
Jenny Covelli
26.03.2022 10:32

«Il trauma che stanno vivendo è ben presente e visibile». Sono le parole con cui Stefano Oltolini, coordinatore «emergenza ucraina» di Soleterre Onlus, descrive la sua esperienza all'interno del centro commerciale a Przemysl, in Polonia, dove è stato allestito uno spazio per il supporto psicologico ai profughi ucraini. La fondazione, il cui scopo è fare in modo che tutti i bambini abbiano accesso alle cure, è attiva da vent'anni in Ucraina e collabora con le principali strutture oncologiche di Kiev e Leopoli, oltre ad avere una Casa d'accoglienza nella capitale. Su CdT.ch ve ne abbiamo già parlato a inizio marzo, quando erano stati evacuati i primi bambini malati di tumore. Attualmente (dato del 22 marzo) 30 bambini pazienti oncologici sono stati portati in Italia grazie a sette voli aerei. «Ma quelli in Ucraina sono ancora molti».

Alcuni bambini malati sono costretti a rimanere lì sotto, nei bunker degli ospedali, perché è problematico spostarli su e giù per le scale

Il trauma della guerra con quello del cancro

Soleterre accende i riflettori su una problematica a volte sottovalutata. Un «effetto collaterale», se così si può osare definirlo, della guerra. Non dimentichiamo che si sta parlando di famiglie sconvolte dalla malattia grave. Che si accanisce su un minore. E che da un giorno all'altro si ritrovano (anche) sotto le bombe. «Questi bambini e le loro famiglie stanno vivendo una situazione pluritraumatica - ci spiegano dalla Onlus -. Dai primi colloqui emergono disturbi da stress post traumatico con elementi dissociativi. Le donne soffrono e sono preoccupate per la separazione dal compagno o marito». Damiano Rizzi, il presidente della fondazione, dal campo sul confine polacco riporta che «alcuni bimbi non parlano, non interagiscono agli stimoli del contesto esterno, sono assenti. Altri sono molto agitati. Altri ancora giocano e disegnano. Un terzo di loro ha problemi di grave trauma». Ecco perché oltre al lavoro di cura e accoglienza è fondamentale quello di psicologi e mediatori culturali. «Abbiamo un team di psicologi in Ucraina, al confine polacco, un altro in Italia e abbiamo anche attivato un servizio online di circa 20 medici disponibili per assistere gli sfollati all’estero da remoto. Si tratta di vittime di guerra con bisogni specifici e assolvibili solo da realtà di professionisti della salute mentale». Sul confine il tempo è poco, essendo un luogo di passaggio, ma viene fornito un supporto di prima emergenza (all’interno del centro di accoglienza a Przemysl, la Onlus ha adibito uno spazio a help-desk psicologico).

«Il più grande trasferimento della storia»

Soleterre sta realizzando «il più grande trasferimento di pazienti pediatrici oncologici mai accaduto nella storia». Il 24 febbraio Vladimir Putin ha annunciato «un'operazione militare speciale in Ucraina» ed è iniziato l'incubo. «I primi giorni abbiamo messo al sicuro i bambini e le famiglie ospiti della Dacha, la nostra Casa d’Accoglienza di Kiev, nei sotterranei. Abbiamo aiutato lo staff della Casa e degli Ospedali con i quali collaboriamo (l’Istituto del Cancro, l’Istituto di Neurochirurgia di Kiev e l’Ospedale Regionale di Leopoli) a continuare a garantire cure dignitose ai piccoli pazienti sotto le bombe». Ma poi si è rivelato troppo pericoloso rimanere a Kiev. I bambini sono quindi stati traferiti a Leopoli. 

Il 28 febbraio Soleterre ha iniziato a evacuare i primi pazienti malati oncologici e le loro mamme in Polonia. Sono stati portati in bus oltre il confine dal loro staff ucraino e una volta in Polonia sono stati organizzati dei voli per l’Italia. «Farlo richiede il sostegno di realtà come l'Agenzia regionale emergenza urgenza (AREU) di Regione Lombardia e CROSS. Siamo la prima ONG a livello europeo a organizzare questo tipo di voli, si tratta di trasporti sanitari medicalmente assistiti con medici, infermieri e nostri psicologi parlanti ucraino a bordo. Ogni volo può portare un massimo di sei pazienti con un accompagnatore, che in questo caso è sempre la mamma». Un’operazione delicata, considerato che i bambini sono molto deboli per il viaggio e alcuni di loro ancora in convalescenza per le operazioni chirurgiche subite. «Il nostro staff italiano e quello ucraino sono in stretto contatto per assicurare un preciso scambio di informazioni circa il loro stato di salute in modo da potersi organizzare per garantire il miglior collocamento dei bambini negli ospedali italiani». Finora i pazienti evacuati in Italia sono stati accolti dall’IRCSS Policlinico San Matteo di Pavia, dall’IRCCS Istituto dei Tumori di Milano, dagli Spedali Civili di Brescia, dall’ospedale Del Ponte di Varese, dal Bambino Gesù di Roma, dal Gaslini di Genova e dal Meyer di Firenze. Ma i pazienti in Ucraina sono ancora molti.

Proseguire le cure salva vita in queste condizioni è sempre più difficile per loro

Con le sirene, bambini nei bunker

Ad oggi, pertanto, prosegue l'impegno di Soleterre per garantire l’accesso alle cure oncologiche fondamentali per i bambini rimasti in Ucraina. «Abbiamo fatto arrivare all’Ospedale pediatrico di Leopoli, che al momento registra il triplo dei pazienti rispetto a prima della guerra, i farmaci necessari che in Ucraina è ormai impossibile reperire - prosegue la Onlus -. Al 18 marzo sono già stati consegnati tre carichi di materiale sanitario e farmaci chemioterapici, analgesici, antibiotici e antidolorifici».  Nonostante questi rifornimenti, l'obiettivo rimane quello di portare in Italia i pazienti più gravi che necessitano cure urgenti e stabili, poiché «i bambini attualmente ricoverati in ospedali ucraini sono costretti a scendere nei bunker attrezzati dal personale medico ogni volta che suonano le sirene. Alcuni vengono portati in braccio dai medici. Altri sono addirittura costretti a rimanere lì sotto perché è problematico spostarli su e giù per le scale. Proseguire le cure salva vita in queste condizioni è sempre più difficile per loro». Al contempo, «stiamo rafforzando il supporto psicologico in reparto rivolto a bambini, adolescenti e mamme profondamente traumatizzati dalla guerra, oltre alla malattia, e allo staff medico in burnout a causa delle estreme condizioni di lavoro».

Lo psicologo di emergenza di Soleterre Onlus, Ivan Giacomel, a Rzeszow (Polonia), con i pazienti pediatrici oncologici. © Ugo Panella - Soleterre Onlus
Lo psicologo di emergenza di Soleterre Onlus, Ivan Giacomel, a Rzeszow (Polonia), con i pazienti pediatrici oncologici. © Ugo Panella - Soleterre Onlus

«Ci sarà un tempo del ritorno»

I bambini capiscono bene quello sta accadendo. Lo testimonia il presidente della Onlus Damiano Rizzi. E ci sono anche pazienti sfollati usciti dai canali istituzionali di controllo medico. Lo staff di Soleterre al confine polacco, a Przemysl, sta cercando di raccogliere i loro dati per poterli collocare negli ospedali italiani ed europei che possono accoglierli. Il dottor Rizzi, psicologo clinico e oncologo, in un post su Facebook ha parlato dell'incontro al confine ucraino con la collaboratrice Natalia Onipko, che gli ha consegnato i bambini da portare in Italia. «Ci sarà un tempo del ritorno», ha scritto il dottore. «La speranza è che la guerra si fermi il prima possibile e permetta a tutti i nostri colleghi e beneficiari ucraini di ritrovare pace e dignitose condizioni di vita, di lavoro e di cura. Noi saremo al loro fianco e siamo pronti a impiegare le nostre energie per ricostruire ciò che non c’è più. A giugno 2022 avremmo dovuto inaugurare la nuova Dacha di Kiev, con il doppio dei posti letto rispetto a quella attuale. Speriamo e contiamo di farlo presto e dover posticipare solo di poco tempo questo importante traguardo di progetto».

Ci sono ancora bambini malati di cancro sotto le bombe. E mancano medicine. Come aiutare Soleterre? Se non si è in contatto diretto con chi è in Ucraina potrebbe capitare di non raccogliere e inviare i farmaci che sono davvero necessari. Altro problema per chi è nel Paese: lo stoccaggio. Le Onlus come Soleterre e tante altre sono organizzate internamente per garantire l’arrivo di ciò che è davvero necessario, sanno attraverso quali canali reperirlo e dove e a chi farlo arrivare. «In un momento così concitato è difficile, ma crediamo fortemente che ogni bambino abbia diritto alle cure in un ambiente sereno e accogliente - concludono -. Quindi non ci fermeremo!».

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