Il punto

La Francia di nuovo nel caos: che cosa farà, ora, Macron?

Il presidente della Repubblica ha promesso una soluzione in tempi brevi ma, davanti a sé, ha un Ottomila da scalare a mani nude, o quasi: e c'è chi vuole la sua destituzione
©CHRISTOPHE ENA / POOL
Marcello Pelizzari
09.09.2025 11:00

Sì, è crisi. E adesso? All'indomani della caduta del governo BayrouEmmanuel Macron – oggi – si ritrova in prima linea. L'obiettivo, da centrare «nei prossimi giorni», è risolvere un rompicapo che attanaglia il presidente della Repubblica e, di riflesso, la Francia da oltre un anno: individuare e nominare un primo ministro capace di sopravvivere a un Parlamento senza maggioranza. 

Per la prima volta nella storia della Quinta Repubblica, un primo ministro è caduto in seguito a un voto di fiducia. François Bayrou, complici i 364 voti contrari a fronte di appena 194 voti favorevoli, si farà da parte. Un tempo lodata per la sua stabilità politica, e verrebbe da dire pure economica, la citata Quinta Repubblica ha visto succedersi ben cinque capi di Governo in pochi, pochissimi anni. Dal 2022 a oggi, per intenderci.

Un Paese in agitazione

A questo giro, quantomeno questa è la promessa di fondo, Macron vuole «andare veloce». Dalle dimissioni di Gabriel Attal alla nomina di Michel Barnier, in effetti, a suo tempo erano trascorsi ben 52 giorni. Tanti, troppi. Stavolta, sono gli stessi eventi agendati in calendario a spingere il presidente: domani, mercoledì 10 settembre, il movimento di protesta Bloquons Tout, nato sui social e sostenuto con forza dalla sinistra, ha promesso una giornata di agitazione. Venerdì, invece, l'agenzia Fitch potrebbe degradare il rating al debito francese e, quindi, aggiungere turbolenze ai mercati. Il prossimo 18 settembre, invece, è stata invocata una mobilitazione nazionale dai sindacati. 

Quali le prossime mosse?

Macron, di fronte a sé, ha un cammino in salita. Non proprio il classico Ottomila da scalare a mani nude, ma poco ci manca. Il presidente, di sicuro, dovrà camminare in equilibrio fra le opposizioni e, per dirla con BFMTV, con le loro aspirazioni diametralmente opposte. Gabriel Attal, considerato un fedelissimo di Macron in seno a Renaissance e, appunto, già primo ministro, ha dichiarato che, ora come ora, bisognerebbe nominare un negoziatore per raggiungere, in tempi brevi, un accordo di interesse generale che duri fino al 2027, anno delle presidenziali francesi. La destra o, meglio, Rassemblement National chiede invece un'altra dissolution: lo scioglimento dell'Assemblea Nazionale con nuove elezioni. «È un atto dovuto» per un capo di Stato, si è affrettata a dire ieri Marine Le Pen. A sinistra, la France Insoumise ha già chiesto la destituzione del presidente invocando, al contempo, presidenziali anticipate. Socialisti ed ecologisti si sono limitati a chiedere un primo ministro «di sinistra», qualsiasi cosa voglia dire al giorno d'oggi. 

Su chi puntare, però?

Detto delle opzioni su tavolo, la strada più probabile rimane quella della nomina di un nuovo primo ministro. Nella speranza, appunto, che la Francia possa «tenere» fino alle prossime presidenziali. Esperti e analisti, in queste ore, si stanno scatenando con il classico toto-nomi per il futuro inquilino di Matignon. Ad alimentare le speculazioni sono soprattutto il ministro delle Forze Armate, Sébastien Lecornu, e la ministra del Lavoro e della Salute, Catherine Vautrin.

E se fosse «convivenza»?

Macron, a proposito di toto-nomi, potrebbe anche ascoltare le voci che, stando ai media francesi, stanno insistendo - citiamo - sul profumo di cohabitation. Per coabitazione, riassumendo al massimo, si intende la convivenza istituzionale tra un capo dello Stato e un capo del Governo politicamente antagonisti. Non sarebbe una novità, in Francia: dopo le legislative del 1986, ad esempio, Jacques Chirac venne nominato primo ministro durante il regno di François Mitterrand. 

L'uomo da tenere d'occhio, se Macron optasse per la convivenza, è Xavier Bertrand, Repubblicano nonché presidente della regione dell'Alta Francia. Ma attenzione: Rassemblement National, su questo profilo, avrebbe più di una critica.