La reazione

«La Svizzera sostiene la soluzione dei due Stati»

Il Consiglio federale prende posizione in merito alla lettera aperta del gruppo di accademici svizzeri esperti di diritto internazionale

Nelle scorse settimane, alcuni Paesi occidentali - segnatamente FranciaRegno UnitoCanada e Australia - si sono impegnati per il riconoscimento dello Stato palestinese. E la Svizzera? Lo abbiamo chiesto al Consiglio federale, per il tramite del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). 

«La Svizzera sostiene la soluzione dei due Stati. Rimane convinta che solo una soluzione negoziata tra i due Stati, conforme al diritto internazionale, possa portare a una pace duratura tra israeliani e palestinesi. I parametri di una soluzione al conflitto includono la creazione di uno Stato palestinese sostenibile, sovrano e contiguo sulla base dei confini del 1967, che conviva con Israele in pace e sicurezza. Il Consiglio federale ritiene che il riconoscimento di uno Stato palestinese si inserisca nella prospettiva di una pace duratura basata sulla soluzione dei due Stati, in grado di offrire alle popolazioni israeliana e palestinese reali prospettive di pace e sicurezza. Il riconoscimento potrebbe essere preso in considerazione quando inizieranno ad essere attuate misure concrete a favore di questa soluzione, che garantiscano sia la sicurezza di Israele, sia il diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese. Il DFAE segue da vicino l'evoluzione di questo processo».

La scorsa settimana la Germania ha deciso di sospendere fino a nuovo avviso la fornitura di armi a Israele che potrebbero essere utilizzate nella Striscia di Gaza. Che cosa fa la Svizzera per impedire, in accordo con il diritto internazionale, l’invio di armi o tecnologie a doppio uso (civile e militare) all’occupazione dei territori palestinesi? La Svizzera verifica gli investimenti svizzeri in aziende che favoriscono l’occupazione israeliana dei territori palestinesi?

«In base alla legge sugli embarghi, la Svizzera può emanare misure coercitive per applicare le sanzioni decretate dall'ONU, dall'OSCE o dai suoi principali partner commerciali (Unione europea). La Svizzera non emana sanzioni in modo autonomo. La Svizzera decide caso per caso e dopo un'attenta valutazione degli interessi se riprendere le sanzioni decise dall'UE. A tal fine, tiene conto di fattori di politica estera, giuridici ed economici, nonché, se del caso, di politica di sicurezza. La Svizzera ha ripreso le sanzioni adottate dall'UE nel gennaio 2024 dopo gli attacchi terroristici del 7 ottobre 2023 contro persone che contribuiscono al finanziamento di Hamas o della Jihad islamica palestinese (PIJ). Nell'aprile 2024 l'UE ha inoltre adottato sanzioni tematiche contro gruppi di Hamas/PIJ e contro coloni israeliani violenti. Finora la Svizzera non ha ripreso le sanzioni tematiche dell'UE». 

I rappresentanti del mondo accademico accusano la Svizzera di «inattività» su questi temi. Il Consiglio federale intende sottoporre la propria posizione, su questi temi, a un’ulteriore analisi da parte dei propri esperti legali, così da escludere mancanze, nel rispetto di questi obblighi, che possano in futuro esporre la Confederazione a conseguenze giudiziarie?

«La Svizzera esorta tutte le parti a rispettare il diritto internazionale umanitario (DIU) in ogni circostanza, anche se l’avversario non lo rispetta. Ciò comprende il rigoroso rispetto dei principi relativi alla condotta delle ostilità (proporzionalità, distinzione tra civili e combattenti e precauzione nell’attacco). Gli attacchi non devono essere diretti contro civili o oggetti civili, comprese scuole, ospedali e mezzi di trasporto medico. La loro distruzione deve essere evitata a tutti i costi. La Svizzera ricorda che è vietato utilizzare la presenza della popolazione civile per proteggere determinati punti, zone o forze militari dalle operazioni militari. Gli oggetti civili non devono essere utilizzati per scopi militari o per commettere atti dannosi nei confronti del nemico. In qualità di potenza occupante, Israele ha l'obbligo di garantire l'ordine pubblico, la sicurezza e il benessere della popolazione sotto il suo controllo. L'uso della fame come metodo di guerra è severamente vietato dal DIU e costituisce un crimine di guerra. Il trasferimento forzato di popolazioni è severamente vietato dalle Convenzioni di Ginevra e costituisce un crimine di guerra. Vi sono violazioni massicce del diritto internazionale umanitario da parte di Israele e di Hamas. La Svizzera condanna tutte le violazioni del DIU commesse da tutte le parti in conflitto. È allarmata dalle notizie che riferiscono di crimini di guerra che sarebbero stati commessi da tutte le parti. È necessario condurre indagini indipendenti e trasparenti su tutte le accuse di violazioni dei diritti umani e del DIU commesse da tutte le parti».

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