Tensioni

Le Maldive sono sempre più cinesi: c'è da preoccuparsi?

L'accordo di assistenza militare fra Malé e Pechino, di fatto, completa la svolta anti-India dell'arcipelago – L'influenza su questa regione è considerata strategica a livello geopolitico
Il ponte dell'amicizia Cina-Maldive che collega Malé a Hulule. © Shutterstock
Red. Online
16.03.2024 21:00

La Cina è vicina. Soprattutto alle Maldive. Ne avevamo già parlato, sulla scorta delle pose da influencer del primo ministro indiano Narendra Modi alle Laccadive, territorio indiano composto da dodici atolli corallini e numerose isolette a 2-300 chilometri al largo della costa di Kerala, e delle reazioni smodate di alcuni funzionari maldiviani. Sullo sfondo, un'amicizia sempre più marcata fra Malé a Pechino a discapito, appunto, di Nuova Delhi. Un'amicizia sfociata, giorni fa, in un accordo «sulla fornitura di assistenza militare da parte della Cina», volendo citare il Ministero della Difesa maldiviano. Accordo che, secondo un post su X dello stesso Ministero, «favorirà legami bilaterali più forti».

Pochi, anzi pochissimi i dettagli forniti. Il Ministero, tuttavia, si è subito affrettato a ribadire che l'intesa è «gratuita». Detto ciò, la mossa non sorprende né tantomeno stupisce. Sin dalla sua elezione, infatti, il presidente Mohamed Muizzu ha promesso di rimuovere le truppe indiane dal suolo maldiviano (aveva impostato gran parte della campagna elettorale su questo tema, per dire) e di riaffermare la sovranità nazionale «perduta». A gennaio, addirittura, Muizzu aveva fissato un ultimatum: entro il 15 marzo l'India avrebbe dovuto ritirare completamente il suo personale militare di stanza nell'arcipelago. In seguito, i due Paesi hanno concordato un ritiro a tappe, con una prima fase che si è conclusa il 10 marzo e una seconda, definitiva, entro il 10 maggio.

Reuters, al riguardo, ha spiegato che alle Maldive sono presenti 77 soldati indiani e 12 membri del personale medico delle forze armate di Nuova Delhi. L'India ha pure fornito alle Maldive due elicotteri e un aereo Dornier, utilizzati principalmente per la sorveglianza marina, le operazioni di ricerca e salvataggio e le evacuazioni mediche. Ora, dicevamo, la svolta. L'accordo con la Cina, ha spiegato fra gli altri CNN, segna un cambiamento epocale nella politica estera maldiviana. Quantomeno rispetto al predecessore di Muizzu, Ibrahim Mohamed Solih, favorevole invece alla presenza e all'influenza dell'India.

A questo punto, uno potrebbe pure chiedersi: ma perché le Maldive? O meglio: come mai una destinazione famosa più che altro per le sue spiagge di sabbia biancha e finissima, popolarissima a livello turistico, dovrebbe essere contesa da potenze come India e Cina? Semplice: perché questo arcipelago di quasi 1.200 isole coralline, con una popolazione inferiore ai 500 mila abitanti, si trova in una zona dell'Oceano Indiano strategicamente importante. Considerando la vicinanza geografica, ma anche i legami culturali, economici e storici, per diversi decenni l'India è stata il partner principale delle Maldive.

Il viaggio di Modi alle Laccadive, per contro, ha scoperchiato il classico vaso di Pandora. O, se preferite, da un lato ha fornito un pretesto a Malé per distanziarsi da Delhi e, dall'altro, ha fatto emergere con ancora più chiarezza i legami, sempre più forti, con la Cina. Pechino, dal canto suo, ha ampliato la sua presenza nell'arcipelago sfruttando, fra le altre cose, progetti infrastrutturali su larga scala. Come il ponte dell'amicizia Cina-Maldive, che collega la capitale all'isola di Hulhule, costato 200 milioni di dollari. A gennaio, per contro, Muizzu si è recato a Pechino in visita di Stato. I due Paesi hanno sfruttato l'occasione per siglare una ventina di accordi di cooperazione in materia di infrastrutture, commercio, economia, sviluppo verde, sovvenzioni e altri progetti di sviluppo. Durante il viaggio, Muizzu ha salutato la Cina come «uno dei più stretti alleati e partner di sviluppo delle Maldive».

Il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, ha dichiarato ai giornalisti che Pechino è «impegnata a lavorare con le Maldive per costruire un partenariato strategico di cooperazione globale». Di nuovo: «La normale cooperazione tra la Cina e le Maldive non ha come obiettivo nessuna terza parte e non sarà interrotta da nessuna terza parte». E per terza parte, evidentemente, si intende l'India. Più che mai preoccupata, ora, di avere un vicino scomodo (e potente) non molto lontano dalle sue coste. Va letta, forse, anche in quest'ottica la nuova installazione militare indiana proprio alle Laccadive. Lo scorso 5 febbraio, in occasione del suo discorso presidenziale, Muizzu ha invece affermato che le Maldive devono rafforzare le proprie capacità militari.

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