Medio Oriente

«Le violazioni del diritto umanitario commesse da Israele rendono il mondo intero più pericoloso»

Il ministro norvegese per lo Sviluppo internazionale Åsmund Aukrust al Guardian: «Temiamo che tutto ciò possa essere un nuovo standard» – Intanto, sempre più attività regionali e comunali hanno deciso di interrompere le relazioni istituzionali con Tel Aviv
©Jehad Alshrafi
Red. Online
31.05.2025 18:00

«Israele sta creando un pericoloso precedente». Dalla Norvegia, in particolare dal ministro norvegese per lo Sviluppo internazionale Åsmund Aukrust, il campanello dall'allarme. In un'intervista pubblicata sul Guardian, il membro del governo di Oslo ha sottolineato come «le violazioni delle leggi internazionali sui diritti umani commesse a Gaza» stiano «rendendo il mondo intero più pericoloso».

«Nell'ultimo anno e mezzo abbiamo assistito a un bassissimo rispetto del diritto internazionale nella guerra a Gaza e negli ultimi mesi le cose sono ulteriormente peggiorate», ha detto Aukrust. «Per il governo norvegese è quindi molto importante protestare contro questa situazione, condannare questa chiara violazione».

Parole sulla GHF

Fra i pochi Paesi europei ad aver riconosciuto lo Stato palestinese e luogo dove, a inizio anni Novanta, si tennero le negoziazioni che portarono ai celebri accordi di Oslo del 1993, la Norvegia oggi prende posizione sul conflitto: «Siamo molto preoccupati che ci sia un nuovo standard internazionale in cui il cibo viene usato come un'arma, in cui alle Nazioni Unite viene negato l'ingresso nella zona di guerra e di conflitto, e ad altre ONG viene negato l'ingresso», ha affermato. «E Israele sta costruendo qualcosa che chiama Gaza Humanitarian Foundation (GHF), che ha lo scopo di militarizzare gli aiuti umanitari».

Iscritta al registro commerciale di Ginevra nel mese di febbraio, la GHF – ne abbiamo parlato qui – è un organismo che Stati Uniti e Israele hanno designato come responsabile della distribuzione degli aiuti a Gaza. Ma il controverso gruppo logistico è stato criticato dalle Nazioni Unite e da numerose agenzie di aiuti umanitari, le quali affermano che il piano della GHF viola i principi umanitari fondamentali.

L'ONU ha spiegato che la GHF potrebbe essere usata come arma per lo sfollamento di massa dei palestinesi: i siti iniziali di distribuzione degli aiuti operano solo dal sud e dal centro di Gaza, il che, secondo le Nazioni Unite, potrebbe costringere la popolazione ad abbandonare il nord di Gaza, per ottenere cibo e altri aiuti. Prima ancora che la fondazione cominciasse a operare, Jake Wood, direttore esecutivo, si è dimesso, spiegando di non poter svolgere il suo compito senza rinunciare ai principi di umanità, imparzialità e indipendenza.

Nei suoi primi giorni di attività, questa settimana, la GHF ha iniziato a distribuire cibo a Gaza in mezzo a scene caotiche che hanno anche visto le forze israeliane sparare quelli che sono stati definiti «colpi di avvertimento» contro un centro di distribuzione. I funzionari sanitari di Gaza hanno dichiarato che almeno un civile è stato ucciso e 48 feriti.

Un nuovo standard

«Temiamo che tutto ciò possa essere un nuovo standard nel diritto internazionale e che questo renda il mondo molto più pericoloso per tutti noi», ha continuato Aukrust, il quale ha sottolineato come Oslo, tuttavia, manterrà una «linea aperta» con tutte le parti - incluso Hamas - per il dialogo e ha promesso che la Norvegia sarà «presente nel lungo periodo» per ricostruire Gaza.

«Non abbiamo limiti di interlocutori. Direi il contrario. Saremmo felici di parlare, e vogliamo farlo, con i responsabili, che siano Israele, Hamas o altri», ha affermato. «Il dialogo è la parola più importante quando si parla di pacificazione e noi vogliamo avere una linea aperta con tutti i Paesi, tutti i gruppi che potrebbero avere un'influenza qui».

Liste nere

Intanto, il Fondo petrolifero norvegese (GPF) – il più grande fondo sovrano del mondo che opera in base a regole stabilite dal Parlamento –, ha finora inserito nella lista nera 11 aziende per aver prestato assistenza all'occupazione israeliana. Ma la prossima settimana, chiamato al voto, il Parlamento norvegese dovrebbe respingere le richieste di impedire al GPF di investire in società che vendono prodotti e servizi nei territori palestinesi occupati.

In Europa, tuttavia, diverse autorità regionali e comunali stanno prendendo in maniera autonoma la decisione di rescindere i rapporti commerciali e istituzionali con Tel Aviv.

Ieri, ad esempio, il Consiglio comunale di Barcellona ha votato a favore della rottura delle relazioni istituzionali con l'attuale governo di Israele e della sospensione del gemellaggio con Tel Aviv, stabilito da un accordo di amicizia siglato il 24 settembre 1998. Il testo approvato include una serie di clausole contrattuali per impedire all'amministrazione comunale di collaborare con aziende pro-Israele. Raccomanda inoltre alla Fira di Barcellona di non ospitare «padiglioni di Israele» agli eventi fieristici e all'ente Porto di Barcellona di non consentire l'attracco a navi con armi destinate a Tel Aviv.

Similmente, la regione italiana dell'Emilia-Romagna ha interrotto oggi ogni forma di relazione con il governo di Israele. Nella lettera inviata dal presidente Michele de Pascale ai componenti della giunta e ai dirigenti, è stato chiesto di interrompere «i rapporti anche con tutti i soggetti riconducibili al governo che non siano apertamente e dichiaratamente motivati dalla volontà di porre fine al massacro in corso, fino a che il rispetto del diritto internazionale non venga ripristinato».