Il disastro

Libia, è stato un Medicane oppure no?

Non tutti i meteorologi sono convinti che la tempesta Daniel avesse tutte le caratteristiche del cosiddetto uragano mediterraneo – L'analisi di MeteoSvizzera
© NASA Worldview
Red. Online
12.09.2023 18:15

La Grecia, la Bulgaria e poi ancora la Turchia. Paesi colpiti, fra il 4 e il 7 settembre, da un sistema stazionario di bassa pressione che ha causato piogge estreme. La depressione, in seguito, si è spostata verso il Nordafrica. Indebolendosi, certo, ma soltanto temporaneamente. Complici le temperature del Mediterraneo orientale, infatti, la depressione si è nuovamente rafforzata. Trasformandosi in un cosiddetto Medicane. Che, il 10 settembre, ha raggiunto le coste libiche con piogge torrenziali e forti venti. Seminando il caos. 

A fornirci un quadro della devastazione, totale, in Libia è MeteoSvizzera. Con un'analisi appena pubblicata sul blog. Oggi, scrive sempre MeteoSvizzera, il Servizio meteorologico libico ha fornito una sintesi dei valori misurati durante il passaggio della tempesta, denominata Daniel. Stando al rapporto, sono caduti tra i 150 e i 240 millimetri in dodici città della costa orientale, fra cui Bengasi. Ad Al-Bayda sono state registrate le precipitazioni più abbondanti (414,1 millimetri). Nel rapporto, chiarisce MeteoSvizzera, non viene specificato il periodo delle precipitazioni. L'evento, tuttavia, è durato un giorno soltanto. Di riflesso, le quantità di pioggia cadute vanno intese sulle 24 ore. Le raffiche di vento hanno toccato i 70-80 chilometri orari, ma queste misurazioni non corrisponderebbero alle analisi delle mappe meteorologiche. Ovvero, sono sottostimate. E pure molto.

La devastazione, dicevamo, è stata totale. Edifici distrutti o gravemente danneggiati, dighe crollate. E morti, moltissimi morti. Secondo le stime delle autorità, il bilancio al momento è di oltre 2.300 vittime. 

Fra i termini utilizzati per descrivere Daniel, appunto, c'è anche Medicane. Un neologismo composto dalle parole Mediterraneo e uragano (in inglese hurricane). Si riferisce a tempeste di piccola scala, precisa MeteoSvizzera, con raffiche superiori ai 111 chilometri orari e precipitazioni estreme. Gli esperti, al riguardo, indicano che in media è possibile osservare un Medicane all'anno. Nel 2020, interrogato proprio sulla differenza degli uragani di tipo tropicale e i cosiddetti Medicane, il meteorologo Marco Gaia fornì questa spiegazione: «Negli anni Ottanta dello scorso secolo, grazie ai satelliti, si è potuto osservare dallo spazio che questo tipo di perturbazioni ha la stessa struttura di un uragano, con un muro di nubi che ruota attorno a un centro che ne è sgombro ed è calmo. Al di là dell’apparenza, i meccanismi fisici che portano alla formazione di uragani e medicane – e li mantengono in vita – sono ben diversi. Gli uragani sono catalogati secondo la scala Saffir-Simpson: da quelli di categoria 1 con venti di 118-153 chilometri orari a quelli più intensi di categoria 5, con venti superiori ai 250 chilometri orari. I venti più forti dei medicane arrivano invece attorno ai 120 chilometri orari. Non sono poca cosa e possono già provocare danni ingenti, ma appare chiaro che gli uragani giocano in Serie A, mentre sul Mediterraneo si gioca fra i dilettanti, per dare un’idea».

Ripescata la spiegazione, è interessante sottolineare come tali tempeste siano più probabili in autunno, quando le acque del Mar Mediterraneo sono particolarmente calde e le gocce di aria fredda si muovono da nord. Venendo a Daniel, la separazione dell'aria fredda in quota è avvenuta alla fine di agosto sulle Alpi. Aria che, in seguito, si è spostata senza effetti degni di nota verso la Grecia. Quindi, la trasformazione nel Medicane Daniel.

Sul termine Medicane, ad ogni modo, si discute. O, meglio, si sta discutendo in queste ore in merito a ciò che è successo in Libia. E questo perché non tutti i meteorologi sono convinti che, davvero, si sia trattato di un «uragano mediterraneo». Nel caso di Daniel, riferisce il Post.it, sembra che non si siano verificate condizioni tali da poter parlare di Medicane. Di più, non tutti i cicloni del Mediterraneo lo diventano secondo Sante Laviola, ricercatore dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (ISAC-CNR).

La tempesta Daniel, per contro, è stata molto intensa a causa del «blocco a omega» che negli ultimi giorni si è manifestato in Europa. Ancora Sante Laviola: «È una struttura atmosferica con una forma che ricorda la lettera greca omega. Nelle pieghe dell’omega, la sua parte inferiore, ci sono zone di bassa pressione, mentre nella parte centrale una zona di alta pressione. In Italia eravamo nella zona di alta pressione, quindi abbiamo avuto bel tempo. Nella parti estreme, la Grecia da una parte, e la Spagna e il Portogallo dall’altra, ci sono stati bassa pressione e temporali».  La zona di alta pressione, fra l'altr, ha favorito le alte temperature raggiunte sulle Alpi, con tanto di record annessi. Sempre riguardo al blocco omega, Giulio Betti, meteorologo del CNR e del Consorzio LaMMA, aggiunge: «Quello che colpisce dei fenomeni degli ultimi giorni è la durata causata dalla configurazione a omega, che probabilmente è favorita dal cambiamento climatico. Le ondate di calore e gli anticicloni di blocco, come quelli che hanno fatto superare i record termici in Canada nel 2021 e che hanno causato la siccità nel 2022, sono favoriti dal cambiamento climatico».