L'influencer russa che tagliava borse veste ancora Chanel

La lotta, beh, è stata breve. Intensa, ma nemmeno troppo. Victoria Bonya, 42 anni, influencer russa residente a Monte Carlo, ha postato sui suoi canali social una foto che la ritrae con una borsa di Chanel. Nulla di strano, direte voi. In fondo, dagli oligarchi in giù la Russia ha un lungo (e intenso) rapporto con il lusso. Peccato però che la stessa Bonya, mesi fa, avesse affidato a Instagram, dove è seguita da 9 milioni di utenti, tutto il suo disgusto per le sanzioni occidentali nei confronti di Mosca e, ancora, per quella che definiva senza troppi complimenti «russofobia». Dettaglio: nel bailamme generale e come conseguenza dell’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito di Mosca, Chanel aveva chiuso ogni attività nella Federazione Russa seguendo l’esempio di molti (quasi tutti) altri marchi occidentali.
Il taglio della borsa
E come aveva protestato Bonya? Semplice: prendendo due forbici grandi così e tagliando in due una borsa Chanel. Quindi, gli occhi fissi sull’obiettivo, aveva pronunciato una frase programmatica a mo’ di domanda retorica: «Se Chanel non rispetta i suoi clienti, perché dovremmo rispettare Chanel?».
Il taglio della borsa, un gesto tanto pragmatico quanto simbolico, a suo tempo era già stato ampiamente criticato dal popolo del web. Passò, banalmente, come la protesta di una donna viziata. Altre donne ricche russe, fra cui Yana Rudkoskaya e Anna Kalashnikova, si erano unite alla campagna, se così vogliamo definirla. L’addio dei marchi occidentali, per un Paese che aprì il suo primo McDonald’s quando c’era ancora l’Unione Sovietica, ha provocato scompensi emotivi e danni economici. Intere generazioni di russi, come noi, sono cresciute coccolandosi con il consumismo e, appunto, il lusso. Nel bailamme, ancora, c’è chi ha pensato di sostituirsi a colossi come McDonald’s e Starbucks con goffe e finanche grottesche imitazioni. Ma c’è anche chi, ad esempio con i vestiti di Zara, ha sfruttato le importazioni parallele per aggirare le sanzioni. Detto ciò, la protesta di Bonya – di fronte alle atrocità commesse dai russi in Ucraina – pareva stridere. E non poco.
Chanel, oltre a ritirarsi dal mercato russo, aveva altresì vietato le vendite ai clienti russi nei negozi al di fuori del territorio della Federazione.
I video falsi
Bonya, fatto trenta, ha deciso di spingersi senza problemi né remore fino a trentuno. Rivelando un’incoerenza di fondo che non è passata inosservata sui social. Per dire: l’influencer vive nell’Occidente che condannava a ogni piè sospinto, con puntate anche a Dubai e timide posizioni anti Putin. Decidendo – va da sé – di indossare nuovamente i marchi più prestigiosi. Fra cui, come detto, anche Chanel. «Ma la sua borsa è resuscitata?» si è chiesto qualcuno, fra il divertito e l’arrabbiato. Altri si sono limitati alla classica tempesta di m…a. Ksenia Sobchak, ex candidata alla presidenza russa, fra le principali figure di opposizione, ha detto: «Ecco come fabbricarsi da soli una borsa Chanel»
Le immagini patinate e cariche di lusso sfrenato, manco a dirlo, sono alternate dalla condivisione di alcune fake news. Lo scorso aprile, Bonya aveva condiviso un video falsamente attribuito a Le Figaro, incentrato sull’apparizione di autocollanti con l’effige di Adolf Hitler sui muri dei negozi e degli uffici di Chanel a Parigi. Tutto falso, già, tant’è che il giornale aveva denunciato la cosa presso l’AFP. La stessa AFP, principale agenzia di stampa francese, aveva appurato che quei muri erano privi di autocollanti. A Napoli direbbero: ccà nisciuno è fesso!