L'Ufficio federale di giustizia bacchetta la Spagna: «Terrorismo? Non risulta»

L'indagine per terrorismo del giudice Manuel García-Castellón riguardante il cosiddetto Tsunami Democràtic, nella quale sono coinvolte dodici persone fra cui l'ex presidente catalano Carles Puigdemont e la segretaria generale di Esquerra Republicana de Catalunya Marta Rovira, ha conosciuto un nuovo, non del tutto inatteso stop. Attualmente latitanti, giova ricordarlo, se incriminati i due esponenti politici filo-indipendentisti non potrebbero beneficiare della legge di amnistia, in attesa di approvazione da tre mesi.
Ma che cosa è successo? Proviamo a fare chiarezza. L'Ufficio federale di giustizia della Confederazione (UFG), riferisce El País, ha sospeso la rogatoria inviata lo scorso novembre da García-Castellón. Rogatoria attraverso la quale il giudice chiedeva al nostro Paese di fornire l'esatta posizione di Marta Rovira. L'UFG si è pure rifiutato di fornire informazioni su un conto bancario presumibilmente utilizzato per finanziare manifestazioni di protesta, alcune delle quali con esiti violenti, organizzate nel 2019 da Tsunami Democràtic, il gruppo nato per sostenere un referendum sull'autodeterminazione in Catalogna. L'UFG, nel motivare la sua decisione, ha ricordato che nel 2020 aveva rifiutato una richiesta di assistenza analoga. E questo perché non aveva ravvisato alcuna prova di terrorismo negli eventi descritti.
Di più, la Confederazione ha rimproverato il giudice spagnolo per questa seconda richiesta. Non solo, ha anche criticato García-Castellón per aver richiesto il luogo in cui si trova Rovira. Una misura, questa, che da un lato può essere eseguita «attraverso la procedura semplificata di cooperazione di polizia» e di cui, dall'altro, non se ne comprende lo scopo. Ancora l'UFG, citato dal País: «Vorremmo conoscere l'esatta relazione tra Marta Rovira, oggetto sia dell'indagine penale sia di una delle misure di assistenza giudiziaria, e le manifestazioni nei due aeroporti citati (El Prat a Barcellona e Barajas a Madrid, ndr) che costituiscono i fatti descritti nella commissione rogatoria; in altre parole, è importante evidenziare l'esatto coinvolgimento della signora Rovira in queste manifestazioni, e più specificamente nelle azioni contro i funzionari spagnoli e nei saccheggi commessi in questo contesto».
Il giudice spagnolo, spiega il quotidiano, ha indicato come prova del coinvolgimento di Rovira in Tsunami Democràtic soltanto una riunione avvenuta a Ginevra, durante la quale i partecipanti avrebbero discusso la creazione del movimento di protesta e, di riflesso, pianificato azioni. Il magistrato, fra le altre cose, ha puntato il dito contro Rovira. Rea di aver «twittato il primo messaggio di Tsunami» più velocemente rispetto ad altri esponenti. Così il giudice: «Le sono bastati tre minuti per leggere il tweet, ritwittarlo, pensare di commentarlo e trascriverlo (40 parole in 225 caratteri con spazi). Si sospetta quindi che potesse essere presente alla riunione di Ginevra in cui è stata pianificata e organizzata l'azione di Tsunami Democràtic».
Miguel Ángel Carballo, il procuratore dell'Audienca Nacional, un tribunale spagnolo con sede a Madrid che ha giurisdizione in tutto il territorio nazionale spagnolo e che funge anche come corte d'appello, ha impugnato l'ordinanza del giudice sostenendo che non esistono prove per collegare la riunione di Ginevra alle future azioni di Tsunami. E che il tutto sarebbe frutto di un'errata interpretazione del giudice. Lo stesso Ufficio federale di giustizia elvetico ha definito l'«appartenenza» di Rovira a Tsunami Democràtic «poco chiara».
Il País, infine, ha riassunto la posizione dell'Ufficio federale di giustizia attraverso le risposte fornite nel 2020 e, appunto, nel 2024 alle due rogatorie inviate dalla stessa Audiencia Nacional. Il rifiuto, in entrambi i casi, ha fatto perno sulla legge svizzera, che impedisce la cooperazione con altri Paesi in casi di reati «politici». Così, quattro anni fa, l'UFG: «Le azioni di cui è accusata la piattaforma Tsunami Democràtic si riferiscono a varie manifestazioni di disobbedienza civile contro il governo centrale spagnolo che hanno avuto luogo in Catalogna. Queste includono blocchi di infrastrutture pubbliche e vari altri disordini e manifestazioni, ad esempio contro la monarchia. I procedimenti penali spagnoli riguardano anche diversi atti di propaganda a favore dell'indipendenza catalana, in particolare attraverso i social network». L'Ufficio federale svizzero ha poi precisato che, se quello su cui si sta indagando in Spagna è un reato a contenuto politico, questo impedirebbe come detto la cooperazione giudiziaria: «Il reato politico non dà luogo alla cooperazione svizzera, nella misura in cui è diretto esclusivamente contro l'organizzazione politica e sociale dello Stato richiedente, o anche nella misura in cui fa parte di una lotta per il potere o contro il potere ed è strettamente legato all'oggetto di questa lotta».
Nelle sue risposte, tuttavia, la Svizzera ha altresì chiarito che esiste un'eccezione a questa regola «quando l'autore del reato, al fine di esercitare coercizione o estorsione, ha messo in pericolo o minacciato di mettere in pericolo la vita e l'integrità fisica delle persone (in particolare dirottando un aereo, utilizzando mezzi di sterminio di massa, provocando una catastrofe o prendendo ostaggi)». Questa condizione, per contro, non è soddisfatta «allo stato attuale», secondo la valutazione dell'Ufficio federale di giustizia. «L'intensità richiesta per prendere in considerazione la suddetta eccezione non è presente nelle circostanze attuali».
La lettera svizzera metteva in dubbio, nel 2020, che i fatti indagati in Spagna fossero qualificati come terrorismo: «Gli atti descritti nella rogatoria non corrispondono agli elementi costitutivi, sopra elencati, di un'organizzazione criminale ai sensi del diritto svizzero». E ancora: «Il terrorismo è definito come un atto di violenza criminale volto a intimidire una popolazione o a costringere uno Stato o un'organizzazione internazionale a compiere o astenersi dal compiere un qualsiasi atto. Una volta di più, l'uso della violenza criminale tra gli altri elementi, un requisito di questa disposizione svizzera, non risulta dalla situazione spagnola».
Venendo alle informazioni bancarie, la Svizzera si è interrogata (e ha chiesto alla controparte spagnola) su quali basi sia stato richiesto un arco temporale così ampio: «Per quanto riguarda la proporzionalità della misura bancaria richiesta, vorremmo sapere, in primo luogo, perché i movimenti sul conto in questione sono richiesti fino a giugno 2020, nella misura in cui gli eventi organizzati nei rispettivi aeroporti di Barcellona e Madrid, che avrebbero dovuto ricevere un sostegno finanziario attraverso il suddetto conto, si sono svolti il 14 ottobre 2019».
L'Ufficio federale svizzero, infine, ha posto una serie di domande al Ministero della Giustizia e al giudice García-Castellón. Tra queste, i possibili effetti della futura legge di amnistia sulle persone accusate nel caso Tsunami: «Abbiamo appreso dalla stampa che in Spagna si sta preparando una legge di amnistia per alcuni separatisti catalani. Sarebbe utile, tra le altre domande, che lei ci spiegasse le possibili conseguenze di questa legge sui procedimenti avviati contro i membri della piattaforma Tsunami Democràtic e contro la signora Rovira».