La storia

Mikhail Gorbaciov icona pop

«Gorby» non cambiò soltanto il volto e le sorti del mondo, ma fu personaggio a tutto tondo: dagli spot per Pizza Hut e Louis Vuitton al Festival di Sanremo
Marcello Pelizzari
31.08.2022 12:00

Nel 1991, in una fredda, freddissima serata moscovita, Mikhail Gorbaciov organizzò i suoi pensieri, fissò la luce rossa della telecamera e in diretta televisiva annunciò: «Nell’attuale situazione determinatasi nel Paese, io pongo fine alle mie funzioni di presidente dell’URSS». La fine del blocco sovietico, già.

L’ultimo leader sovietico, l’uomo della perestrojka e della glasnost, è morto martedì sera all’età di 91 anni. Ha dedicato la sua vita alla rivoluzione economica e sociale del suo Paese. Cambiando, allo stesso tempo, le sorti e la faccia del mondo.

Detto del politico, Gorbaciov è stato altresì un’icona pop. Non a caso, veniva spesso chiamato (con affetto) «Gorby».

Il bacio della morte

«Gorby», con le sue politiche e la sua trasversalità, ha contribuito e non poco alla caduta del Muro di Berlino. Indirettamente, forse. Ma nemmeno troppo. Nell’ottobre del 1989, durante i festeggiamenti per il quarantesimo anniversario della dittatura comunista nella Germania dell’Est, il Paese era invaso da forti, fortissime tensioni sociali e da manifestazioni di protesta. Un fotografo immortalò Gorbaciov e Honecker, l’uomo che costruì quel muro, abbracciati e avvolti in un bacio fraterno. Un bacio simile a quello fra Brezhnev e lo stesso Honecker. Eppure diverso, proprio perché di lì a poco il Muro sarebbe crollato grazie al vento del cambiamento. Non a caso, il bacio fra Gorbaciov e Honecker verrà ribattezzato «il bacio della morte».

© AP
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La pizza americana

Nel 1997, invece, Gorbaciov ha prestato il suo volto, la sua fama (e la sua fame) per uno spot televisivo che trasudava America. Pizza Hut, avete capito. La catena statunitense ha chiuso le sue filiali in Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito di Mosca, ma a suo tempo la Federazione sentiva, fortissimo, il bisogno di consumismo occidentale. Lo dimostrano, in fondo, proprio i tanti, tantissimi abbandoni provocati dal conflitto in questi mesi (l’ultimo, in ordine di tempo, è stato quello di Logitech).

Lo spot, visto oggi, è un inno all’Occidente e un’incredibile sintesi del confronto fra America e Unione Sovietica. «Gorby», nel centro di Mosca, passeggia con la sua nipotina. Quindi, i due entrano in un ristorante Pizza Hut e si accomodano a un tavolo. Agli altri tavoli, va da sé, scattano discussioni, polemiche finanche scontri ideologici. «Per colpa sua, abbiamo un’economia e una politica instabili». La risposta: «Abbiamo tante cose grazie a lui... Per esempio, Pizza Hut».

In un secondo momento, Gorbaciov ha precisato di avere aderito alla campagna per un motivo piuttosto banale: i soldi. Un milione di dollari, finiti alla sua fondazione.

Con Annie Leibovitz per Vuitton

Nel 2007, dieci anni dopo la pizza, Gorbaciov ha aderito a una campagna stellare di Louis Vuitton. Con lui Catherine Deneuve, Andre Agassi e Steffi Graf. A fotografare il momento, anzi il sentimento come direbbero alcuni, era stata chiamata la famosa fotografa Annie Leibovitz, finita al centro delle polemiche per i suoi scatti patinati ai coniugi Zelensky.

Nella pubblicità, «Gorby» si trova su un sedile posteriore di un’automobile. Alle spalle il Muro di Berlino. Al suo fianco, la mitica borsa Keepall. Anche in questo caso, il corteggiamento è stato lungo e complicato. A convincere Gorbaciov, infine, è stato un lauto assegno staccato in favore della sua fondazione, come aveva spiegato Antoine Arnault.

La macchia sulla fronte

Se Gorbaciov è diventato un’icona del Novecento, e oltre, il motivo va ricercato altresì nella sua famosissima macchia sulla fronte. Stiamo parlando del celebre nevo vinoso, detto anche nevo flammeo, naevus flammeus o emangioma piatto, una comune malformazione che coinvolge i vasi capillari della cute divenuta, nel caso di «Gorby», un segno distintivo. Una macchia che Gorbaciov si è sempre rifiutato di ritoccare, a cominciare dai ritratti ufficiali del 1985, quando divenne segretario generale del Partito comunista dell’Unione Sovietica.

Alcuni, in quella malformazione, vi hanno visto addirittura i confini della Thailandia (abbiamo controllato: in effetti la somiglianza c’è). Ma l’angioma di «Gorby» assomiglia ancora di più a un arcipelago siberiano isolato dal resto del mondo. Parliamo del gruppo di isole denominato Durak Aprel, che nel 2011 fu invaso da parecchi viaggiatori appassionati.

© EPA
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La canzone napoletana e Sanremo

Come molti russi, anche Gorbaciov amava l’Italia. E, apparentemente, Roberto Murolo. Il classico della canzone napoletana Dicitencello vuje, infatti, diede la forza e il coraggio al politico di farsi avanti con la sua Raissa. «Sentendo questa canzone ci siamo guardati per la prima volta negli occhi». A Sanremo, al Festival, l’ex leader del Partito intonò perfino qualche verso davanti alle telecamere RAI.

Nel 1999, chiamato sul palco da Fabio Fazio, tenne un breve discorso. Breve ma intenso, molto intenso. All’indomani, disse: «Canto meglio quando bevo». Quando gli chiesero della sua presenza a Sanremo, aggiunse: «Esiste una linea rossa che lega la mia vita. Quello che ho fatto l’ho fatto sempre da pioniere, come quando ero presidente dell’Unione Sovietica e così è stato anche salire su quel palco». Un’icona pop, appunto.

 

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