Il punto

Perché la Cina è accusata di non fare abbastanza per il clima?

Mentre Pechino è stata investita da piogge fortissime il ministero degli Esteri ha replicato alle accuse mosse a margine del G20 di settimana scorsa – Ribattendo che il suo bilancio storico e pro-capite di emissioni è inferiore rispetto a quello degli Stati Uniti
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Red. Online
02.08.2023 15:15

In Cina, verrebbe da dire, piove sul bagnato. Le piogge che hanno colpito Pechino, negli ultimi giorni, sono state le più abbondanti da quando, 140 anni fa, sono iniziate le registrazioni. È quanto ha dichiarato il Servizio meteorologico della capitale. Piove sul bagnato perché, nel frattempo, il Dragone è stato accusato di aver minato i colloqui chiave sul clima con altri Paesi. 

La tempesta Doksuri, iniziata come un super tifone, si è diretta a Nord del Paese dopo aver colpito la provincia meridionale del Fujian la scorsa settimana e, prima ancora, le Filippine. Su Pechino, in particolare, è caduta tantissima acqua. In sole 40 ore, è stata raggiunta la media delle precipitazioni dell'intero mese di luglio. «La quantità massima di pioggia registrata durante questa tempesta, pari a 744,8 millimetri, si è verificata nel bacino di Wangjiayuan a Changping» ha dichiarato il Servizio meteorologico di Pechino, aggiungendo appunto che si è trattato delle «precipitazioni più abbondanti degli ultimi 140 anni».

L'altra faccia del cambiamento climatico, dopo l'ondata di calore che aveva investito il Paese, si è presentata mentre il ministero degli Esteri cinese si è visto costretto a replicare alle accuse di aver ostacolato le discussioni sulla lotta al riscaldamento globale durante gli incontri del G20 in India, la scorsa settimana. Il ministero ha definito le accuse «completamente incoerenti con i fatti». È pur vero, tuttavia, che dopo tre giorni di discussioni su questioni quali la riduzione delle emissioni di gas serra e di combustibili fossili, il G20 non è riuscito ad arrivare a un comunicato congiunto o, meglio, alla promessa di nuovi, e più vincolanti, impegni. Semplicemente, il gruppo ha riconosciuto che le misure attuali per affrontare il cambiamento climatico sono «insufficienti». A tal proposito, i membri di una delegazione europea hanno affermato che Cina e Arabia Saudita, Paese ricchissimo di petrolio, hanno evitato di assumere un ruolo più attivo durante gli incontri.

Tramite una dichiarazione, il ministero degli Esteri cinese ha detto di «deplorare» il mancato raggiungimento di un accordo durante gli incontri. Un obiettivo, questo, fallito a causa di «questioni geopolitiche» sollevate «senza motivo» da altri Paesi.

La Cina, che attualmente è regina delle emissioni globali, ha respinto gli appelli e gli inviti a fare di più per ridurre le emissioni di gas serra, affermando che il suo bilancio storico e pro-capite di CO2 è ancora inferiore rispetto a quello degli Stati Uniti.

Le forti piogge, che a Pechino finora hanno ucciso venti persone, sono solo l'ultimo evento estremo sinonimo di cambiamento climatico. Nella vicina provincia di Hebei oltre 800 mila persone sono state evacuate: nove i morti, ma il bilancio potrebbe aggravarsi. E il Paese, ora, è in allerta per l'arrivo del tifone Khanun, la sesta tempesta dell'anno, in avvicinamento alle coste cinesi. Secondo gli scienziati, gli sconvolgimenti che sta vivendo la Cina sono aggravati dalla crisi climatica e, di rimando, dall'intervento dell'uomo.

La Cina, dal canto suo, ha affermato che raggiungerà il picco di emissioni entro la fine del decennio per poi arrivare, entro il 2060, all'agognata neutralità carbonica. Detto delle intenzioni, e registrati gli investimenti record in fonti energetiche pulite, il consumo di combustibili fossili continua ad aumentare. Di più, fino al 2026 non è prevista una riduzione dell'uso di carbone.

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