Il punto

Perché la Russia, ora, attacca le ferrovie ucraine?

Mosca sta intensificando gli sforzi per danneggiare la rete ferroviaria, vitale per il trasporto di armi occidentali
Marcello Pelizzari
05.05.2022 14:00

Un simbolo. Del Paese, della sua capacità di resistere e, nel limite del possibile, di mostrare un volto normale. Un simbolo, già. E un mezzo. Vitale per spostare persone, cibo, medicine e, ancora, armi occidentali. Parliamo, lo avrete intuito, delle ferrovie ucraine. E del ruolo, sempre più centrale, che stanno recitando in questa guerra. Di più, se all’inizio i treni erano stati risparmiati dai bombardamenti russi, anche perché Mosca intendeva usarli per muovere le sue truppe, con il passare dei giorni l’invasore ha intensificato gli sforzi bellici per danneggiare la rete.

La rete

Ukrzaliznytsia, l’azienda che gestisce sistema e treni, al 100% statale, controlla circa 22 mila chilometri di binari, con quasi 10 mila chilometri di tratte elettrificate. Dal 24 febbraio, giorno dell’invasione, ha lavorato in condizioni difficili, quasi impossibili. Eppure, le locomotive non si sono mai fermate. Mai. Spesso, se non sempre, i treni hanno viaggiato di notte, al buio, per evitare di attirare l’attenzione.

La rete ferroviaria, dicevamo, si è rivelata utile, anzi utilissima per trasportare le armi provenienti dall’Occidente, ma anche per far confluire a Kiev i leader politici in visita e, ancora, per consentire a migliaia e migliaia di civili di scappare dalle zone più colpite.

Negli scorsi giorni, l’esercito russo ha adoperato missili di precisione per distruggere diversi impianti elettrici nei pressi di cinque stazioni ucraine. Alcuni attacchi si sono concentrati nell’area di Leopoli, sin qui più o meno risparmiata dal conflitto, tant’è che è diventata un rifugio (quasi) sicuro per i civili in arrivo da altre regioni ucraine. Il sindaco della città, vicina al confine con la Polonia, la porta d’ingresso per molte armi fornite dalla NATO, ha parlato di danni a tre sottostazioni elettriche e di blackout in alcuni quartieri.

L'attacco a Kramatorsk

Il mese scorso, un missile russo aveva invece centrato un’affollata stazione nell’est del Paese, a Kramatorsk, uccidendo almeno 52 persone. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva prontamente accusato Mosca di aver deliberatamente attaccato la stazione, piena zeppa di donne e bambini in fuga dal Donbass. Il Cremlino rispedì le accuse al mittente, specificando di non avere in dotazione quel tipo di arma. A fine aprile, ancora, la Russia ha bombardato diversi snodi ferroviari a ovest, proprio per interrompere il flusso di armi occidentali.

La Russia, dicevamo, inizialmente aveva risparmiato il sistema ferroviario ucraino. Proprio perché, sovrastimando la sua forza e sottostimando quella del Paese invaso, confidava di poterlo utilizzare a proprio piacimento. Tramontata l’ipotesi di una guerra-lampo, Mosca ha cambiato registro e, appunto, incluso anche le ferrovie fra gli obiettivi militari. Va detto, a tal proposito, che gli ucraini avevano subito fatto saltare in aria i collegamenti su rotaia con la Russia. Proprio per impedire all’esercito invasore di impossessarsi della rete.

A detta di analisti ed esperti, ad ogni modo, il Cremlino non intende distruggere per intero il sistema ferroviario. Ma «solo» danneggiarlo, portando disturbo all’Ucraina e, nello specifico, rallentando il trasporto di armi. Vi sarebbe, poi, anche un discorso più psicologico. Colpire, ripetutamente, la rete ferroviaria sfiancherebbe il morale di Kiev e delle sue truppe. O, se preferite, rappresenterebbe un monito continuo: siamo ancora qui, non siete né sarete mai al sicuro.

Quella linea polacca

L’Ucraina, concludendo, oltre a far saltare in aria i collegamenti con la Russia in questi mesi ha saputo, con forza e determinazione, mantenere viva la sua rete interna e, ancora, sfruttare i collegamenti con Polonia, Ungheria e Slovacchia. I polacchi, dal canto loro, a marzo si erano messi al lavoro per rimettere in funzione una tratta abbandonata dodici anni fa e, citiamo un articolo del collega Giacomo Butti, risalente addirittura all’Impero austro-ungarico. È stato calcolato che, dall’inizio della guerra, oltre due milioni di persone abbiano beneficiato di treni speciali per scappare. Di più, dopo che diversi porti sul Mar Nero sono diventati inutilizzabili per esportare il grano, la materia prima per eccellenza dell’Ucraina, la ferrovia ha cercato di sopperire proponendosi come alternativa.

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