«Prigozhin? Lo chiamavamo papà, la Wagner è destinata a crollare»

Cosa accadrà al gruppo Wagner ora che Yevgeny Prigozhin e Dmitry Utkin sono (presumibilmente) morti? Se lo chiedono in molti in queste ore. Alle numerose previsioni e analisi sbucate come funghi sui siti di informazione, si aggiungono nuove testimonianze raccolte da Meduza, che ha recentemente intervistato alcuni attuali ed ex mercenari della compagnia militare privata: senza il «cuoco di Putin» la Wagner sembra destinata a crollare, ammettono gli stessi membri. Un combattente recentemente tornato dall’Ucraina ha parlato del senso di smarrimento giunto subito dopo l'annuncio della morte del loro leader: «Alcuni di noi si sono fatti prendere dal panico, mentre altri hanno pregato. Siamo tutti col morale a terra adesso. E molti invece sono furiosi: vogliono vendetta. Sembrano disposti a dirigersi verso il Cremlino con le pistole. Lo hanno capito tutti che è stata una vendetta. Il presidente non permette certe cose (il riferimento è chiaro: l’aereo è esploso esattamente due mesi dopo che Prigozhin si ribellò ai vertici militari russi)».
E infatti, tra le file del gruppo mercenario, c’è chi attendeva la risposta del Cremlino: «La stavamo aspettando tutti. L’unica incognita era "quando". Pensavo che lo avrebbero attaccato in Africa, ma non lo hanno fatto. Con quella marcia (verso Mosca, ndr), ha firmato la sua condanna a morte. Avrebbe dovuto andare fino in fondo, o non iniziarla affatto». Nonostante la rabbia di molti soldati, i combattenti attivi e i veterani della Wagner ammettono che difficilmente faranno qualcosa di concreto in risposta all'uscita di scena di Prigozhin: «È triste, ovviamente. Yevgeny era una persona seria, lo chiamavamo papà». E ancora: «Se fosse accaduto il 27 giugno, subito dopo la marcia, ci sarebbe stata una reazione. Ma ora... c’è chi è in vacanza, o chi sta costruendo la propria vita. Altri sono andati a lavorare per il Ministero della Difesa».
Tra i mercenari interpellati da Meduza oggi perlopiù regna lo stupore: non riescono a capacitarsi del fatto che il fondatore della Wagner possa esser stato così incauto, specialmente dopo gli attriti con Vladimir Putin. Inoltre, confessa un soldato, «c’era una regola secondo cui Prigozhin e Utkin non dovevano volare insieme». Mentre secondo un’altra fonte, Prigozhin aveva raggiunto un senso di onnipotenza dopo averla fatta franca con lo «zar»: «Non ci ha ucciso subito, quindi non ci ucciderà mai? (deve aver pensato il leader della Wagner, ndr). Si considerava indistruttibile. Credeva di essere immortale». Tutti i mercenari intervistati, indipendentemente da chi finirà al comando, sono certi che la compagnia militare privata non avrà un futuro.
L'ex comandante della Wagner Marat Gabidullin, parlando di Prigozhin e Utkin, ha riferito al quotidiano italiano Repubblica: «So tutto di loro. E dico che due figure equiparabili nella Wagner non ci sono. Forse possono trovare un sostituto di Utkin, che era il responsabile militare. Ma non c'è un altro Prigozhin. Dopo i fatti di giugno per Prigozhin si era messa male. Era troppo esposto ai rischi e alle vendette, non tanto del Cremlino quanto dei capi di quelle strutture commerciali e multinazionali che lavoravano con lui in Africa e che ha depennato». E sul destino del gruppo militare: «Per i prossimi giorni se ne staranno buoni e fermi, anche perché non saprebbero dove andare. Passata la prima fase, tutto dipenderà da chi metteranno a capo della brigata. Se a Mosca vogliono sostituire Prigozhin con qualche generale legato a Shoigu, la Wagner è finita, i mercenari se ne andranno a casa o si scioglieranno in altri gruppi. Se invece sarà al comando qualcuno in grado di gestire il calo di efficienza bellica, la Wagner sopravvivrà. Soprattutto in Africa».
Sul sito dell'Istituto per lo studio della guerra (ISW), invece, si legge: «Il Gruppo Wagner probabilmente non esisterà più come struttura militare parallela indipendente dopo l'assassinio, quasi certamente da parte del presidente russo Vladimir Putin, del finanziatore di Wagner, Yevgeny Prigozhin, del fondatore di Wagner, Dmitry Utkin, e del capo della logistica e della sicurezza di Wagner, Valery Chekalov. La morte della leadership centrale di Wagner ne compromette la capacità di invertire gli effetti della campagna del Cremlino e del Ministero della Difesa russo volta a indebolire, contenere e distruggere l'organizzazione in seguito alla ribellione armata del 24 giugno». Secondo il centro studi statunitense: «Il Ministero della Difesa russo ha istituito società militari private (PMC) che hanno reclutato personale attuale ed ex di Wagner per assumere il controllo delle operazioni di Wagner all'estero. Fonti russe hanno affermato che il Cremlino si è rifiutato di pagare il governo bielorusso per il dispiegamento di Wagner in Bielorussia e che i problemi finanziari stavano già portando a una riduzione dei pagamenti che stava causando le dimissioni dei combattenti di Wagner», conclude il think tank americano.