Quei 214 migranti a cui è stato vietato lo sbarco
Un sogno che si infrange. È questa la sensazione provata e descritta da Youssouf (nome di fantasia), uno dei migranti siriani ad essersi tuffato ieri dalla Geo Barents. «Dopo giorni e giorni su quella nave stavo impazzendo. Avevo la sensazione che il mio corpo e i miei sogni si stessero sgretolando. Sono grato per tutta l'assistenza che ho ricevuto a bordo, ma non potevo più sopportare quella situazione», ha dichiarato dopo essere stato portato sul molo del porto di Catania, dove ha presto ricevuto i primi soccorsi. Oggi, però, la situazione non sembra migliorare. Secondo quanto comunicato da Medici senza frontiere, da questa mattina Youssouf rifiuta cibo e acqua. Segnali di uno strappo nel suo sogno che non si ricuce, nonostante sia sbarcato - finalmente - in Italia.
Una situazione troppo pericolosa
Youssouf ha lasciato il suo Paese con un bagaglio pieno di speranze, per dare un futuro migliore alla sua famiglia. «Ho lasciato la Siria occidentale per dare una vita sicura alla mia famiglia. Ho lasciato lì quattro figlie, sperando che mi possano raggiungere presto in un posto sicuro qui in Europa. La più piccola ha solo 6 anni», ha confessato il migrante, dando voce al suo desiderio di portare le figlie lontano da tutte le bombe cadute sulle loro città negli ultimi anni, per permettere loro di vivere una vita più spensierata. Al momento, la situazione in Siria è troppo pericolosa anche per garantire un'istruzione ai giovani. Le figlie di Youssouf, infatti, al momento non frequentano la scuola. «Ci sono gruppi armati ovunque. Sequestrano le persone per chiedere un riscatto, la situazione è fuori controllo e io temo per le loro vite ogni giorno». Quello che il migrante desidera è solo trovare loro un posto dove possano essere al sicuro, sentendosi libere dalla paura. «È il mio sogno e io non permetterò a nessuno di portarmelo via».
Sbarco vietato a 214 migranti
A tuffarsi dalla Geo Barents, tuttavia, non è stato solo Youssouf. A fargli compagnia c'erano altri due migranti siriani. Uno di questi, chiamato Ahmend, è stato portato via con l'ambulanza questa mattina, dopo aver raggiunto il molo, in attesa di essere salvato. Fuggito da Damasco un anno fa, ha tentato di attraversare il Mediterraneo a bordo di imbarcazioni instabili. Come spiega Rai News, dopo essere stato intercettato è stato prelevato e spostato in un centro di detenzione in Libia, dove è stato vittima di violenze e abusi prolungati. Ora che finalmente è arrivato in Italia, ha 39 di febbre ed è stato trasferito in ospedale. A Medici Senza Frontiere ha raccontato di aver forti dolori alla schiena, causati dalle violenze subite durante i periodi di detenzione. Un'odissea per riuscire a vivere una vita libera. Anche lui, probabilmente, sognava un futuro migliore in Europa. Così come gli oltre 200 migranti, ai quali, nelle ultime ore, è stato vietato lo sbarco, perché non ritenuti dei soggetti fragili.
L'appello di Medici Senza Frontiere
Ma il sostegno ai migranti arriva proprio da Medici Senza Frontiere. Nel corso della scorsa giornata, l'organizzazione ha alzato la voce sui social network, sottolineando come la situazione sia insostenibile. «È inaccettabile, inumano oltre che illegale riportare le 214 persone lasciate a bordo della nave in acque internazionali. Chiediamo umanità e rispetto delle leggi internazionali», ha dichiarato Candida Lobes di MSF. Sul profilo Twitter dell'organizzazione, sono apparsi anche alcun cinguettii in cui si ripercorre quanto accaduto nelle acque del Mediterraneo nelle ultime ore, quando la Geo Barents ha ricevuto l'autorizzazione dalle autorità italiane per entrare nel porto di Catania. «Secondo il diritto internazionale, tutti i sopravvissuti devono sbarcare in un luogo sicuro il prima possibile. Invece, a 214 persone è stato negato questo diritto e sono ancora a bordo», ha osservato MSF, sottolineando inoltre come un'operazione di salvataggio possa dirsi conclusa solo se tutti coloro che sono a bordo, vivi, sono sbarcati in un luogo sicuro. «Lo sbarco parziale e selettivo, suggerito nel decreto del governo italiano, è brutale e non può essere considerato legale secondo le convenzioni marittime», l'aggiunta.
Interviene anche la Chiesa italiana
Nel frattempo, anche la Chiesa italiana ha condannato gli sbarchi selettivi e le discriminazioni. «La situazione è drammatica, anticostituzionale, non rispetta le famiglie che sono su queste navi, non rispetta il diritto fondamentale al soccorso della Convenzione di Ginevra», ha sostenuto monsignor Giancarlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes, organismo CEI. Al margine di un Rapporto sull'emigrazione italiana, proprio monsignor Perego ha confidato ai giornalisti alcune speranze per il futuro. «Si spera che questa situazione si sblocchi e che l'Italia, insieme all'Europa, continui quel progetto di condivisione, di solidarietà nei confronti dei migranti che sono richiedenti asilo. L'identificazione non può essere fatta a bordo ma deve essere fatta a terra e anche con tutte le tutele di ogni persona».


