Il caso

Schianto di Air India, l'inchiesta si sposta sempre più sulle azioni del comandante

Attribuite le voci della conversazione che, da giorni, sta facendo discutere: è stato il primo ufficiale, Clive Kundar, a chiedere al capitano Sumeet Sabharwal, pilota «esperto», perché avesse spento gli interruttori del carburante
© EPA/RAJAT GUPTA
Red. Online
17.07.2025 12:00

C'è una novità relativa allo schianto del volo Air India 171 che, lo scorso 12 giugno, è precipitato ad Ahmedabad qualche secondo dopo il decollo. Dall'indagine, infatti, sono emersi nuovi dettagli sulla conversazione tra i due piloti, avvenuta pochi istanti prima del terribile incidente.

Come riportato negli scorsi giorni, dalle analisi delle scatole nere era stato estrapolato un dialogo tra il capitano e il primo ufficiale. Uno dei due – non era stato specificato a chi appartenessero le voci – aveva chiesto all'altro per quale motivo avesse spento gli interruttori che controllavano il flusso di carburante. L'altro, di tutta risposta, aveva replicato dichiarando di non averlo fatto.

Ora, secondo indiscrezioni anticipate dai media internazionali, tra cui il Wall Street Journal, sono arrivate le conferme: è stato il primo ufficiale, Clive Kundar, che pilotava il Boeing 787 Dreamliner, a chiedere al comandate, Sumeet Sabharwal, perché avesse spostato gli interruttori in posizione «cutoff», dopo che l'aereo era uscito dalla pista. Secondo i dati contenuti nella scatola nera, il primo ufficiale si era detto «sorpreso» ed era stato preso dal panico, mentre il comandante aveva un atteggiamento definito «calmo». 

«Perché hai spento gli interruttori?», aveva chiesto Kundar, poco più che 30.enne e agli inizi della sua carriera. «Non li ho spenti», la risposta, dunque, di Sabharwal, 56.enne definito un «pilota esperto», prossimo alla pensione. Secondo fonti che hanno avuto accesso alla registrazione vocale, i toni della conversazione, però, sarebbero stati tutt'altro che pagati. Si sarebbe trattato, piuttosto, di un vero e proprio litigio: il primo ufficiale, infatti, avrebbe «gridato» a più riprese contro il comandante, che invece negava di aver spento gli interruttori. 

Secondo quanto ricostruito dagli esperti di aviazione che hanno letto il rapporto delle autorità indiane, Kundar, al momento del decollo, aveva i comandi. Ragione per cui, in quella fase, aveva con ogni possibilità le mani occupate e non avrebbe potuto spegnere gli interruttori del carburante. Diversamente, Sabharwal, in qualità di pilota di monitoraggio, avrebbe avuto le mani libere mentre supervisionava l'operazione. In altre parole, dunque, avrebbe potuto spostare gli interruttori in posizione «cutoff», molto più liberamente. Tuttavia, secondo le ricostruzioni, sarebbe stato proprio il 56.enne a lanciare la chiamata di soccorso. «Mayday… Mayday… Mayday… Non c’è potenza, non c’è spinta, impossibilitati a salire», era stato il suo messaggio

Sempre secondo il rapporto, gli interruttori sono stati spostati «in successione», a distanza di un secondo dall'altro. Circa dieci secondo dopo, entrambi sono stati riaccesi. Al momento, Campbell Wilson, amministratore delegato di Air India, ha esortato il personale della compagnia aerea a evitare di trarre «conclusioni premature» sull'incidente. A suo dire, infatti, l'indagine non è ancora vicina alla scoperta della verità. 

I due piloti

Nelle scorse ore, tuttavia, sono emerse anche alcune indiscrezioni sul comandate Sabharwal. Come detto, aveva 56 anni, 15.000 ore di volo alle spalle ed era a pochi mesi dalla pensione, ma stava considerando di lasciare Air India per prendersi cura dell'anziano padre dopo la morte della madre nel 2022. Questo lutto, infatti, aveva causato a Sabharwal una depressione. Motivo per cui, ora, soprattutto dopo l'attribuzione delle voci nel dialogo contenuto nella scatola nera, gli investigatori stanno raccogliendo la documentazione clinica relativa al suo caso. Alcuni piloti della compagnia, nel frattempo, hanno confermato che il 54.enne negli ultimi tempi soffriva di «depressione e problemi di salute mentale» che lo avevano portato ad assentarsi dal lavoro in più occasioni. 

Secondo alcune fonti, Sabharwal era molto educato. «Non bestemmiava, non beveva alcolici e parlava molto piano, con una voce dolce», ha raccontato Kapil Kohal, un altro pilota di Air India e amico del 56.enne. «Era un uomo molto riservato», che aveva deciso di diventare un pilota di aerei ispirato dal padre, un tempo funzionario del ministero dell'aviazione civile indiano. 

Anche Kundar, 32 anni, aveva seguito le orme di famiglia, scegliendo di diventare pilota ispirato dalla carriera come assistente di volo della madre. Secondo la sorella di Kundar, già da bambino «fingeva di essere un pilota e amava tutto ciò che riguardava il volo». «La sura risata era così contagiosa», ha ricordato la sorella. 

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