Il caso

Se i Mondiali di Doha fanno sentire la Cina isolata

L'assenza di misure di sicurezza negli stadi e i continui festeggiamenti fra tifosi sono qualcosa di molto lontano dalla quotidianità del Paese, attualmente colpito dalla peggiore epidemia di coronavirus degli ultimi sei mesi
Federica Serrao
24.11.2022 13:00

Nonostante le polemiche, gli scandali e le tensioni che da settimane orbitano attorno ai Mondiali qatarioti, l'atmosfera per molti dei Paesi in gara si mantiene - a suo modo - gioiosa. In tutto il mondo si cominciano a festeggiare i primi goal e le prime vittorie, ci si riunisce con gli amici - qui in Svizzera davanti a una raclette o a una fondue - e si condivide la magia dello sport insieme. Tutti insieme. Tranne in una nazione, dove la non qualificazione ai Mondiali 2022 è solo il più piccolo dei problemi che alimenta le polemiche sui festeggiamenti dei tifosi. Parliamo, neanche a dirlo, della Cina. Attualmente, il Paese sta vivendo la peggiore epidemia di coronavirus degli ultimi sei mesi. Nelle ultime due settimane si sono moltiplicati i lockdown in moltissime regioni, mentre i casi continuano ad aumentare incontrollabilmente. Come sta accadendo a Zhengzhou, nella cosiddetta «iPhone City», dove tra quarantene, fughe di massa e proteste, la Foxconn sta vivendo uno dei momenti più complessi della sua storia. Per la Cina, la Coppa del Mondo si gioca «su un altro pianeta». Un pianeta dove non ci sono mascherine, distanze di sicurezza, dove le persone si riuniscono esultanti negli stadi per sostenere la propria squadra. Mentre nella Repubblica Popolare Cinese le partite si possono guardare solamente da casa, e senza compagnia, fatta eccezione per quella dei familiari. 

Un po' di Cina in Qatar

Come dicevamo, la Cina ai Mondiali nemmeno gareggia. Anzi, a dirla tutta, è dal 2002 che il Paese non partecipa al campionato. Quella di vent'anni fa fu la sua prima e unica occasione, almeno fino ad ora, di competere per la Coppa del Mondo. Eppure, tutto ciò non è abbastanza per far perdere ai cinesi l'interesse per i Mondiali di Doha e, soprattutto, per il calcio. Lo stesso presidente Xi Jinping, dopotutto, ha più volte confessato di essere un amante di questo sport e di sognare di vedere il suo Paese vincere la Coppa del Mondo, prima o poi. Ma una piccola consolazione, volendo guardare le cose da un altro punto di vista, tutto sommato c'è. Anche se non sul campo, la Cina è presente anche quest'anno, a suo modo, ai Mondiali. I media statali - spiega la BBC - hanno infatti cercato in tutti i modi di amplificare la «presenza» della Cina all'evento. A Doha - riferisce il Global Times - tutti i prodotti di fabbricazione cinese sono ben rappresentati: dagli autobus allo stadio, fino alle unità di condizionamento dell'aria. E non è tutto. Alla cerimonia di apertura, insieme all'emittente CTTV, che si occupa di trasmettere le partite, hanno fatto capolino anche due portabandiera cinesi. Ma c'è di più. Per l'occasione, la Cina ha inviato al Qatar due esemplari di panda giganti, che ora accolgono i visitatori nella primissima Panda House di Doha, aperta in concomitanza con l'inizio dei Mondiali. Ma come si può però ben immaginare, attualmente in Cina non si possono festeggiare nemmeno questi "piccoli" riconoscimenti. 

«Su un altro pianeta»

Torniamo a parlare di ciò che davvero sta facendo soffrire gli spettatori cinesi. Nelle principali città cinesi, i focolai di COVID-19 hanno provocato, per l'ennesima volta, la chiusura delle attività essenziali, nonché la fine degli spostamenti. I bar sono chiusi e i voli verso il Qatar, volendo provare a evadere, sono fortemente limitati. L'unica occasione che i tifosi cinesi hanno, dunque, è quella di guardare le partite in casa, con le proprie famiglie. Qualcuno, invece, secondo il Global Times, ha deciso di accamparsi nei campeggi, per cercare di rendere più piacevole la visione. Oltre al senso di frustrazione dato dall'ennesima mancata qualificazione ai Mondiali della nazionale cinese, a infastidire maggiormente il popolo cinese, quest'anno, sono proprio le scene dei festeggiamenti senza mascherina, a Doha in particolare, ma anche nel resto del mondo. Molti cinesi hanno rivelato di provare un forte senso di isolamento a seguire l'evento calcistico quest'anno. «Non ci sono posti a sedere separati, le persone non mantengono la distanza sociale, e non c'è nessun medico nei paraggi. Questo pianeta è diventato davvero diviso», confessa uno di loro alla BBC. «Da una parte del mondo c'è il carnevale della Coppa del Mondo, dall'altra ci sono regole che vietano di visitare luoghi pubblici per cinque giorni». E non finisce qui. Il disappunto di molti cinesi è alimentato anche dalle difficoltà riscontrate nello spiegare ai figli perché le scene dei Mondiali di Doha mostrate dalle televisioni siano così diverse dalla loro realtà quotidiana. Questo senso di isolamento, dunque, ha dato origine anche a qualche polemica proprio sulla gestione della pandemia in Cina. Una lettera aperta, diffusasi rapidamente su WeChat un paio di giorni fa (prima di essere censurata), metteva in discussione le politiche zero-COVID del Paese, chiedendo provocatoriamente se la Cina si trovasse sullo stesso pianeta del Qatar. Su Weibo, il Twitter cinese, si sono invece moltiplicati i commenti di spettatori cinesi che lamentano di sentirsi isolati e divisi dal resto del mondo, guardando le partite. Purtroppo, però, il governo cinese non sembra essere minimamente interessato a porre fine alle misure attuali che, ormai da tre anni, alimentano il malcontento della popolazione. 

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