Ambiente

Tra barche affondate, villaggi riemersi e marmotte congelate

La siccità ha riportato alla luce diverse reliquie nascoste sotto acqua e ghiaccio in ogni angolo del mondo: ecco le scoperte più recenti
Federica Serrao
18.08.2022 10:00

Relitti della Seconda guerra mondiale, giardini nascosti, barche precedentemente affondate, resti di città antichissime, passi di montagna e persino una marmotta mummificata. Sono solo alcuni degli esempi di tesori sepolti per decenni - se non secoli - sotto acqua e ghiaccio sul nostro pianeta, recentemente riportati alla luce a causa della forte siccità da cui siamo stati colpiti negli ultimi tempi. Ispirati dal lavoro di alcune testate, tra cui menzioniamo Corriere della Sera e Bloomberg, che si sono occupate di raccogliere alcuni di questi incredibili ritrovamenti, anche noi siamo andati «a caccia» delle reliquie rinvenute in diversi angoli del globo. Ecco cosa è riemerso. 

Panoramica del villaggio riemerso di Aceredo, Spagna. © Shutterstock 
Panoramica del villaggio riemerso di Aceredo, Spagna. © Shutterstock 

Villaggi riemersi dall'acqua

Il primo fra tutti i tesori nascosti, di cui abbiamo parlato anche mesi fa, è il villaggio spagnolo di Aceredo, riemerso dalle acque già a inizio anno. Ci troviamo al confine tra Spagna e Portogallo: qui, lo svuotamento quasi totale di una diga ha rivelato il villaggio fantasma, che era stato sommerso nel 1992 per creare il bacino di Alto Lindoso, ora al 15% della sua capacità. Tra tetti sfondati, auto abbandonate e bottiglie su ciò che rimane di quelli che un tempo erano tavoli, i tanti visitatori di Aceredo si trovano davanti a uno scenario congelato dal tempo. Ma i villaggi riemergono anche in altre parti del mondo e in altri continenti, come nel caso della presunta Zakhiku, un'antica città sul fiume Tigri, in Iraq, nei pressi della cittadina di Kemune. Anche in questo caso, il centro urbano è riemerso da un'area prosciugata di un bacino idrico, ossia quello di Musol, il più importante del Paese. Diversamente dalla spagnola Aceredo, affondata "solamente" 30 anni fa, le rovine di Zakhiku risalgono all'Età del Bronzo, dal momento che la città fiorì sotto l'impero Mitanni dal 1550 al 1350 avanti Cristo. I ritrovamenti, che comprendono vasi di ceramica contenenti più di 100 tavolette cuneiformi, potrebbero essere utili ai ricercatori anche per indagare sulla fine del periodo Mitanni e sull'inizio del dominio Assiro nella regione. 

Il nuovo (vecchio) passo svizzero

Senza andare troppo lontano, anche il nostro Paese è stato teatro di un'incredibile scoperta. Tra Vaud e Vallese, è riemerso il passo del Tsanfleuron, una piccola porzione di terra che collegava i due cantoni a 2.800 metri di altitudine. Ricomparso dai ghiacci, dopo almeno 2.000 anni, il passo che attualmente si presenta parzialmente sgombro, secondo la società locale degli impianti di risalita Glacier 3000 a breve sarà addirittura «interamente libero». Il tratto di strada, per la precisione, collega il ghiacciaio Scex Ruge, sul versante vodese, e il ghiacciaio Tsanfleuron - da cui prende il nome - nel comune vallesano di Savièse. 

Vista sul Tsanfleuron. © KEYSTONE/Anthony Anex
Vista sul Tsanfleuron. © KEYSTONE/Anthony Anex

Tra resti romani e marmotte congelate

Varcando i confini e spostandoci in Italia e, più precisamente, nella capitale, ci troviamo di fronte a diversi tesori archeologici riportati alla luce dalla siccità negli scorsi mesi. Nel fiume Tevere, il cui livello a giugno è drasticamente calato in soli quattro giorni, ha fatto riaffiorare le fondamenta, fino a quel momento sommerse, di un nuovo ponte costruito con ogni probabilità durante il governo dell'imperatore Nerone. Un'altra scoperta è stata fatta invece nei pressi di Castel Sant'Angelo, vicino al Ponte Vittorio Emanuele II. In quella zona, sono riemersi i resti del Ponte Neroniano, conosciuto anche con il nome di Ponte Trionfale o Vaticano. Spostandoci più a nord nella Penisola, la scarsità di precipitazioni e la conseguente interruzione dei flussi, a causa dello scioglimento della neve nelle Alpi, hanno «prosciugato» anche il Po, il fiume più lungo del Bel Paese. Proprio sul suo letto, sono stati rinvenuti relitti della Seconda guerra mondiale, tra cui spiccano un carro armato tedesco e delle navi mercantili. In Lombardia, intorno a Canneto sull'Oglio, tra le provincie di Mantova e Cremona, è invece emerso un sistema di palafitte la cui costruzione risalirebbe all'Età del Bronzo. E dall'Italia, non è tutto. La guida alpina Corrado Gaspard, lo scorso 10 agosto, si è imbattuta in una marmotta congelata nel massiccio del Monte Rosa, sulla cresta che unisce il Lyskamm occidentale a quello orientale. «Stavo accompagnando un cliente, eravamo nella fase di discesa, quando a un certo punto l'ho notata sui sassi. Eravamo a circa 4.200 metri di quota. L'ho fotografata e ho avvisato il Corpo forestale della Valle d'Aosta», ha spiegato l'uomo, ricordando che prima di questo episodio non si erano mai verificati ritrovamenti analoghi.

La marmotta congelata ritrovata da Corrado Gaspard sul Monte Rosa. © Ansa
La marmotta congelata ritrovata da Corrado Gaspard sul Monte Rosa. © Ansa

Anche qualche cadavere

Alcune scoperte, come si può immaginare, sono più macabre di altre. È il caso di quanto trovato in Nevada nel lago Mead, un enorme bacino idrico dell'iconica diga di Hoover. Insieme a svariate barche affondate sui fondali - di cui una in una curiosa posizione verticale, con la poppa bloccata nel fango - e a una boa su cui si legge la scritta "No boats" sono stati rinvenuti anche diversi cadaveri, e persino un barile contenente alcuni resti umani. Il lago, che si è ridotto a una frazione rispetto alle dimensioni originali, potrebbe presto «prosciugarsi» ulteriormente e questo, secondo Michael Green, professore associato di storia all'Università del Nevada, porterebbe molto probabilmente alla scoperta di nuovi corpi. Un caso simile ha interessato proprio nelle ultime ore anche l'India. I resti di Chandrashekhar Harbola, un soldato indiano di cui si erano perse le tracce 38 anni fa, sono stati ritrovati sul ghiacciaio del Siachen, nello stato del Ladakh, lungo il confine himalayano conteso tra India e Pakistan. In questo caso, i resti dell'uomo sono stati ritrovati in un bunker che non era mai stato raggiunto prima. 

Reliquie dal nord

Lo scioglimento dei ghiacciai ha toccato anche il nord Europa e, in particolare, la Norvegia. Una tunica di lana dell'età del ferro, una scarpa in stile romano, ma anche una freccia ben conservata, con l'ardiglione ancora attaccato sono alcuni degli strani manufatti scoperti negli ultimi tempi dall'archeologo glaciale Lars Pilø e dalla sua équipe del Glacier Archaeology Program. Si ipotizza che questi relitti risalgano agli anni 300-600, come si può evincere dalla freccia, una reliquia proveniente, con ogni probabilità, da un sito di caccia alle renne. 

I giardini segreti e le barche affondate

Ma le scoperte di questi ultimi mesi non finiscono qui. In Inghilterra, a pochi chilometri dalla cittadina di Bakewell, la siccità ha portato alla scoperta dell'elaborato design di un giardino del 17. secolo a Chatsworth House, storica dimora nel Derbyshire. Risalente al 1699, il giardino si componeva di aiuole ornamentali e sentieri accurati nascosti agli occhi della popolazione per quasi 300 anni, da quando nel 1730 il progetto fu coperto e sostituito con un nuovo disegno. Le temperature particolarmente alte hanno contribuito a far riemergere ciò che giaceva nascosto sotto i fili d'erba. Infatti, con il calore dei 38,1 gradi registrati a Chatsworth lo scorso 26 luglio, l'erba del nuovo prato è bruciata rapidamente, permettendo di scovare gli intricati disegni sottostanti del Great Parterre. Volando fino in Ungheria, nei pressi di un porto di Velence, troviamo invece diverse barche abbandonate sul letto secco di un lago. La causa, neanche a dirlo, è ancora una volta la siccità, che nel Paese ha colpito come mai prima d'ora. 

I relitti di alcune barche nel letto di un lago ungherese a Velence. © AP Photo/Anna Szilagyi
I relitti di alcune barche nel letto di un lago ungherese a Velence. © AP Photo/Anna Szilagyi

Misteri (ir)risolti

Ogni tesoro che riemerge dopo secoli racconta una storia. In alcuni casi, la storia è una spiegazione a un mistero o a un caso irrisolto per anni e anni, come quello del relitto di Shackleton. Ci troviamo tra i freddi ghiacci dell'Antartide. A fine febbraio, la copertura del ghiaccio marino antartico ha raggiunto il livello minimo mai osservato dalle riprese satellitari. Una tragedia, dal punto di vista ambientale, ma un minimo sollievo per quello che è considerato uno dei più grandi misteri della storia marittima. Andando con ordine, nello stesso periodo, una nave da ricerca dal Sudafrica stava navigando nel continente, per raggiungere le profondità del remoto Mare di Weddell, dove è stato localizzato e poi in seguito rilevato e filmato il relitto della nave Endurance di Sir Ernest Shackleton, un noto esploratore di inizio 900. Proprio in quell'area, un secolo fa, la sua nave era stata catturata e intrappolata dal ghiaccio marino antartico, che in quelle zone raggiungeva spessori notevoli. Il relitto, infatti, giaceva a più di 3.000 metri di profondità. Così come per la nave di Shackleton, il destino del nostro Pianeta sembra essere diventato quello di restituirci sempre più reliquie del passato, svelandoci misteri mai risolti, ma proponendoci nuove sfide, ancora più complesse, da affrontare. 

© Bloomberg Green 
© Bloomberg Green 
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