Il reportage

«Noi, ticinesi che torniamo in Italia per fare la spesa»

I grandi distributori svizzeri avvertono la ripresa, dopo la pandemia, al turismo degli acquisti verso l’estero e, infatti, nei centri commerciali oltre frontiera sono sempre di più i ticinesi che fanno provviste, non solo per risparmiare: «Qui c’è più scelta e siamo abituati ai marchi che non troviamo nei negozi sotto casa»
I ticinesi sono tornati a spendere circa 500 milioni all’anno in Italia, come prima della pandemia © CdT/Gabriele Putzu
Jona Mantovan
06.03.2023 18:00

I grandi distributori se ne sono accorti: il turismo degli acquisti è tornato ai livelli prepandemia. I ticinesi, infatti, sono tornati a spendere circa 500 milioni di franchi all’anno in Italia. E un rapido sopralluogo nei parcheggi dei centri commerciali appena oltre frontiera lo conferma.

La mattina è fredda e umida, ma le automobili con lo stemma rosso e blu sono la maggioranza, in sosta a Lavena Ponte Tresa, vicino a un negozio di una catena nazionale italiana. Ma perché comprare in Italia? Ecco le risposte di alcuni ticinesi, tra chi punta sulla convenienza e chi esige ampia scelta nell’assortimento. Una varietà di marchi e prodotti che sembrerebbe scarseggiare negli esercizi ‘sotto casa’. Con un punto dolente: i prezzi sarebbero saliti. E di tanto.

Non sempre conviene

«Facciamo la spesa regolarmente qui in Italia, almeno una volta alla settimana», illustra Rachele, 58.enne di Val Colla, mentre sta caricando il baule con gli ultimi prodotti. «Oggi eravamo di passaggio e ci siamo fermati. I prezzi? Sì, sono aumentati parecchio. Siamo quasi ai livelli svizzeri», esclama. «Ma qui conviene sempre. Non saprei se un cambio meno favorevole rischierebbe di far saltare questa attrattività. D’altronde, qui abbiamo un assortimento più vasto. Molti prodotti che nei nostri negozi non riusciamo a trovare qui ci sono».

Proprio Rachele ha centrato il punto. Poco più avanti, nella parte scoperta dell’area di sosta, Giuseppe sta per rientrare nell’abitacolo, dopo una breve scampagnata tra gli scaffali. «Con la scusa dell’aumento del prezzo del gas a causa della guerra in Ucraina... tutto è aumentato», dice con la sua voce squillante. L’80.enne, oggi in pensione, abita a Caslano ed è stato istruttore di golf a Magliaso. «Molte cose, già adesso, conviene acquistarle in Svizzera», suggerisce. «Anche se la maggior parte dei prodotti conviene acquistarli qui. Anche l’assortimento è senza paragoni. Ma per carità, mia moglie fa spesa anche a Caslano, eh?», ammicca con un sorriso.

Questione di abitudine

Milena, infermiera 42.enne che vive a Lavena ma lavora in Ticino, osserva come per i consumatori della Svizzera italiana la gita fuori porta per riempire il baule sia ormai una questione d’abitudine: «Ho chiesto a una mia collega se non fosse meglio evitare la trasferta oltreconfine, ma mi ha risposto che lei e suo marito sono ormai abituati a certi marchi, certi prodotti... tipici dei supermercati italiani». I ticinesi aprono i loro portafogli senza farsi tanti problemi. Al punto che i negozi dalla parte italiana, vicini al confine, avrebbero leggermente ‘gonfiato’ le loro etichette: «Certo, la carne... ma anche la verdura. Quando mi sposto a Varese o a Legnano, dove vive il mio ragazzo, vedo che si possono comprare le stesse cose per meno».

Il cambio non influisce

Ismael, apprendista meccanico 20.enne di Paradiso, scende dalla macchina. Insieme a lui, anche la sua ragazza, Michelle, anche lei di vent’anni, studentessa che si è trasferita dal Perù da qualche mese e sottolinea come non sia mai stata in Italia per la spesa. «Abito a Savosa, ma cerco sempre i prodotti più economici nei negozi vicino a casa mia. Spero che qui sia tutto ancora più economico». Ismael spiega di tenere d’occhio l’evoluzione del cambio: «Ma se non dovesse essere favorevole, farei ugualmente la spesa qui».

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