Stati Uniti

Non solo New York: tutte le vittorie dei democratici nel martedì elettorale

Oltre al sindaco di New York, il partito dell’asinello ha conquistato i governatorati di Virginia e New Jersey e le città di Atlanta, Detroit, Minneapolis, Pittsburgh e Cincinnati - Strappato anche due seggi ai repubblicani nel «rosso» Mississippi
La democratica Abigail Spanberger sarà la prima donna governatrice della Virginia. ©Stephanie Scarbrough
Dario Campione
05.11.2025 18:54

Il martedì elettorale ha sorriso ai Democratici non soltanto a New York, dove Zohran Mamdani è diventato sindaco superando la maggioranza assoluta dei votanti, ma anche in altri Stati. Gli oppositori di Donald Trump hanno vinto tutte le contese più importanti, a partire da quelle per la poltrona di governatore in Virginia e New Jersey. Un’onda blu, in parte attesa, in parte superiore alle stesse speranze dem.

Lo stesso Trump ha ammesso: «Non ci si aspettava una vittoria, erano aree molto democratiche. Ma non credo che sia stato un bene per i repubblicani. Non sono sicuro che sia stato un bene per nessuno. Abbiamo imparato molto. Ne parleremo».

Governatori e sindaci

Abigail Spanberger sarà la prima donna a guidare lo Stato della Virginia. Con il 57,5% dei voti, ha distanziato di 15 punti la vicegovernatrice uscente Winsome Earle-Sears. Senza storia anche la corsa alla poltrona di vice, vinta dalla dem Ghazala Hashmi con oltre il 55% dei voti contro il 44% del repubblicano John Reid. In Virginia era molto atteso pure il risultato per l’elezione del procuratore generale: l’uscente Jason Miyares, repubblicano, ha ottenuto il 46,5% dei voti, perdendo nettamente contro il democratico Jay Jones, che ha superato il 53%.

In New Jersey, la democratica Mikie Sherrill, attualmente deputata alla Camera bassa degli Stati Uniti, ha superato il 56% delle preferenze e ha travolto il repubblicano Jack Ciattarelli, il quale si candidava per la terza volta alla poltrona di governatore.

In Georgia, il sindaco uscente della capitale Atlanta, il democratico André Dickens, è stato confermato con l’86,1% dei voti, un autentico plebiscito. Nel 2021, Dickens era diventato sindaco dopo un ballottaggio con Felicia Moore.

Detroit, capitale del Michigan e dell’industria automobilistica americana, avrà per la prima volta una sindaca donna: è la democratica Mary Sheffield, 37 anni, eletta con oltre il 77% nel voto che la vedeva opposta a Solomon Kinloch, 52 anni, pastore evangelico della Triumph Church.

A Minneapolis, in Minnesota, il sindaco dem in carica Jacob Frey non è riuscito a superare il 50% dei voti al primo turno e dovrà quindi affrontare il ballottaggio con un altro candidato del suo stesso partito, Omar Fateh, esponente della sinistra interna e senatore dello Stato, premiato dal 31,6% degli elettori.

Nella capitale dell’Ohio, Cincinnati, il sindaco democratico uscente Aftab Pureval ha stravinto le elezioni battendo con il 78,2% dei voti Cory Bowman, fratellastro del vicepresidente JD Vance, fermo al 21,8%. Percentuali ancora maggiori ha ottenuto a Pittsburgh, in Pennsylvania, un altro democratico, Corey O’Connor, che dopo aver spodestato il sindaco in carica Ed Gainey alle primarie ha stracciato lo sfidante repubblicano Tony Moreno conquistando l’87,5% delle preferenze.

In Pennsylvania era molto atteso anche l’esito del voto di conferma del mandato decennale del giudice della Corte suprema statale, il democratico Kevin Dougherty. Il risultato è stato nettissimo: 61,5% di sì e 38,5% di no.

Infine, così come segnalato dall’Associated Press, due dem della Georgia hanno strappato ai repubblicani i seggi nella Commissione per i servizi pubblici dello Stato: si tratta delle prime vittorie non federali per un democratico in quasi due decenni in Georgia. I democratici hanno anche conquistato un paio di seggi al Senato del Mississippi, rompendo la supermaggioranza repubblicana in uno Stato profondamente rosso.

Correlati
La vittoria di Mamdani e la nuova retorica dem
Il partito repubblicano teme l'emergere di una frangia democratica in grado di usare (anche) le stesse armi del movimento MAGA, in particolare il populismo economico, per raggiungere la classe operaia negli ultimi anni facile preda del trumpismo