Il caso

Per la caserma dei pompieri «soluzione entro fine anno»

Bellinzona: dopo una lunga attesa si è vicini ad una svolta per il progetto all’ex Birreria di Carasso - Difficilmente tuttavia la struttura sarà operativa nel 2029 per le 200 candeline del Corpo - Al quale si sono uniti quelli di Cadenazzo e Gambarogno: servono volontari
Il comandante Samuele Barenco. © CdT/Chiara Zocchetti
Alan Del Don
26.08.2025 16:05

La notizia più attesa, alla fine, non è (ancora) arrivata. «Ci stiamo lavorando. Entro la fine dell’anno dovremmo avere una soluzione chiara e ben definita», ha affermato il sindaco di Bellinzona Mario Branda a proposito della futura caserma dei pompieri. L’ubicazione - salvo ripensamenti - c’è, ossia l’ex Birreria di Carasso, in un terreno già pianificato accanto all’ecocentro. E che potrebbe accogliere, chissà, magari anche la Protezione civile e la Croce Verde nonché i Servizi urbani. Presto lo sapremo. Sarebbe un regalo di Natale decisamente gradito per il riorganizzato Corpo, al quale dallo scorso 1. luglio si sono «uniti» quelli di Cadenazzo e Gambarogno portando gli effettivi a 282 vigili del fuoco. Oggi è stata l’occasione per fare il punto sulla riforma che è partita dal basso e poi è sfociata nel via libera dapprima dei Municipi (compresi quelli dei Comuni convenzionati di Arbedo-Castione, Lumino e Sant’Antonino) ed in seguito dei rispettivi Legislativi.

Un ricambio del 10%

Alla testa dei pompieri della capitale dal 1. settembre 2013, il comandante Samuele Barenco sorride ma non troppo. A preoccupare l’ente di pronto intervento della Città, così come quelli del resto del cantone, è la carenza di militi. Trovare dei volontari è viepiù difficile. In media, nella Turrita, un quarto abbandona prima della fine della formazione ed un altro quarto dopo. Sta di fatto che il turnover annuo è del 10%. Fra vigili del fuoco urbani (età media di 37 anni) e di montagna (40 anni) attualmente ne serve una trentina. L’invito è di partecipare alla serata informativa in agenda martedì 2 settembre alle 20 nella caserma in via Mirasole. «È indubbiamente la sfida più importante che ci attende in prospettiva. Durante le ore lavorative gli interventi sono garantiti da alcuni elementi del personale impiegato affiancati dai volontari (i professionisti sono 25; n.d.r.). Fuori da questi orari, per contro, il picchetto è coperto unicamente dai volontari. Finora siamo sempre riusciti a trovare un numero adeguato di volontari, ma il reclutamento è e rimane cruciale», ha spiegato Barenco.

E sì, tanto più considerando l’ampio territorio (265 chilometri quadrati, di cui il 70% boschivi) al quale si aggiungono 39,4 chilometri di autostrada e 65,5 di ferrovia. Non solo. Altri potenziali grattacapi arrivano dall’aumento del traffico con conseguenti disagi alla viabilità (per un pompiere che parte da Claro, ad esempio, nelle ore di punta non è mica così evidente arrivare in tempi rapidi nella Turrita in caso di intervento) e lo sviluppo territoriale. «Infine, tra le sfide future, inserisco altresì il consolidamento della riorganizzazione del Corpo unico e la professionalizzazione, un tema quest’ultimo legato naturalmente ai costi. Per il resto aspettiamo sempre la nuova legge cantonale: noi, oltretutto, ne beneficeremmo con un aumento del flusso finanziario», ha precisato il comandante. Orgoglioso, in conclusione, della ricorrenza che cadrà nel 2029 (i 200 anni del Corpo) e che verrà celebrata con una serie di eventi.

Ottimizzazione a più livelli

«Questa unione è frutto dell’evoluzione dei tempi e rappresenta un passo fondamentale verso una gestione più efficiente e coordinata della sicurezza sul territorio, consentendo di ottimizzare risorse, competenze e capacità operative a beneficio della popolazione» della regione (vale a dire 61 mila abitanti circa), hanno sottolineato il sindaco Mario Branda ed il capodicastero Sicurezza e servizi industriali Mauro Minotti. È inoltre la testimonianza, è stato puntualizzato, che si può collaborare (e pure bene) senza necessariamente essere «aggregati»; il riferimento è naturalmente ad Arbedo-Castione, Cadenazzo, Lumino e Sant’Antonino che hanno detto no al matrimonio con Bellinzona. C’è soddisfazione, insomma, per la «fusione» tra i tre Corpi pure fra le autorità degli enti locali citati poc’anzi, come hanno rilevato Simona Zinniker (sindaca di Sant’Antonino), Renzo Marielli (vicesindaco di Cadenazzo) e Pier Gazzoli (vicesindaco di Arbedo-Castione). Terminiamo con un numero: in media i pompieri di Bellinzona sono chiamati ad effettuare 750 interventi all’anno. Nell’ultimo decennio si è registrata una crescita.