La società

Quando muore una regina: ecco com'è cambiato il protocollo

BBC come primo canale, cravatta nera e giacca scura, frasi in codice: con il professor Matthew Hibberd vediamo che cosa si nasconde dietro l'annuncio della scomparsa di Elisabetta II
La comunicazione segue una trafila ben precisa e collaudata, rivista varie volte all'anno.
Jona Mantovan
09.09.2022 16:00

La morte della regina Elisabetta II ieri, 8 settembre 2022, a 96 anni, ha lasciato molti a bocca aperta. «Certo, eravamo preparati a un evento del genere, ma è una situazione strana, perché solo un paio di giorni prima (il 6 settembre, ndr) aveva incontrato Boris Johnson e Liz Truss per il passaggio di testimone alla guida del governo inglese». A parlare è Matthew Hibberd, professore di gestione dei media all'Università della Svizzera italiana che ci risponde proprio dalla Scozia, nel mezzo di un giro di conferenze per il mondo. Anche la notizia del decesso della sovrana da primato, dall'alto dei suoi settant'anni di regno, è arrivata con il protocollo. Il manuale, intitolato «Operazione London Bridge», risale agli anni Sessanta. L'esperto ci aiuta a gettare uno sguardo all'interno della complessa macchina che regola le procedure. Il manuale sarà stato seguito alla perfezione, in questa particolare occasione? «In un certo senso, è stata una fortuna che l'evento sia capitato in settembre. Le vacanze sono finite, il personale ha appena ripreso a lavorare, i giornalisti e i corrispondenti che seguono le vicende della casa reale sono tutti presenti all'appello. È, insomma, lo scenario ideale per coprire al meglio un avvenimento del genere», dice Hibberd. Giornalisti con cravatta nera e giacca scura, frasi in codice, la BBC che ha l'esclusiva. Quali parti di questo protocollo sono state effettivamente messe in atto?

Fine del monopolio per la BBC

«No, beh, l'emittente radiotelevisiva britannica non è così privilegiata, oggi, rispetto a una volta. È stato così con la morte del padre di Elisabetta, nel 1952. O anche per il vecchio re, Giorgio V, nel 1935. Era praticamente inevitabile, perché loro avevano il monopolio. Questa volta, però, la ‘musica’ è stata diversa. Il comunicato stampa, infatti, è stato diffuso attraverso la Press Association alle 18.30 ora britannica, le 19.30 in Svizzera. Nel dispaccio, si dice che il decesso era già avvenuto nel pomeriggio, qualche ora prima, quindi. In quel momento ero al tavolo con alcuni miei familiari e abbiamo tutti sentito le notifiche sui nostri cellulari. Io l'ho vista sulla BBC, ma qualcun altro l'ha ricevuta nello stesso momento da altri canali, come Sky o altri».

Insomma, la posizione di privilegio non è più appannaggio della storica rete. Il processo comunicativo, secondo quanto riporta Hibberd, dà spazio a tutti i canali, che siano stampa, tv, web o radio. 

Esiste un protocollo molto stretto. I giornalisti che appaiono sugli schermi devono avere un certo tipo di abbigliamento. Camicia bianca, cravatta nera, giacca scura...
Matthew Hibberd, professore di gestione dei media all'Università Svizzera italiana

La collaudatissima «Operazione London Bridge»

Già, il processo comunicativo, un apparato gigantesco che si mette in moto. Una serie di procedure verificate più volte e pianificate da tempo e riviste varie volte all'anno, anche. «Certo, esiste un protocollo molto stretto. I giornalisti che appaiono sugli schermi devono avere un certo tipo di abbigliamento. Camicia bianca, cravatta nera, giacca scura... Questo manuale, che non si limita soltanto al codice di abbigliamento, risale a parecchi anni fa ed è ampiamente collaudato».


Il professore, poi, ricorda anche le polemiche che si erano abbattute sempre sulla prima emittente del Paese in occasione della morte della regina madre, Elizabeth Bowes-Lyon: «Il giornalista non indossava la cravatta nera ed è stato criticato. Ma allora la giustificazione è stata che la nobile aveva già oltre cent'anni e non sembrava il caso di dare troppo peso alla notizia. Ma con Elisabetta, ovviamente, il discorso è ben diverso. Stiamo parlando della sovrana, il protocollo del ‘London Bridge’ va seguito alla lettera».

Ore prima era stato diffuso un annuncio sibillino: ‘i medici sono preoccupati’. Sono quasi convinto che questa sia stata una frase chiave, una sorta di segnale in codice per dire ‘guardate, siamo alla fine’
Professore di gestione dei media all'Università Svizzera italiana

La tradizione delle comunicazioni enigmatiche

Matthew Hibberd, però, si spinge oltre e azzarda un'ipotesi. La sua memoria corre a qualche ora prima, quando era stato diffuso un primo comunicato sulle condizioni di salute della regina Elisabetta II del Regno Unito. «Sì, proprio ieri, all'ora di pranzo. Era mezzogiorno, quindi verso l'una in Svizzera. L'annuncio era stato ‘i medici sono preoccupati’ (‘The doctors are concerned for Her Majesty’s health’, ndr)». Una frase sibillina, enigmatica. Una comunicazione ambigua, che ha acceso qualche collegamento secondo il professore.

«Ecco, sono quasi convinto che questa sia stata una frase chiave, una sorta di appello per dire ‘guardate, siamo alla fine’, quasi un segnale in codice. Ma ho notato che tutti, a quel punto, sono poi partiti. Certo, anche questi dettagli sono definiti dal protocollo. Nel 1952, per esempio, la BBC aveva diramato una comunicazione con una frase alquanto particolare, qualcosa come ‘la vita del re sta passando lentamente’, (‘is slowly passing on’, ndr). Una formula di parole particolari era stata impiegata anche all'epoca, quindi. Ma anche prima, nel 1935. Insomma, la questione è riconosciuta – conclude Hibberd –. Non ne sono al corrente in maniera formale, perché non mi trovo all'interno di quel sistema, ma la sensazione è davvero molto forte».

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