Sciopero al San Gottardo: «La situazione è logorante e incomprensibile»

Braccia incrociate e cantieri fermi ai due portali della galleria del San Gottardo: i lavoratori impegnati nella realizzazione del secondo tubo del tunnel autostradale hanno scioperato per tutta la giornata di oggi e si sono dati appuntamento per una protesta congiunta nella località leventinese. Lo riferisce il sindacato UNIA in una nota, spiegando che la manifestazione è stata indetta - sulla scia di quella avvenuta lunedì 20 ottobre a Bellinzona - per chiedere migliori condizioni di lavoro. Lo stop al cantiere della galleria rientra infatti nell’ondata di protesta nazionale organizzata dall’edilizia in tutta la Svizzera nel quadro del rinnovo del contratto nazionale mantello per l’edilizia (il quale regola anche le condizioni di lavoro dei minatori e dei costruttori di gallerie) che scadrà alla fine dell’anno. Le trattative con la Società svizzera degli impresari costruttori (SSIC) sono però ancora ferme.
«Mai arrivati a questo punto»
«Ci sono già state cinque tornate di trattative a livello nazionale tra le due parti e non mi è mai capitato di arrivare a questo livello senza che ci sia fattivamente nemmeno un punto su cui si è d’accordo», spiega Giangiorgio Gargantini, segretario regionale di UNIA Ticino, ripercorrendo le tappe di un lungo e faticoso iter. «Si continua a discutere, a fare il gioco dell’elastico, tirandolo e rilasciandolo. A un certo punto sembra che ci si stia avvicinando e poi ci si riallontana di nuovo». Sul tavolo di lavoro ci sono le rivendicazioni degli edili per il rinnovo del contratto mantello che, vista la scadenza, va rinegoziato. Le richieste sono chiare: orari di lavoro e tempi di viaggio ragionevoli, che consentano di avere una vita anche al di fuori del cantiere; compensazione del rincaro garantita per salvaguardare il potere d’acquisto; indennità eque per il duro lavoro in galleria. Richieste alle quali però si oppone la SSIC. «Se fosse per loro gli edili dovrebbero lavorare ancora più ore in cambio di meno salario», si legge nel comunicato di UNIA. «È una situazione estremamente logorante, soprattutto per i diretti interessati: i lavoratori», riprende Gargantini. «Quanto sta succedendo è incomprensibile e molto frustrante».
Competizione internazionale
Lavoratori che, al fianco dei sindacati, evidenziano nella nota «l’atteggiamento ostruzionistico dei vertici della SSIC» nei confronti di aziende che avrebbero, invece, urgente bisogno di soluzioni durature. Sì, perché la manodopera specializzata nel ramo della costruzione delle gallerie è molto richiesta: «Il settore è in crisi e c’è una dura competizione a livello internazionale», aggiunge ancora UNIA. «Rispetto ai Paesi vicini, la Svizzera sta perdendo attrattiva a causa delle condizioni di lavoro offerte nell’edilizia». Di conseguenza, sempre più lavoratori lasciano la Svizzera e le imprese cercano continuamente la manodopera qualificata per realizzare importanti progetti infrastrutturali. «Se il duro lavoro non è più redditizio non stupisce che sempre meno minatori e costruttori di gallerie vogliano lavorare in Svizzera. Il tempo stringe: urgono miglioramenti», mette in guardia Chris Kelley, co-responsabile del settore Edilizia del sindacato.
Forza e autodeterminazione
La manifestazione andata in scena oggi ha un grande peso, evidenzia di nuovo Gargantini. «Non solo è stata capace di unire i due portali della galleria del San Gottardo ad Airolo e a Göschenen, quella messa in campo è stata anche un’azione specifica organizzata con i lavoratori del sotterraneo. E ha permesso di portare sotto i riflettori le condizioni di queste persone, sollevando precise problematiche». Manifestazioni come questa fanno molto rumore a livello di opinione pubblica ma riescono anche a far smuovere concretamente qualcosa per i lavoratori? «Sicuramente danno slancio anche a chi si trova in prima linea a protestare. Queste mobilitazioni hanno un duplice effetto: dare forza e autodeterminazione ai lavoratori, rendendoli partecipi di tutto ciò che avviene in un contesto nazionale e mettere anche un po’ di pressione sui datori di lavoro; diverse aziende infatti iniziano a pensare che varrebbe la pena trovare un accordo, cercare un’apertura e un avvicinamento evitando di perdere altre giornate di lavoro che stanno incominciando ad accumularsi».
Nel frattempo, in tutto il Paese ci sono state e ci saranno altre proteste in varie città e regioni: Berna, Zurigo, Svizzera centrale e occidentale. E in Ticino? «Vedremo se organizzarne un’altra», risponde Gargantini. «Questo dipenderà da come andranno le trattative dopo questa prima ondata di mobilitazioni, faremo il punto per capire se ci stiamo avvicinando a un accordo con la parte datoriale. Ma oggi siamo ancora molto distanti dal raggiungere l’obiettivo».


