Ticino

«Se faccio quella telefonata la mia vita non cambia, ma mi sentirò meno sola»

Telefono amico lancia l'appello: «Se hai bisogno di qualcuno con cui parlare, chiama il 143. Che si tratti di violenza fisica, psicologica, sociale o economica, i volontari sono lì per ascoltarti»
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Jenny Covelli
22.02.2024 12:32

«Non parliamo di violenza solo il 25 novembre». L'appello era stato lanciato in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne dalla dottoressa Giulia Bruzzone, medico capoclinica di Pronto Soccorso all’Ospedale regionale di Lugano. Un invito raccolto da Telefono Amico, punto di contatto per il primo soccorso emotivo a disposizione 365 giorni l'anno, 24 ore su 24, per «offrire un ascolto attento, rispettoso e aperto» a tutte le persone e alle loro preoccupazioni. Anche a chi è vittima di violenza fisica, psicologica, sociale (l'isolamento da familiari e amici) ed economica.

In Svizzera due donne al mese vengono uccise per mano di un uomo. Stopfeminizid.ch, che censisce le vittime di femminicidio nel nostro Paese, riferisce di tre vittime nel 2024: una 46.enne ad Allaman (Vaud), il 5 gennaio; una 56.enne a Wädenswil (Zurigo) il 15 gennaio; una 38.enne a Binningen (Basilea Campagna) il 13 febbraio. Una quarta donna, una 27.enne, è stata trovata morta nel Reno vicino a Laufen-Uhwiesen (Zurigo), a fine gennaio. «In caso di violenza, è fondamentale uscire dall’isolamento e trovare qualcuno con cui condividere ciò che sta accadendo, cercando di superare la paura», spiega Claudia Cattaneo, responsabile PR di Telefono Amico.

Nel 2023, il 143 ha registrato un aumento di telefonate legate proprio a situazioni di violenza. «Da un certo punto di vista è un bene», aggiunge Cattaneo, «perché rivolgendosi a noi, la persona cerca aiuto». C'è, insomma, più consapevolezza. E il problema non riguarda solo le donne, anzi. «Telefono Amico garantisce l'anonimato. Chi chiama si può sfogare, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Senza avere "paura" di sentirsi costretti a denunciare "il carnefice". Durante il colloquio di aiuto si costruisce un rapporto di fiducia, chi è dall'altra parte del telefono riesce ad aprirsi con il volontario all'ascolto. Se lo desidera, riceve anche un aiuto di tipo concreto, informazioni pratiche, ma solo se lo desidera. Nessuno dice "lei deve andare, lei deve fare". È importante, invece, costruire un buon rapporto, sentirsi accolti e poter parlare in libertà».

Da parte di Telefono Amico c'è massima disponibilità. «È chiaro che la persona chiama quando si sente tranquilla. Se è a casa da sola, o è uscita per una passeggiata. Quando può prendersi del tempo per sé, insomma, senza essere sotto controllo. Noi ci siamo, sempre». A volte si tratta di «chiamate occasionali», momenti di sfogo. Ma la maggior parte delle telefonate permette di costruire un rapporto di fiducia. «Ci vuole del tempo per maturare consapevolezza in una situazione di violenza. E, fare qualcosa, comporta un grande cambiamento di vita. La paura è predominante. Noi siamo a disposizione anche per aiutare la persona a intraprendere questo lungo percorso, se e quando lo desidera». Spesso capita che un obiettivo, in tal senso, non venga mai raggiunto. «Ma il 143 c'è. Tutti possono rivolgersi a noi – aggiunge Claudia Cattaneo –. Quello che viene detto resta tra le mura di Telefono Amico».

Con i circa 40 volontari è  possibile sfogarsi, parlare di emozioni, dolore, affaticamento. La maggior parte delle telefonate – nel 2022 sono state ben 17.696, circa 50 al giorno – sono legate a disturbi psichici, problemi nella «gestione del quotidiano» e relazioni (di coppia, in famiglia, con gli amici). Gli utenti hanno tra i 41 e i 65 anni. In chat (altro servizio offerto) la fascia d'età cambia: 19-40 anni. «È un rimedio contro la solitudine, per non rimanere isolati nei problemi».