Shanghai è ancora nella morsa della COVID, in un lockdown infinito
«Combattere l'epidemia con un cuore solo e a lavorare insieme per la vittoria». La mente torna subito indietro, alle frequenti conferenze stampa settimanali da Berna durante le prime due ondate. L'incubo COVID-19. Ma, no, fortunatamente non è stato Alain Berset a dirlo. Se in Svizzera anche le mascherine sono ormai scomparse, insieme alle ultime restrizioni, dall'altre parte del mondo la situazione è decisamente diversa. Ed è il dipartimento di polizia di Shanghai a pronunciare il perentorio invito alla popolazione, seguito da un avvertimento: «Coloro che violano le disposizioni saranno trattati in conformità con la legge dagli organi di pubblica sicurezza. Se commettono un reato saranno indagati a norma di legge». Sì, perché la città più grande della Cina è (di nuovo) nella morsa del coronavirus e la municipalità ha imposto un durissimo lockdown. Addirittura la circolazione delle auto è stata vietata. Oltre 26 milioni di persone sigillate in casa, dal 28 marzo. E non c'è una data di fine lockdown. Ecco perché monta la rabbia.
Non c'è cibo
Martedì i casi di COVID-19 hanno superato quota 26.000. Lunedì erano 23.000. Secondo i dati diffusi dalla Commissione sanitaria nazionale, l'hub finanziario della Cina ha registrato 1.189 contagi accertati e 25.141 portatori asintomatici. E la Cina ha sposato l'approccio della tolleranza zero. Ma la popolazione, dopo oltre due anni, è anche sotto lo zero. Frustrazione, ma anche tristezza. Oltre alla lotta per il cibo. La distribuzione va a rilento perché le restrizioni bloccano i camionisti, le consegne a domicilio vanno a singhiozzo, le app sono sovraccariche e all’alba è il caos per accaparrarsi le provviste portate dai volontari. C'è anche la violenza: residenti che malmenano gli operatori sanitari che devono far rispettare il lockdown.
Lo sfogo della gente
E tutto viene documentato e postato online. Tanto che la Cyberspace Administration of China, l'autorità che vigila su Internet, ha ammonito i cittadini a non «fabbricare e diffondere notizie false» online sulla COVID che «interrompono le comunicazioni e provocano effetti negativi». Ma le testimonianze non mancano. Scene riprese dagli smartphone, note vocali, conversazioni telefoniche registrate. Le persone sono esauste, esasperate, e non collaborano più, non credono più al Governo. «Perché non ci mettono tutti in prigione?», «Dov'è il comunismo? Se mi stanno sentendo, che vengano a prendermi, non me ne importa più nulla ormai». Su Twitter si vedono anche immagini dei grattacieli notturni, solo le luci alle finestre. E urla, le grida di persone che non ne possono davvero più.
Droni e cani-robot
Intanto per le strade sono tornati i cani-robot che tanto ricordano quelli di Black Mirror e i droni. «Restate a casa, indossate la mascherina, lavatevi spesso le mani, prevenite la pandemia con metodi scientifici» si sente dal megafono. Ancora, di nuovo, dopo 26 mesi. «Bassotti metallici radiocomandati che diffondono istruzioni» li ha definiti qualcuno.

I droni sono invece a disposizione dell’ufficio di pubblica sicurezza di Shanghai per scoraggiare proprio chi di notte grida la frustrazione contro il confinamento a tempo indeterminato. «Controllate il vostro desiderio di libertà. Non aprite le finestre per cantare o gridare, questo accresce il rischio di trasmettere il coronavirus», scandisce la registrazione.
Quando finirà?
Intanto una delle città più cosmopolite e ricche di tutta la Cina è paralizzata. Il lockdown che sarebbe dovuto durare cinque giorni continua a bloccare in casa dai più piccoli ai più anziani. In solitudine. Con uno stato mentale devastato. Quotidianamente la porta di casa viene aperta solo per sottoporsi al tampone molecolare che gli infermieri effettuano porta a porta. E il ritorno alla normalità sembra un miraggio davvero troppo lontano.