«Sì, ora rilanciamo la Fortezza», ma non tutti credono nel ticket

«Sì, è ora di rilanciare la Fortezza», sembrano voler dire in coro i passanti incrociati in un assolato pomeriggio a Bellinzona. «Ma non si chiamano più Castelli?», si chiedono ancora in molti. Un po’ come se l’immagine promozionale, introdotta nel 2021 con la rinnovata denominazione, non avesse ancora attecchito del tutto. Ed è anche a questo che dovrebbe servire il progetto da 19 milioni sul tavolo del Municipio, che prevede pure l’introduzione di un biglietto a pagamento per l’ingresso alla corte di Castelgrande. Un’idea che, però, fa storcere il naso ad alcuni, nonostante sarebbe rivolta unicamente ai turisti mentre bellinzonesi e ticinesi non sarebbero chiamati a mettere mano al borsello. Tiziana, ad esempio, vedrebbe l’introduzione del biglietto d’accesso solo in caso di eventi speciali: «Chi ci visita dall’estero paga già molte cose, non vedo ragioni per monetizzare ulteriormente», spiega la 59.enne di Mendrisio, che - fra l’altro - nella vita è operatrice culturale.
Vantaggi per ristoranti e negozi
Sulla stessa lunghezza d’onda anche una giovane di Bologna (quindi diretta interessata), Deborah: «Se l’ingresso costa, il pubblico sarà inevitabilmente più ridotto», afferma la studentessa, pur riconoscendo che in Europa la maggior parte dei siti storici prevede un pagamento. Di parere diverso Gianni, pensionato ed ex macellaio: «Far pagare i turisti va bene. Soprattutto in previsione di un’eventuale ressa da tenere a bada come se ne vedono altrove, mi sembra un passo nella giusta direzione». Tornando alla questione della «rinascita» della Fortezza, per il 67.enne la «scommessa» milionaria è comunque positiva, soprattutto se porta benefici all’economia locale: «Più persone dall’estero di passaggio, significa bar e ristoranti sempre aperti per far fronte alla domanda». Già, ma cosa «metterci dentro» tra le iniziative per il futuro? Una lista di desideri, Antonella ce l’avrebbe: «Bisogna coinvolgere tutte le generazioni. Per esempio, anche tramite proiezioni di animazioni realizzate ad hoc sulle mura del monumento storico. Concerti e attività per grandi e piccoli renderebbero il luogo più vivo, oltre che portare vantaggi per ristoranti e commerci», sostiene la 22.enne.
«Una storta indimenticabile»
La giovane bellinzonese sottolinea poi come sia solita recarsi nell’area verde con i colleghi di studio, soprattutto nella bella stagione per i pranzi stile «picnic»: «Ecco perché sarebbe meglio non chiedere a noi giovani, ma ai ticinesi in generale, un esborso». E sul notevole budget in campo per gli sviluppi dei manieri ribadisce la necessità di sistemare alcuni percorsi: «Ci sono dei tratti sconnessi parecchio rischiosi. Una volta io stessa ho preso una storta. Indimenticabile, fortunatamente il dolore è durato poco». A proposito dei percorsi adatti ai disabili le fa eco Roberta, estetista di Roveredo, che guarda al tema con pragmatismo.
Migliorare l’accessibilità
«Se il contributo sollecitato nei confronti dei turisti serve al mantenimento, non è una cattiva proposta. Mio marito è su una sedia a rotelle e so quanto sia difficile muoversi in strutture non adeguate. Migliorare l’accessibilità sarebbe fondamentale». Per la 47.enne, il patrimonio (riconosciuto dall’UNESCO dal 2000) è «meraviglioso», ma poco sfruttato. Leila, impiegata che vive a Gerra Piano, non è tuttavia favorevole a tasse d’ingresso e la pensa come Tiziana, la prima persona intervistata. «Già i turisti pagano trasporti e parcheggi. I castelli sono ben tenuti, ma manca pubblicità e qualche evento di richiamo». Secondo lei, i fondi dovrebbero servire a organizzare grandi mostre e concerti, per rendere questo punto particolare della capitale più attrattivo. «Non basta la manutenzione, serve un’offerta culturale che invogli a tornare», evidenzia la 50.enne. Insieme a lei, l’amica Cinzia - 55.enne e mamma a tempo pieno di Gudo - che ammette come la zona non susciti grande interesse in certi periodi.
«Una soluzione utile»
Infine, ecco Shady - 40.enne elettricista che vive nelle vicinanze - che riassume bene la posizione generale delle varie voci: «Sì, una tariffa mirata può essere una soluzione utile». A suo avviso, il progetto di valorizzazione è necessario; dovrebbe includere una maggiore visibilità all’estero «e tante nuove iniziative sul posto: musica, mercatini e una rassegna di film, magari sul modello del Festival di Locarno».



