Stalli a Lavena, stallo a Ponte Tresa

E se fosse l’Italia ad alleviare, almeno in parte, l’annoso problema del traffico nel Malcantone? Per alcuni la domanda sarà poco più di una provocazione, ma una cosa è certa: sulla sponda italiana della Tresa gli scavatori sono al lavoro. Parliamo della costruzione di un ampio park and ride a Lavena: un progetto di cui si discute da anni e che potrebbe arrivare al taglio del nastro entro l’inizio della prossima estate. L’opera, più volte annunciata, non è mai stata concretizzata anche quando il cantiere sembrava lì lì per partire. La frenata più brusca l’aveva subita quattro anni fa, quando la Regione Lombardia aveva definito «inammissibile» il progetto per «un cavillo burocratico». Mancavano dei documenti nella richiesta di finanziamento del posteggio. Due anni più tardi le cose sembravano essersi risolte grazie a un accordo fra il Comune italiano e la Regione che prevedeva l’accesso a 1 milione di euro di fondi europei, ma di operai continuavano a non vedersene. È stato così fino a quest’anno.
Non è solo una «cosa italiana»
In via Argine Dovrana, dove un tempo sorgeva la sede della ex Azienda sanitaria locale, c’è ora un cantiere che il sindaco di Lavena Ponte Tresa Massimo Mastromarino «vede» già ultimato. «Attualmente i lavori sono completati al trenta percento e presto la cittadinanza avrà a disposizione un parcheggio da centoventi posti distribuiti su due piani con più ingressi e un impatto ambientale davvero minimo». Mastromarino tiene subito a sottolinearlo: i benefici non saranno solo per gli abitanti di Lavena. «No» risponde secco il sindaco. «Essendo a pochi metri dal confine con la Svizzera, questo park and ride sarà utile ai lavoratori che oltrepassano la frontiera dal lunedì al venerdì, come pure ai ticinesi che vengono a visitare Lavena Ponte Tresa».
A conferma della sua valenza transfrontaliera c’è il fatto che l’opera è stata finanziata attraverso un programma Interreg. Senza nulla togliere alle noie dei ticinesi che devono trovare parcheggio a Lavena, il potenziale beneficio più importante sembra la riduzione del numero di pendolari che attraversano il Ticino in auto. «Io credo che esista un problema di circolazione su mezzo privato che va spostato su quello pubblico» concorda il sindaco di Lavena. «Dobbiamo pensare ad un sistema di mobilità integrato, e il nostro nuovo posteggio va in questa direzione. Immaginiamo che si possa parcheggiare, scendere a piedi e raggiungere il trenino al di là della frontiera: solo così si può ridurre parecchio il traffico veicolare su strada». Va in questa direzione anche un altro progetto che sta avanzando – anche se con la velocità di un’auto in colonna il venerdì pomeriggio alle cinque – sulla sponda ticinese della Tresa: Eureka.
La sfida sullo sfondo
L’idea, come ricordavamo lo scorso luglio, è costruire una galleria fra l’attuale stazione ferroviaria di Ponte Tresa e la riva del fiume creando, sotto terra, un autosilo e il capolinea del trenino, la cui linea verrebbe avvicinata all’Italia. Nel tunnel finirebbe anche il traffico veicolare e ciò permetterebbe di liberare e valorizzare tutta l’area affacciata sul Ceresio, restituendo ai cittadini l’accesso alla riva. Con quest’opera, i frontalieri con l’auto posteggiata nel nuovo park and ride di Lavena potrebbero quasi «saltare» direttamente sul trenino. Ma quando? Dalle autorità cantonali e comunali competenti non sono ancora arrivate indicazioni ufficiali sulla tempistica e sull’effettiva realizzabilità di Eureka (la sfida per un posto in Consiglio di Stato fra il capo del Dipartimento del Territorio Claudio Zali e il sindaco di Tresa Piero Marchesi potrebbe non favorire un avanzamento più rapido del progetto, almeno fino al prossimo 2 aprile). Gli scavatori, qui, sono ancora lontani.