Lo scenario

Sullo smart working tre ordini del giorno ma nessun vincolo

Secondo l’AITI, da Roma sono giunti comunque inviti pressanti a una trattativa con Berna
© Shutterstock
Dario Campione
01.02.2023 21:20

Chi si aspettava che sullo smart working dei frontalieri in Ticino il Senato italiano potesse spingere il Governo di Roma a trovare una soluzione rapida, oggi sarà rimasto deluso. L’assemblea di Palazzo Madama ha infatti approvato tre ordini del giorno presentati da maggioranza e opposizioni, riformulati però in modo blando e comunque non vincolanti per l’Esecutivo.

Alla fine, il governo italiano si è «impegnato ad adottare tutte le misure di propria competenza», con l’obiettivo «di avviare con urgenza negoziati con il Governo della Confederazione Elvetica volti a disciplinare il ricorso al telelavoro da parte dei lavoratori frontalieri, in ragione dell’imminente scadenza del precedente accordo amichevole».

Peccato che l’accordo fosse già scaduto (il 31 gennaio). E che niente di preciso sia stato indicato a proposito dei contenuti dei «negoziati». Non l’uniformazione all’intesa che la Svizzera ha siglato con la Francia, ipotesi proposta, ad esempio, dal PD e dal Movimento 5 Stelle.

Stefano Modenini, direttore dell’Associazione delle industrie ticinesi (AITI), legge senza eccessiva preoccupazione l’esito della discussione a Palazzo Madama. «Le informazioni che abbiamo ci dicono che dall’Italia giunge un invito pressante a ufficializzare la richiesta di trattativa con la Svizzera, una richiesta che potrebbe sfociare a breve, anche in questo mese, nell’avvio di una discussione - dice Modenini al CdT - ovvio che alle parole dovranno seguire i fatti». Il direttore di AITI cita «rumors del ministero italiano dell’Economia» e sottolinea come la questione più importante, per le imprese ticinesi, rimanga il fatto di non essere tassate in Italia.

Attualmente, spiega ancora Modenini, «il telelavoro non è impedito, può essere fatto in misura del 25% ma mancano indicazioni chiare sul piano fiscale. Anche se i controlli possono essere difficili, nessuna azienda vuole lavorare nell’incertezza e i lavoratori non vogliono correre rischi: spaventa tutti perdere lo status di frontaliere per un solo giorno di lavoro fatto lontano dal proprio ufficio».

Correlati