L’emendamento

Accordo fiscale, c’è il sì del Senato ma esplode il caso «Zone speciali»

Su proposta del Carroccio, nel testo del disegno di legge votato oggi è stata inserita la possibilità di versare direttamente ai lavoratori residenti nei comuni italiani di confine un’integrazione salariale – Una sorta di «Premio di frontiera» che limiti la «fuga» in Ticino
© Gabriele Putzu
Dario Campione
01.02.2023 19:50

Il Senato italiano ha dato questa mattina via libera al testo dell’accordo fiscale con la Svizzera, accordo con cui si modifica l’intesa relativa alla tassazione dei frontalieri.

Il voto finale è stato praticamente unanime: 142 favorevoli e un solo contrario. Forse, un senatore che ha sbagliato a pigiare la tastiera elettronica. Al momento della proclamazione del risultato, infatti, sulla Tv di Palazzo Madama è andato in onda lo scambio di battute tra il presidente, Ignazio La Russa, e un parlamentare che si lamentava di aver commesso un errore durante la votazione. Nei minuti precedenti, tutti gli articoli del disegno di legge erano stati approvati sempre con un unico astenuto. E la comparsa sul tabellone luminoso del voto contrario ha in effetti sorpreso.

Al di là di questa scena involontariamente comica, resta un risultato politicamente solido: dai partiti italiani non sono giunte obiezioni significative al testo dell’intesa già discusso nella precedente legislatura; a questo punto, il disegno di legge di ratifica dell’accordo con la Svizzera passa all’esame della Camera dei Deputati, dove non incontrerà altri ostacoli. La riforma fiscale entrerà quindi in vigore a partire dal prossimo anno.

Il fondo speciale

Un elemento di novità, tuttavia, e anche piuttosto interessante, è emerso oggi durante la discussione in aula. È accaduto quando è stato discusso un emendamento, presentato dal senatore leghista Massimo Garavaglia, con il quale si introduceva la possibilità di utilizzare il nascente «Fondo per lo sviluppo economico e il potenziamento delle infrastrutture nelle zone di confine italo-elvetiche» anche per il «sostegno delle remunerazioni nette dei lavoratori residenti» nei comuni di confine e «occupati in aziende ubicate nei medesimi territori». In pratica un’integrazione salariale a chi, residente entro la fascia di 20 km dal confine, sceglie di lavorare nelle aziende locali.

Un «premio di frontiera», lo ha definito lo stesso Garavaglia, un assegno staccato con l’obiettivo di «sostenere la competitività salariale» rispetto alla Svizzera e di «scongiurare i conseguenti rischi di desertificazione produttiva» delle province di confine.

Per capire la questione, va fatta una premessa. Le maggiori entrate che deriveranno all’Italia dalla riforma fiscale - a regime, nel 2045, potrebbero essere oltre 230 milioni di euro - saranno quasi interamente destinate a un «Fondo per lo sviluppo» dei territori in cui vivono i frontalieri.

I criteri per l’assegnazione delle risorse di questo fondo saranno stabiliti, secondo il disegno di legge approvato oggi, con un decreto del ministero dell’Economia e delle Finanze. La domanda è: può, in futuro, un decreto ministeriale scavalcare le norme in materia di stipendi che in Italia sono molto rigide? Può, cioè, un decreto statuire il versamento di assegni diretti che superino la contrattazione collettiva e le contrattazioni aziendali e territoriali, ovvero gli strumenti di legge che nella Penisola regolano la definizione delle tabelle salariali?

Perplessità e rivendicazioni

Paradossalmente, il primo a chiederselo, oggi, è stato il direttore dell’Associazione delle Industrie Ticinesi (AITI): «Ho seguito l’intero dibattito del Senato in streaming - ha detto al CdT Stefano Modenini - potrebbe essere nostro interesse capire se le agevolazioni salariali ipotizzate dalla Lega in Italia tengano, come si dice, dal punto di vista giuridico». Concorrenza sleale alle imprese elvetiche? Certo è che proprio il Carroccio, non senza fare un pensierino alla campagna elettorale per le Regionali in Lombardia, ha subito rivendicato la novità introdotta nel disegno di legge di ratifica del trattato con la Svizzera.

«Il Parlamento italiano - ha detto il deputato varesino leghista Stefano Candiani - ha votato per la prima volta una norma con cui si stabilisce che i fondi derivati dalla tassazione dei frontalieri siano distribuiti, in forma di assegno, a sostegno dello stipendio degli italiani che lavorano nei nostri territori di confine. Nel passaggio alla Camera ci prefiggiamo anche di impegnare il Governo a sostegno delle imprese, con regole che aprano la strada a una Zona Economica Speciale o una Zona Logistica Speciale, mettendo i territori nella condizione di essere finalmente competitivi a burocrazia zero, e scongiurando il problema della desertificazione economica».

La questione resta molto delicata, come ha spiegato in aula il senatore (anch’egli varesino) del Partito Democratico Alessandro Alfieri, il quale ha evidenziato come «gli enti locali non possano dare risorse dirette ai lavoratori. Se si prevedono cambiamenti in tal senso e la possibilità di costruire meccanismi di sostegno salariale, bisogna stabilire come farlo. Ci sono già esperienze in tal senso, ad esempio per quanto riguarda gli infermieri, ai quali sono riconosciute risorse aggiuntive regionali (RAR) proprio per evitare che i nostri professionisti, formati in Italia, passino in Svizzera, dove percepiscono stipendi molto più alti». La strada da percorrere, secondo Alfieri, è quindi «la contrattazione sindacale di secondo livello, trovando meccanismi di coinvolgimento delle forze sociali».

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