Abiti usati: un affare che fa gola

BERNA - Sempre più concorrenti si affrontano sul mercato della raccolta degli abiti usati. Il numero uno Texaid cerca di correre ai ripari anche con acquisizioni.
A lungo Texaid era l'unica impresa ad interessarsi in Svizzera ai vestiti smessi. L'organizzazione, fondata nel 1978, per un decennio era la sola sul mercato. La metà dell'azienda appartiene a sei organizzazioni assistenziali - come la Croce Rossa e Caritas - che lo scorso anno hanno ricevuto da tale attività 5,4 milioni di franchi.
La nascita di due piccole nuove aziende come Context e Tell-Tex negli anni '90 non ha destato grosse preoccupazioni per il leader del mercato. Anche tali concorrenti destinano i ricavi a istituzioni assistenziali. Inoltre gli abiti usati erano abbondanti e i volumi raccolti in crescita.
L'anno passato Texaid ha registrato un buon risultato, ma la quantità di capi di abbigliamento è diminuita, per la prima volta nei 35 anni di esistenza dell'impresa: 34.200 tonnellate, quai 500 in meno rispetto all'anno prima.
In una nota di giugno Texaid ha addotto due ragioni a spiegazione dell'evoluzione: la maggiore concorrenza e l'atteggiamento più cauto dei consumatori nella scelta degli abiti da scartare.
Gli introiti crescenti nel commercio svizzero di abiti usati hanno anche attratto concorrenza dall'estero. Ad esempio H&M, che da inizio anno raccoglie pure vestiti usati nelle sue filiali. A monte c'è la società I:Collect con sede a Baar (ZG).
Si tratta di una impresa attiva a livello internazionale fondata nel 2009, appartenente al gruppo di origine tedesca SOEX, leader mondiale nel riciclaggio di tessili e calzature. Il modello d'affari di I:Collect prevede la consegna di abiti dismessi contro buoni di acquisto dei vari negozi. In Svizzera l'impresa collabora anche con Blackout, Transa e Vögele Shoes ed è in trattative con altre reti commerciali.
Vista la concorrenza anche Texaid dall'autunno ricorrerà ai punti di raccolta nei punti vendita. "Abbiamo raggiunto un'intesa di collaborazione con due reti di negozi di abbigliamento", ha dichiarato la portavoce Lilly Sulzbacher, senza fornire nomi.
"Dobbiamo compiere tale passo, altrimenti I:Collect occupa il mercato", ha aggiunto la portavoce. Per rafforzarsi Texaid ha anche rilevato l'azienda tedesca ReSales, che raccoglie abiti con 650 dipendenti e 6500 container. Complessivamente il personale di Texaid è così salito a un migliaio, diventando il numero tre in Europa.
Le acquisizioni non sono viste di buon occhio da tutti: l'aspetto caritativo è subordinato al desiderio di crescita e guadagni, secondo gli osservatori critici. La portavoce ha definito senza fondamento le accuse. L'anno scorsoè stato versato alle organizzazioni assistenziali il 90% dei ricavi netti, più degli anni precedenti.