Svizzera-USA

Donald Trump ha già segnato il WEF di Davos in agenda

Il presidente USA, forte del suo rapporto con il co-presidente ad interim Larry Fink, sarebbe intenzionato a volare in Svizzera in gennaio, anche se gli inviti ufficiali non sono ancora partiti – Sarà l'occasione per trovare una soluzione sui dazi?
© KEYSTONE (AP Photo/Manuel Balce Ceneta)
Red. Online
23.10.2025 11:08

«Producete negli Stati Uniti e beneficerete della fiscalità più bassa del pianeta. Non ci sarà posto migliore per creare posti di lavoro e costruire aziende degli Stati Uniti». Era il 23 gennaio 2025 e Donald Trump, a tre giorni dal suo insediamento alla Casa Bianca, partecipava da remoto al World Economic Forum (WEF) di Davos, ribadendo la sua politica economica: meno tassi e più dazi. Ieri, i giornali di CH Media scrivevano che il presidente USA intende partecipare di persona al WEF 2026, in programma dal 19 al 23 gennaio. «Sembra che Trump abbia segnato in agenda il Forum come una data fissa», prima ancora di ricevere l'invito ufficiale. La conferma è arrivata da due fonti indipendenti, una vicina al Consiglio federale e un'altra proveniente dalla cerchia ristretta del WEF.

Dopo l'improvvisa partenza del fondatore Klaus Schwab, due uomini molto diversi tra loro guidano il WEF in qualità di co-presidenti ad interim: il miliardario André Hoffmann, erede della Roche e vicepresidente del gruppo farmaceutico basilese, e l'americano Larry Fink, fondatore della BlackRock, la più grande società di gestione patrimoniale al mondo. Hoffmann, membro di lunga data del consiglio di fondazione del WWF, ha una vena ecologista, ritiene che il capitalismo nella sua forma attuale sia superato e ha già criticato pubblicamente Trump. Fink, invece, ha un buon rapporto con Trump. Si sono conosciuti decenni fa a New York. Fink è stato a lungo vicino ai democratici. Negli ultimi anni, però, è diventato conservatore. Trump apprezza i consigli economici di Fink e lo consulta regolarmente. È in questo contesto che sarebbe avvenuto l'«autoinvito», precisa l'Aargauer Zeitung

Il Dipartimento federale dell'economia, della formazione e della ricerca (DEFR) «prende atto con interesse della possibile visita del presidente degli Stati Uniti», ha commentato il portavoce al Tages-Anzeiger. «Partiamo dal presupposto che la decisione sulla visita sarà comunicata, come di consueto, solo all'ultimo momento». Per la Svizzera, la partecipazione di Trump al WEF potrebbe rappresentare un'opportunità: opportuna: secondo il DEFR, la Svizzera vorrebbe raggiungere un accordo sui dazi (fissati al 39% e in vigore da agosto) al più tardi in occasione del WEF.

«Continuiamo a dialogare con i ministeri statunitensi competenti a tutti i livelli», ha aggiunto il portavoce del DEFR. «In questo contesto vengono chiarite le questioni ancora aperte da entrambe le parti». La Svizzera ha presentato un'offerta modificata per raggiungere un rapido accordo e quindi una rapida riduzione dei dazi supplementari. E, «alla fine, sarà il presidente Trump a decidere».

Quindi, un incontro a margine del WEF potrebbe rappresentare l'occasione per risolvere la controversia tariffaria in stallo, se non si raggiunge un accordo prima? Difficile da dire ora. A gennaio Guy Parmelin sarà a Davos in qualità di presidente della Confederazione.

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