Il DFAE sulla Global Sumud Flotilla: «Possiamo intervenire presso le autorità israeliane, ma...»

Sì, ci sono anche cittadini svizzeri (una quarantina) fra i 500 attivisti, politici e volontari protagonisti, in questi giorni, dell'iniziativa Global Sumud Flotilla. L'obiettivo? Provare a forzare il blocco navale di Israele e portare, così, aiuti alla popolazione nella Striscia di Gaza, stremata da mesi di carestia. Un'imbarcazione, in particolare, interessa il Ticino. Parliamo della Alfonsina e il mare: a bordo Fabrizio Ceppi (skipper) e Vanni Bianconi (capitano dell'equipaggio).
Proprio Bianconi, oggi, ha diffuso un messaggio. Nel quale ha spiegato: «Non siamo ancora partiti, ma siamo già sotto attacco. Il ministro della Sicurezza nazionale israeliana, Itamar Ben-Gvir, ha annunciato il piano di Israele di trattare tutti i membri delle ciurme della Global Sumud come terroristi. Quindi, quando verremo fermati e arrestati in acque internazionali, verremo messi in un carcere di massima sicurezza riservato ai terroristi. Verremo privati dei comfort di base e rischiamo detenzioni prolungate». E ancora: «Tutto questo avviene in acque internazionali, mentre portiamo aiuti umanitari alle persone che a Gaza muoiono di fame. [Arrestarci] è una violazione del diritto internazionale e noi chiediamo ai nostri governi di proteggerci. Stiamo compiendo un gesto umanitario e totalmente legale per motivi di emergenza umanitaria, come lo è una carestia, e chiediamo al governo di Svizzera e Italia, in particolare, di proteggerci». Quindi l'invito: «Girate questo appello, inviatelo a Cassis e Tajani, ai nostri governi, perché finalmente rompano il silenzio e reagiscano per proteggere i loro cittadini che cercano di proteggere altri esseri umani».
Bene, ma qual è la posizione del Dipartimento federale degli affari esteri? Da noi contattato, il DFAE – tramite il portavoce Pierre-Alain Eltschinger – ha spiegato di non voler «commentare questo tipo di iniziative», portate avanti da «individui o gruppi privati». Quanto all'eventualità che i cittadini svizzeri, come quelli di altri Paesi d'altro canto, vengano arrestati, il Dipartimento ha aggiunto: «Il DFAE sconsiglia di recarsi nella Striscia di Gaza a causa dei rischi molto elevati. Le persone che decidono comunque di recarsi nelle zone espressamente sconsigliate lo fanno a proprio rischio e pericolo, in conformità alla Legge sugli Svizzeri all'estero. Nell'ambito della protezione consolare, il DFAE può intervenire presso le autorità locali, in particolare per garantire il rispetto di diritti fondamentali quali condizioni di detenzione dignitose, garanzie procedurali e diritto alla difesa. Tuttavia, il DFAE è tenuto a rispettare i principi di sovranità e l'ordinamento giuridico dello Stato ospitante».
D'accordo, ma il DFAE vista la situazione come intende reagire? Preventivamente e, ancora, in caso di arresti in violazione del diritto internazionale? «Il DFAE è angosciato dalla situazione umanitaria nella Striscia di Gaza. Chiede a tutte le parti di rispettare il diritto umanitario internazionale, anche garantendo un accesso umanitario sicuro e senza ostacoli e proteggendo la popolazione civile, e ricorda regolarmente a Israele i suoi obblighi in quanto potenza occupante. Inoltre, sono indispensabili il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi e la conclusione di un cessate il fuoco immediato e permanente».