In Svizzera la guerra dà lavoro: cercansi 600 specialisti

Venti di guerra soffiano sull'Europa, e l'economia bellica - anche se è una guerra «per procura», almeno per ora - inizia a creare posti di lavoro. A trainare il settore al momento è il gruppo di difesa tedesco Rheinmetall, che ha annunciato l'assunzione di circa 600 maestranze nella sede svizzera di Oerlikon (ZH). Ma l'indotto è più ampio e potrebbe essere solo l'inizio.
A riferirlo in un articolo odierno è il Tages Anzeiger, a cui Rheinmetall ha confermato che il personale svizzero, addetto in particolare alla produzione di sistemi di difesa aerea, sarà «quasi raddoppiato» a breve-medio termine.
L'espansione del personale è iniziata lo scorso novembre, con l'assunzione di 45 nuovi dipendenti. Altre 79 posizioni sono attualmente aperte, come mostra il portale delle carriere di Rheinmetall. Per lo più si tratta di professioni tecniche, da ingegneri elettrici e sviluppatori di software a fresatori e montatori di armi.
Il motivo di questa massiccia espansione è un sistema anti-droni denominato Skyranger. A Zurigo è stata sviluppata una versione mobile dell'apparecchio - uno dei prodotti più richiesti del colosso tedesco - e la sta già producendo. L'Austria ne ha ordinati 35 esemplari, la Germania 19 - con un'opzione fissata per contratto per un numero significativamente maggiore di unità. Rheinmetall sta fornendo 16 di questi sistemi di difesa aerea anche alla Danimarca. Il costo per unità è di circa 30 milioni di euro.
A spingere gli ordinativi è la European Sky Shield Initiative (ESSI), il progetto di un «Iron Dome» in versione europea lanciato nell'ottobre 2022 su iniziativa della Germania, e che ora sta entrando sempre più nel vivo sulla scia della guerra in Ucraina (hanno aderito 23 paesi in Europa, tra cui la Svizzera).
«Il conflitto in Ucraina sta dimostrando alle forze armate di tutto il mondo che esiste un problema con i droni. Noi abbiamo la soluzione» ha dichiarato il Ceo di Rheinmetall Oliver Dürr in una recente intervista alla NZZ. In effetti le difficoltà per i sistemi antiaerei tradizionali di intercettare droni spesso molto piccoli, magari di produzione "artigianale", sono apparse evidenti anche nell'ultimo conflitto in Medio Oriente.
La spesa militare in Europa è aumentata notevolmente dal 2022, e ci si aspetta un ulteriore crescita a seguito della spinta degli Stati Uniti ad aumentarla fino al 5 per cento del Pil per i paesi Nato. I ricavi dei produttori europei di armi sono già aumentati del 10 per cento nel 2023. La Svizzera è un'eccezione a causa del divieto di riesportazione delle armi, confermato nel 2022 quando la Germania chiese al consiglio federale di potere trasferire in Ucraina munizioni "swissmade".
Questo ha avuto un impatto considerevole sulla filiera in Svizzera. Di recente Swiss P Defence ad esempio, che produce munizioni di piccolo calibro a Thun, ha dovuto licenziare 22 dipendenti. E l'azienda Mowag ha trasferito la produzione di veicoli blindati a ruote dal Canton Turgovia in Germania. Anche Rheinmetall ha in programma la costruzione di un sito produttivo nel Nord Reno - Westfalia, ma per ora l'investimento a Zurigo non è in discussione. Trattandosi di sistemi antiaerei, ha precisato un portavoce del gruppo al Tages Anzeiger, il divieto di riesportarli non impatta per ora sugli ordinativi.