Emergenza clima

La tempesta perfetta sui ghiacciai: «Sì, ormai sono malati terminali»

La commissione di esperti criosfera dell'Accademia svizzera delle scienze naturali ha presentato i dati del 2022: «Un anno terribile» — Le scarse nevicate e le ondate di calore hanno portato i "giganti" di ghiaccio al record di scioglimento — Il Basodino ha perso ben quattro metri di spessore
Paolo Galli
29.09.2022 06:00

Sono dati che non sorprendono - purtroppo -, ma sono comunque allarmanti. Suonano persino come un verdetto. «Sì, possiamo considerare i ghiacciai come malati terminali». Le parole del meteorologo Giovanni Kappenberger ribadiscono la sentenza. E Daniel Farinotti, professore di geologogia all’ETH di Zurigo e all’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (WSL), membro del comitato direttivo di GLAMOS - la rete di monitoraggio dei ghiacciai svizzeri -, aggiunge: «La notizia è tragica. Pensavamo che il record dell’estate del 2003 sarebbe rimasto imbattuto, ma questo 2022 lo ha polverizzato. Una situazione mai vista».

Poca neve, tanto caldo

Di cosa stiamo parlando? L’Accademia svizzera delle scienze naturali ha presentato i dati relativi ai ghiacciai svizzeri, dati raccolti da GLAMOS. Questa la sintesi della commissione di esperti criosfera della stessa Accademia: «Per i ghiacciai svizzeri il 2022 è stato un anno terribile. Le scarsissime nevicate invernali e le perduranti ondate di calore estive hanno di gran lunga battuto ogni record di scioglimento dei ghiacci. È andato perso oltre il 6% del volume di ghiaccio rimanente». Nel rapporto si parla anche di «tragedia annunciata». «È così - afferma Farinotti -. A fine inverno in effetti era chiaro: durante l’inverno era caduta pochissima neve. E di solito questa è la premessa di notizie pessime. Anche perché l’estate del 2021 era stata molto piovosa, e sappiamo che simili estati non si ripetono due anni di fila. Sapevamo insomma che avremmo avuto un’estate piuttosto calda. Dopo la prima ondata di canicola abbiamo capito che avremmo avvicinato il record del 2003, dopo la seconda che lo avremmo infranto». Lo stesso Kappenberger, che ha fornito i dati relativi al Basodino, conferma: «In trent’anni non avevo mai visto una cosa simile. Nel 2003 l’estate era stata forse persino più calda, ma a mancare quest’anno è stata proprio la neve invernale. E poi ha fatto caldo molto presto, in anticipo di due mesi rispetto al 2021: la piccola copertura di neve ottenuta in primavera è quindi sparita in fretta, lasciando che a emergere fosse il ghiaccio, più scuro della neve, quindi più assorbente rispetto ai raggi del sole. La fusione infatti è iniziata prestissimo. Non abbiamo neppure registrato quelle nevicate estive che permettono di nutrire il ghiacciaio, di bloccarne il processo di fusione». Insomma, una tempesta perfetta.

Tutto si accelera

La tendenza è chiara. Questi dati non fanno che confermarla, esaltandola - ahinoi -. Ma sul piano ipotetico, quanti anni servirebbero, ora, per pareggiare questa brusca accelerazione, per minimizzarne le conseguenze. Daniel Farinotti ci spiega: «Nel 2022 i ghiacciai hanno perso tanta massa quanta regolarmente ne perdono in tre anni. Ora servirebbero quindi tre anni senza perdite per arrivare a far quadrare questo bilancio. Una cosa che non accadrà, è sicuro. Potrei spingermi ancora più in là, aggiungendo un’ulteriore domanda: quando vedremo una crescita equivalente alla perdita registrata nel 2022? La risposta è semplice: non possiamo aspettarci un simile equilibrio fino a quando non avremo un’inversione di tendenza nelle temperature a livello globale». Insomma, fino a quando non risolveremo la crisi climatica.

Kappenberger va addirittura oltre: «Le tendenze non sono incoraggianti. I ghiacciai non sono in equilibrio con il clima. Un riscaldamento globale come quello registrato negli ultimi trent’anni non c’era mai stato. Ed è tutto così veloce. Ma il tempo di risposta dei ghiacciai richiede anni, decenni». Una simile annata insomma avrà ripercussioni che andranno anche al di là dei danni qui riassunti. «Con estati come questa, tutto si accelera. La linea di equilibrio, oltre la quale il ghiacciaio può pensare di sopravvivere, si alza di anno in anno. Fino a trent’anni fa era sui 2.800 metri, mentre quest’anno potremmo parlare di 3.500 metri o più. Mediamente, il Basodino - che si estende oltre i 3.200 metri - ogni estate perde da mezzo metro a un metro in spessore. Quest’anno ne ha persi quasi quattro». Secondo lo stesso Kappenberger è quindi corretto parlare del Basodino e di altri ghiacciai come malati terminali. «Sì, spariranno. Prima di questa estate, rispondevo indicando un periodo di sopravvivenza quantificabile in dieci o vent’anni, ma con estati come questa direi cinque anni». Il Basodino ha cinque anni? Chiediamo al glaciologo di ripeterlo. «Sì. Alcune placche di ghiaccio sotto cresta resteranno, un po’ perché sono sempre in ombra e un po’ perché le valanghe in inverno le proteggono, ma dimentichiamoci l’attuale estensione. Si vedono già isole di roccia, che emergono qua e là e che non fanno altro che accelerare il processo. Possiamo sperare solo di non avere altre estati come questa, o perlomeno di avere inverni più nevosi».

Molti non ce la faranno

«Molti ghiacciai non ce la faranno», conferma Daniel Farinotti. «In Svizzera ne abbiamo circa 1.400, la maggioranza dei quali sono molto piccoli. Per questi ghiacciai la domanda corretta è la seguente: quanto tempo impiegheranno per sparire completamente?». Poi ci sono ghiacciai ben più grandi, a cominciare dall’Aletsch, che dipendono da risposte globali. «Dipendono dalla risposta dell’umanità tutta, sì, se riusciremo a ridurre velocemente e in maniera conseguente le emissioni a effetto serra. Allora si potrebbero ancora salvare sino al secolo prossimo. Certo, se andiamo avanti così, al contrario, anche loro rischiano di trasformarsi in malati terminali». Allo stesso professore dell’ETH chiediamo un ragionamento ancor più personale. E ammette: «Il 2022, con questi dati, rappresenta anche per me una svolta. Ha cambiato la mia visione delle cose. I ghiacciai si sciolgono ormai da decenni, lo sappiamo, ma qui siamo fuori da ogni schema. I ghiacciai collassano, si frantumano e si sciolgono. Ma non è solo una questione relativa ai ghiacciai, sappiamo che il cambiamento climatico ha effetti ancora più vasti. Segnali che vanno tutti nella stessa direzione e che ci dicono che stiamo andando di male in peggio. E non si intravedono inversioni di tendenza».