L'anno del Dragone: ecco come la Svizzera farà tornare i turisti cinesi

La notizia che la Cina, dal prossimo 8 gennaio, abolirà la quarantena obbligatoria per i viaggiatori al rientro dall’estero è stata accolta con entusiasmo in patria, nonostante la curva dei contagi stia rapidamente salendo dopo il «liberi tutti» pronunciato dalle autorità. Un entusiasmo intercettato dalle piattaforme online, tant’è che le ricerche per destinazioni come Giappone, Thailandia e Corea del Sud sono aumentate a dismisura.
Tradotto: i cinesi vogliono, finalmente, riabbracciare i viaggi oltre i confini nazionali. Europa compresa. Ma come è stata accolta la notizia alle nostre latitudini? Lo abbiamo chiesto a Markus Berger, portavoce di Svizzera Turismo.
«Il desiderio di viaggiare, in Cina, è forte» spiega il nostro interlocutore. «Lo dimostra, d’altronde, il gran numero di viaggi all’interno dei confini. L’anno prossimo, i primi spostamenti all’estero dei cittadini cinesi riguarderanno in particolare il Sud-Est asiatico, il Giappone e la Corea del Sud». Quanto alla Svizzera, «prevediamo che gli ospiti cinesi torneranno da noi, in numero significativo, solo nel corso dell’anno. A cominciare dall’estate, per proseguire in autunno. Se pensiamo all’intero 2023, speriamo di poter accogliere circa il 50% dei visitatori rispetto ai volumi del 2019».
Turista spendaccione
I turisti cinesi, a suo tempo, erano importantissimi per la Confederazione. Nel 2019, l’ultimo anno prima della pandemia, «hanno generato 1,85 milioni di notti in hotel», per una quota di mercato del 4,7%. Si tratta del terzo gruppo di clienti internazionali più forte dopo Germania e Nordamerica. «Quest’anno, nel 2022, siamo indietro del 91,2% rispetto ai dati del 2019» chiarisce Berger. «Significa che di clienti cinesi, in pratica, non ce ne sono stati».
Un tempo, i turisti cinesi arrivavano in larghe (e rumorose) comitive. Oggi, a prevalere è la figura del turista individuale. Che viaggia da solo o, ancora, accompagnato dalla sua famiglia. La Cina, scrivevamo tempo fa, può contare su una base di popolazione benestante sempre più larga. Una base che ama viaggiare e, ovviamente, spendere: 380 franchi al giorno a persona, secondo una stima di Svizzera Turismo.
Mantenere i contatti con questa fascia di persone, negli anni della pandemia, è stato facile o complicato? Riformuliamo: che cosa ha fatto Svizzera Turismo per tenere aperto il canale? «Abbiamo sempre organizzato eventi nei limiti delle possibilità consentite ogni volta, inoltre abbiamo organizzato numerosi eventi informativi e workshop online» dice Berger. «Abbiamo anche mantenuto una presenza minima sui social media e sulle piattaforme di comunicazione relative ai viaggi. Il mantenimento dei contatti con gli operatori turistici è sempre stato al centro dei nostri sforzi».
Il nostro Paese, come detto, nel 2022 ha conosciuto pochi, pochissimi visitatori cinesi. «A fine ottobre 2022, eravamo all’8,8% dei volumi registrati nel 2019» afferma il portavoce di Svizzera Turismo. «Nella maggior parte dei casi, poi, non erano persone che provenivano direttamente dalla Cina. Arrivavano da altri Paesi dell’Europa, per affari o altro».
Le prossime mosse
D’accordo, ma come si muoverà, ora, Svizzera Turismo in vista dell’8 gennaio e, allargando il campo, di una Cina nuovamente aperta verso il mondo? «Stiamo già pianificando il nostro roadshow per il prossimo inverno» conclude Berger. «Una campagna estivo-autunnale verrà lanciata in primavera mentre una grande borsa del turismo avrà luogo in aprile. Durante questo evento gli operatori turistici cinesi incontreranno i fornitori di servizi elvetici e, insieme, concorderanno le prenotazioni per la seconda metà dell’anno e per tutto il 2024».