L'incontro fra Ronald Reagan e Mikhail Gorbaciov a Ginevra, quarant'anni fa

Quaranta anni fa a Ginevra si incontrarono per la prima volta due personaggi destinati a rimanere uniti per sempre nell’immaginario collettivo, molto al di là della politica e della storia. È per questo che i nomi di Ronald Reagan e Mikhail Gorbaciov dicono qualcosa anche ai più giovani, che magari li conoscono soltanto attraverso citazioni pop e videogiochi. Ma come fecero il presidente degli Stati Uniti e l’ultimo leader dell’Unione Sovietica a entrare nel cuore del mondo?
Ginevra
Il summit si tenne a Ginevra dal 19 al 21 novembre 1985, pochi mesi dopo che Gorbaciov era diventato segretario generale del partito comunista sovietico e cinque anni dopo la prima elezione di Reagan alla presidenza degli Stati Uniti. Si era in pieni anni Ottanta, ma anche in piena Guerra Fredda, con il pericolo nucleare molto sentito in tutto il mondo (The day after il film dell’epoca che meglio rappresenta quella paura, insieme a Wargames), e un leader riformista nell’URSS era un’occasione ritenuta dagli USA irripetibile, visti i tanti nemici interni di Gorbaciov che minacciavano di rovesciarlo ritenendo, a ragione, che con lui tutto quel mondo sarebbe finito. Il precedente vertice, nel 1979 ai tempi di Carter e Breznev, si era svolto a Vienna, e la scelta della Svizzera come campo neutro fu quasi scontata.
La giacca
Meno scontata per gli americani la scelta del luogo dove risiedere, visto che tutte le proposte furono rifiutate da Nancy, la First Lady, che dopo un consulto con il suo astrologo di fiducia scelse la Maison de Saussure, lo stesso hotel scelto da Eisenhower trenta anni prima per il vertice dei quattro Paesi vincitori (fra questi, con molta fantasia, anche la Francia) della Seconda Guerra Mondiale. La scelta vincente di Reagan e Gorbaciov non fu però il posto, ma quella di vedersi in privato, al massimo con gli interpreti, e non intorno a un tavolo formale con mille esperti e consiglieri. Il cinquantaquattrenne Gorbaciov, che rapportato agli altri dirigenti sovietici sembrava un ragazzo, apparve un po’ ingessato anche se il suo cappotto era da finanziere più che da segretario di partito, mentre nonostante il freddo Reagan, di vent’anni più vecchio, stupì tutti presentandosi, unica persona di entrambe le delegazioni, con la sola giacca: foto leggendaria. La scintilla fra due uomini di formazione così diversa scattò subito: la minaccia di guerra nucleare fra le due superpotenze sarebbe rimasta una minaccia, con gli accordi perfezionati in seguito. Fin qui la Storia. Ma subito dopo sarebbe iniziata la vita pop di Reagan e Gorbaciov intesi come coppia, oltre che ovviamente come maschere singole.
Gli alieni
Il grande schermo ha immortalato Reagan e Gorbaciov come archetipi della Guerra Fredda, anche se proprio loro di fatto hanno creato le premesse per chiuderla. Fra le citazioni più famose quella di Ritorno al futuro, uscito poco prima dell’incontro di Ginevra, in cui Doc deride Marty (Michael J. Fox) per aver «predetto» Reagan presidente. Se con Reagan prevale l’incredulità (oggi sembra quasi un padre della Patria, un po’ l’effetto Berlusconi), Gorbaciov invece emerge al cinema e nella cultura pop come figura tragica, al tempo stesso l’uomo che incarnava un comunismo del volto umano e il politico che ha chiuso l’epopea sovietica. Non a caso a Ginevra il disgelo sul piano personale avvenne dopo una battuta dell’ex attore Reagan, cultore dei B-movie su invasioni di extraterrestri: il presidente USA chiese a Gorbaciov di unire le forze in caso di aggressione aliena e la risposta fu positiva, pur non capendo se il presidente USA stesse scherzando (pare di no).
The Americans
Inizialmente, l'era Reagan-Gorbaciov fu rappresentata nei media occidentali con una forte dicotomia: l'eroe capitalista contro il muro comunista. Film e serie TV degli anni Ottanta riflettevano il clima di tensione della Guerra Fredda in seguito all'iniziativa di difesa strategica di Reagan, il famoso Scudo Spaziale. In questa fase Gorbaciov, ancora ben lontano dal partecipare al Festival di Sanremo con Fabio Fazio, era spesso una figura misteriosa o il freddo antagonista. Tuttavia, con l'avanzare degli incontri e l'introduzione di Glasnost e Perestrojka, la narrazione subì una trasformazione. La serie recente che meglio descrive questo cambiamento di clima è The Americans, con protagonisti due agenti sovietici sotto copertura a Washington, educati e cresciuti in piena Guerra Fredda ma operanti in mezzo a tutte le contraddizioni e le trasformazioni degli anni Ottanta, con gli ordini e gli input da Mosca sempre più contraddittori. La serie non a caso inizia con l’elezione di Reagan e finisce con gli accordi del 1987 firmati da lui e Gorbaciov.
L'era digitale
Nell'era digitale l'eredità di Reagan e Gorbaciov è perpetuata attraverso un flusso costante di meme e riferimenti storici su piattaforme social, con l’AI stare al passo è impossibile. Reagan è comunque spesso raffigurato con un'aura di nostalgia per un'America forte o come oggetto di satira sulle sue politiche economiche o le sue battute, Gorbaciov come l'uomo che, pur non volendo, è stato il gestore della fine dell'Unione Sovietica e nel post-politica molto più imbarazzante di Reagan (punto più basso lo spot per Pizza Hut del 1997). Quando i due sono accoppiati nei meme è quasi sempre per evocare il contrasto tra i blocchi, in chiave nostalgica o satirica.
I videogiochi
Impressionante la quantità di riferimenti a Reagan e Gorbaciov nei videogiochi, mercato che ai tempi del summit ginevrino veniva considerato in crisi dagli esperti. Il capostipite è il giapponese Gorby no Pipeline Daisakusen, puzzle game del 1991 in cui Gorbaciov, in tuta rossa e capelli viola, distribuisce cibo ai cittadini affamati, soffiando via i «duri» del regime come ostacoli. Nello stesso anno lo omaggia anche Street Fighter II: Gorbaciov, in abito grigio, si congratula con il wrestler russo Zangief. Il terzo memorabile videogioco del 1991, l’anno della fine dell’URSS, è lo strategico Crisis in the Kremlin, in cui compaiono sia Gorbaciov, che ne è il protagonista, sia un Reagan guerrafondaio. Gioco che ha avuto una nuova release nel 2017, diventando di culto nel circuito della cosiddetta Ostalgie visto che fra le possibilità c’è anche quella che crollino gli Stati Uniti. Ma il videogioco che davvero li mette insieme è il Reagan Gorbachev del 2016, per Xbox, che ipotizza che i leader vengano rapiti da una organizzazione segreta a Ginevra e che siano costretti a collaborare per la loro libertà e quella del mondo: divertentissimo, con i due che sparano molto. Infine citazione obbligatoria per Call of Duty: Black Ops Cold War, del 2020, dove Reagan e Gorbaciov sono entrambi presenti in una storia che mescola politica e terrorismo.
