Lorenzo Quadri: «Non si schiva il voto con questa microproposta»

«Al limite dell’inconsistente». Per Lorenzo Quadri, tra i promotori dell’iniziativa «200 franchi bastano!», la riduzione in due tappe (per arrivare a risparmiare 35 franchi all’anno) del canone radiotelevisivo da qui al 2029 non basta. Il consigliere nazionale ticinese non usa mezze misure per definire i piani del Consiglio federale. «Evidentemente qualsiasi riduzione del canone è benvenuta, ma non è la soluzione» dice. «E non può essere in nessun caso una vera alternativa all’iniziativa. Non si schiva il voto con questa microproposta», ribadisce il consigliere nazionale leghista.
E se la diminuzione del canone penalizzasse soprattutto il Ticino? «È il ricattino che sentiamo sin dall’inizio, soprattutto nei confronti del Ticino che ha raccolto circa 30 mila firme. Lo trovo un po’ squallido. C’è in atto una criminalizzazione dell’iniziativa popolare, come ai tempi di No Billag. Ma questa è molto diversa: l’iniziativa chiede una riduzione al passo con i tempi, che non sono più quelli di 70-80 anni fa». Per il voto, stando al Governo, si dovrà attendere fino al 2026. «Tre anni d’attesa dalla consegna delle firme mi sembrano tanti. Ma più passa il tempo e più la questione diventa attuale. Con l’avvento di Netflix e dei programmi “on demand” si paga quello che si consuma. Il canone più caro del mondo è diventato obsoleto e il suo prezzo è ingiustificato, poiché il modello attuale è ormai superato».