Il caso

Meno dazi per la Svizzera, ma nell'accordo diversi «punti controversi»

Gli Stati Uniti hanno pubblicato un documento in cui rivelano le 29 richieste fatte alla Confederazione: tra queste, l'apertura totale del mercato agricolo, dazi più bassi per i cybertruck e niente tasse ai servizi delle big tech
© AP Photo/Eric Gay
Red. Online
16.11.2025 11:10

I requisiti imposti dagli Stati Uniti alla Svizzera sembrano molto più severi rispetto a quelli comunicati, negli scorsi giorni, durante l'annuncio di un accordo che riduce i dazi doganali americani sui prodotti elvetici dal 39% al 15%. Secondo quanto scrivono alcuni domenicali svizzeri, infatti, la dichiarazione congiunta pubblicata solo dagli USA presenta 29 richieste alla Confederazione, alcune delle quali interessano settori «politicamente sensibili». Punti controversi che, come si legge sulla SonntagsZeitung, «il governo minimizza». 

Come sottolinea il domenicale, il Consiglio federale ha impiegato «solo 3.000 caratteri per riassumere l'accordo sulla controversia commerciale con gli Stati Uniti». Molti punti, dunque, sarebbero stati omessi. Secondo la dichiarazione congiunta pubblicata dalla Casa Bianca – «tre volte più lunga del comunicato del Consiglio federale» –, la Svizzera deve infatti ridurre le normative che hanno tenuto «i prodotti statunitensi lontani dal mercato svizzero per decenni». Quindi, per cominciare, Berna dovrà adottare le norme di sicurezza americani per le automobili. Una richiesta, questa, che come sottolinea la SonntagsZeitung, renderebbe il mercato elvetico accessibile al Cybertruck di Tesla. Riconoscendo gli standard statunitensi, la Svizzera consentirebbe infatti l'ingresso senza modifiche di grandi pick-up e SUV. Modelli per i quali erano presenti limitazioni tecniche per circolare sulle strade elvetiche. 

La lista, come detto, è però ancora lunga. Tra le richieste, compare anche l'eliminazione totale di diversi dazi svizzeri, in particolare quelli su prodotti agricoli e alimentari come frutta e noci, o sugli alcolici come whisky e rum. Non solo. Gli Stati Uniti chiedono a Berna anche contingenti più ampi per la carne bovina e l'autorizzazione all'importazione del controverso pollo al cloro o con altre sostanze chimiche. Allo stesso tempo, la Svizzera dovrebbe anche facilitare l'approvazione dei dispositivi medici autorizzati negli Stati Uniti. Tra questi, pacemaker, impianti, articolazioni artificiali e pompe per insulina.

E non è tutto. Alla Svizzera, gli USA chiedono anche di non applicare tasse digitali sui servizi offerti da giganti americani come Google, Meta o Amazon, che la Casa Bianca definisce «dannose». Un tema «scottante» per la Svizzera: basti pensare che alla fine di ottobre il Consiglio federale ha sottoposto a consultazione pubblica un disegno di legge sulla questione. Di più, Berna dovrà garantire anche un migliore accesso al proprio mercato ai fornitori di servizi americani, facilitando il traffico frontaliero di dati. 

Inoltre, nonostante le rassicurazioni del consigliere federale Guy Parmelin, nella lista pubblicata da Washington fa capolino anche un capitolo dedicato alle sanzioni USA. Una questione che, secondo le indiscrezioni dei domenicali svizzeri, sarebbe stata presentata proprio da Donald Trump durante l'incontro con la delegazione svizzera. Venerdì infatti, Guy Parmelin ha dichiarato ai media che gli Stati Uniti non hanno mai chiesto alla Svizzera di adottare automaticamente le sue sanzioni. Tuttavia, ora, sembra che le richieste in questo campo siano comunque in discussione. 

Secondo quanto ha dichiarato il DEFR alla NZZ am Sonntag, questa dichiarazione, tuttavia, non conterebbe «obblighi vincolanti». Non è passato inosservato, però, il fatto che la lista sia stata pubblicata solo dagli Stati Uniti. Un aspetto, questo, che genera parecchie domande sul reale margine negoziale di Berna e sui prossimi passi che la Confederazione dovrà compiere, prima di raggiungere un accordo definitivo. 

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