Tagli SSR, in Ticino a rischio oltre 100 posti di lavoro

Si stanno precisando i contorni dell’importante piano di ristrutturazione della SSR, denominato «Enavant» e che verrà attuato nel biennio 2027-2029. Susanne Wille, direttrice generale dell’emittente pubblica, lo scorso giugno aveva parlato della «più grande trasformazione nella storia dell’azienda», sottolineando la necessità di risparmiare 270 milioni di franchi (circa il 17% del budget complessivo) entro il 2029. In quell’occasione, Wille non aveva quantificato esattamente le conseguenze in termini di posti di lavoro, preferendo parlare di un più generico «numero elevato a tre cifre». Ebbene, oggi – in un comunicato – la SSR ha indicato la riduzione di 900 posti di lavoro a tempo pieno entro il 2029.
A definire le conseguenze per la Svizzera italiana è Mario Timbal. Raggiunto dal Corriere del Ticino, il direttore della RSI ha spiegato che, dopo il taglio di 15 posti nel 2024 e di 37 quest’anno (dovuti alla parziale compensazione del rincaro decisa dal Consiglio federale e alla continua diminuzione degli introiti pubblicitari), «ora si entra nel vivo della riorganizzazione Enavant». «Al momento non posso quantificare esattamente la riduzione di posti di lavoro nella nostra regione, ma se dovessi fare una stima direi almeno un centinaio». La RSI cercherà di agire tramite fluttuazione del personale (pensionamenti, prepensionamenti e partenze volontarie). Tuttavia, «un impatto del genere difficilmente potrà essere assorbito senza licenziamenti». Wille, citata nel comunicato, ha aggiunto che «ci rammarichiamo per questi tagli di posti di lavoro. Le decisioni politiche e il contesto in cui operiamo come azienda mediatica non ci lasciano altra scelta».
Che cosa è stato deciso
Il progetto «Enavant SRG SSR», lo ricordiamo, trae origine essenzialmente da due cause: la diminuzione dei proventi pubblicitari (90 milioni) e la graduale riduzione del canone radiotelevisivo previsto dal Consiglio federale (120 milioni). A questi due elementi bisogna sommare i costi dovuti all’inflazione (60 milioni).
Come noto, il Governo ha elaborato una sorta di controprogetto all’iniziativa dell’UDC a livello di ordinanza. È prevista una riduzione del canone in due tappe. Dal 2027 la tassa di ricezione scenderà dagli attuali 335 a 312 franchi e dal 2029 si abbasserà ulteriormente a 300 franchi. Oltre a ciò, verranno esentate dall’obbligo di pagare il canone le imprese con un fatturato annuo soggetto a IVA fino a 1,2 milioni di franchi. Oggi la soglia del fatturato è di 500 mila franchi. Questo significa che dal 2027 l’80% delle aziende non dovrebbe più pagare il canone. In totale, alla SSR verrebbero a mancare 120 milioni di franchi. Quanto all’iniziativa, se accolta determinerebbe una riduzione dei proventi del canone dagli attuali 1,25 miliardi di franchi a 630 milioni. L’USAM , invece, continua a contestare il principio dell’imposizione in base alla cifra d’affari e chiede l’esenzione totale delle aziende.
Una concessione da rinnovare
Oltre alle questioni di ordine economico, però, si aggiunge anche un dettaglio non certo secondario: a fine 2028 scadrà la concessione. Solo a quel punto sarà meglio definito il profilo finanziario del servizio pubblico. In base alle risorse disponibili (anche a dipendenza del risultato della votazione dell’iniziativa «200 franchi bastano!» il prossimo 8 marzo) verrà quindi elaborata una nuova concessione, che «preciserà il mandato della SSR orientandolo maggiormente all’informazione, all’istruzione e alla cultura, nonché alle nuove abitudini di fruizione del pubblico. L’offerta online si concentrerà maggiormente sui contenuti audio e audiovisivi», come aveva spiegato il Governo. Lo stesso Albert Rösti aveva ribadito una settimana fa – in una lunga intervista al Tages Anzeiger – la necessità di una «profonda trasformazione» della SSR. «In futuro dovrebbe puntare maggiormente su informazione, formazione e cultura. L’intrattenimento e lo sport possono infatti anche essere prodotti dai media privati».
Cambia la struttura
Al di là della nuova concessione, «Enavant» prevede anche una maggiore collaborazione tra le unità regionali (RSI, SRF, RTS, RTR) e la centralizzazione di funzioni come le risorse umane, finanze e informatica, previsto a partire dall’anno prossimo. La prima tappa avverrà nel gennaio 2027: entro tale data la SSR ha spiegato di dover già effettuare risparmi pari a 125 milioni. Un terzo, ossia circa 300 posti a tempo pieno, sono tagliati nell’ambito del piano di risparmio già avviato. Questa soppressione è già passata attraverso una procedura di consultazione ed è in corso, viene precisato nel comunicato. Entro il 2029 andranno quindi tagliati ulteriori 600 impieghi, soppressi in parte attraverso fluttuazioni naturali e pensionamenti. Ai tagli di posti di lavoro verrà applicato un piano sociale. La presenza regionale, tuttavia, secondo l’azienda «rimarrà un pilastro fondamentale». Il piano di ristrutturazione coinvolgerà anche la direzione generale della SSR.
«È la conseguenza delle pressioni politiche»
La decisione della SSR di tagliare altri 900 posti di lavoro è «drammatica» ed è una «conseguenza della pressione politica». Lo afferma l’Alleanza Diversità mediatica, secondo cui ci si sta incamminando verso «un significativo indebolimento della radiodiffusione pubblica». In questo periodo di incertezza, una SSR forte e indipendente è «essenziale», sottolinea l’alleanza in un comunicato, a seguito dell’annuncio dell’emittente relativo all’inizio del suo processo di riorganizzazione, che ha l’obiettivo di risparmiare 270 milioni di franchi entro il 2029, pari a circa il 17% del budget attuale. «È quindi ancora più importante unire le forze per impedire i drastici tagli previsti dall’iniziativa» dell’UDC, scrive ancora il collettivo. Il testo, come noto, sarà sottoposto a votazione federale il prossimo 8 marzo e chiede la riduzione del canone a 200 franchi. L’Alleanza Diversità mediatica è stata lanciata nel 2022 proprio per contrastare l’iniziativa SSR. I suoi membri provengono da tutto lo spettro politico, ad eccezione del campo democentrista.
Anche il sindacato dei media SSM ha espresso forte preoccupazione per l’incertezza che grava sui dipendenti riguardo alle tempistiche e alle condizioni future. Syndicom, dal canto suo, definisce la riduzione del personale «massiccia e devastante», nonché frutto «dell’attacco alla SSR da parte del ministro delle comunicazioni democentrista, che ha anche promosso l’iniziativa per dimezzare il canone», con chiaro riferimento al consigliere federale Albert Rösti.




