«Trattati in modo disumano da Israele, temiamo per chi è ancora in carcere»

Il trattamento di Israele? È stato «disumano». Poco dopo essere atterrato a Ginevra, in provenienza da Istanbul, un attivista svizzero della Global Sumud Flotilla ha rilasciato poche, significative dichiarazioni ai giornalisti presenti a Cointrin. Parlando (anche) a nome dei suoi compagni, l’uomo ha aggiunto di essere molto preoccupato per la sorte dei dieci cittadini elvetici ancora detenuti dallo Stato ebraico. «Siamo scioccati da quello che abbiamo visto e vissuto» ha spiegato l’attivista agli arrivi.
Da una parte il calore di famigliari e amici, ma anche di semplici cittadini presentatisi all’aeroporto per sostenere la causa della Flotilla. Dall’altra, invece, le emozioni e lo shock per quanto provato in queste ore. La Flotilla, ha aggiunto l’uomo, è stata vittima di «un vero e proprio attacco militare» da parte della Marina israeliana. Quanto al carcere, ha parlato condizioni di detenzione «disumane»: gli svizzeri, come altri, hanno subito «torture e violenze».
E ancora: «Faremo una dichiarazione completa al loro ritorno» ha detto l’attivista, riferendosi ai dieci connazionali ancora in Israele e, in generale, agli oltre membri della Flottiglia in prigione. «Siamo molto preoccupati per la loro sorte».
Non è mancata una critica, forte, al Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). Dipartimento che poco, o nulla, avrebbe fatto per aiutare i cittadini svizzeri coinvolti nella Global Sumud Flottilla.