Politica

«A far paura non è il lupo, ma Zali»

Levata di scudi dalla Lega attorno al Consigliere di Stato - Il dossier lupo, ormai, è qualcosa di più
©Gabriele Putzu
Red. Online
21.07.2025 13:40

La caccia al lupo è in realtà una caccia a Zali, anzi una caccia alla «cadrega» di Zali. Così almeno la vede la Lega dei Ticinesi: in un comunicato stampa il Movimento di via Monte Boglia ha risposto per le rime alle accuse arrivate questa mattina da Piero Marchesi (UDC) e Fiorenzo Dadò (Centro) in merito a quella che è stata definita la «disastrosa» battaglia del Cantone ai grandi predatori in Ticino. 

Nella nota stampa la Lega dichiara di prendere atto «con fermezza e senza alcuna sorpresa dell’ultima mossa politica di Marchesi e Dadò» si legge. «Gli stessi che poche settimane fa si stracciavano le vesti contro il cosiddetto «arrocchino», oggi propongono loro un arrocco: togliere il dossier lupo al Consigliere di Stato Claudio Zali».

Una «giravolta vergognosa» per il Movimento che accusa UDC e Centro di puntare «alla poltrona». «Non è mai stato un problema di metodo o contenuti: è sempre stata una questione di potere e di cadreghe. Quando l’arrocco non lo decidevano loro, era una forzatura istituzionale. Ora che serve a loro, diventa improvvisamente legittimo. L’ipocrisia è evidente».

Il partito si schiera quindi compatto intorno al suo Consigliere di Stato, che - afferma - ha gestito «un tema complesso e sensibile, regolato da numerose leggi federali, come quello del lupo». E rivendica i recenti ordini di abbattimento emanati dal governo come un «cambio di passo» nel contrasto alle predazioni. Infine la stoccata mordace, in pieno stile leghista. «Altro che lupo: ciò che davvero terrorizza certi partiti è perdere il controllo. Infatti, non è il lupo a far paura: è Claudio Zali che dà fastidio, perché lavora bene e senza inchinarsi ai soliti giochi di potere».