Agno segue l'esempio di Lugano e riflette sui gioielli di famiglia

Agno come Lugano? Apparentemente sì, almeno dal punto di vista dei gioielli di famiglia, che anche il Comune malcantonese sta decidendo di rivalutare con l’obiettivo di tenere sotto controllo le finanze comunali. «Il Municipio – conferma il sindaco Thierry Morotti – sta lavorando sul proprio patrimonio immobiliare con l’obiettivo di ottimizzare i costi di gestione e decidere su eventuali vendite o risanamenti». In realtà, le misure per contenere la spesa sono molteplici. Si va, appunto, dalla rivalutazione del parco immobiliare comunale, con alienazione di alcuni stabili all’aumento delle entrate da imposte immobiliari e locazioni comunali, dalla revisione delle tariffe di posteggio e ottimizzazione dei contratti di fornitura alla riduzione dei contributi finanziari diretti alle associazioni del 20%, privilegiando invece un supporto tramite servizi e infrastrutture. L’insieme di queste (e altre) azioni permetterà al Comune di mantenere, anche nel 2026, l’attuale moltiplicatore d’imposta dell’82% per le persone fisiche e del 95% per le persone giuridiche, salvaguardando l’equilibrio dei conti pubblici.
Specialisti in aiuto
Tornando ai gioielli di famiglia, Morotti aggiunge. «Dopo aver completato la mappatura degli immobili e dei terreni comunali, il Municipio ora sta valutando una collaborazione con specialisti del settore per un’analisi economica delle proprietà e per definire le scelte strategiche per il futuro». Ecco perché, continua il sindaco di Agno, sono in corso incontri con dei professionisti esterni del settore che potrebbero accompagnare l’amministrazione in questo processo di valutazione e pianificazione.
Ad Agno l’ottimizzazione dei costi di gestione del patrimonio immobiliare – che non è ovviamente paragonabile a livello di cifre a quelle di Lugano, dove dalle «dismissioni» la Città intende incamerare 306 milioni di franchi – andrà ad analizzare in particolare stabili che necessitano di importanti costi di manutenzione ma anche «semplici» terreni su cui dovrà essere presa una decisione; terreni dalla cui vendita, detto altrimenti, sarà possibile ricavare fonti di entrate.
Quei due stabili sfitti...
Agno non è l’unico Comune del Malcantone ad aver deciso di mettere mano al proprio patrimonio immobiliare con l’obiettivo di eliminare i costi superflui e generare quindi liquidità. Tresa, ad esempio, ha le idee ben in chiaro, motivo per cui ha già chiesto al Consiglio comunale l’autorizzazione a trasformare alcuni beni amministrativi in patrimoniali. Beni che verranno in seguito venduti e messi a disposizione di privati (vedi CdT del 29 novembre). Stiamo parlando dell’ex scuola dell’infanzia a Ponte Tresa, dell’ex acquedotto comunale sempre a Ponte Tresa e infine dell’ex casa comunale di Monteggio. Tutti stabili inutilizzati e che stando al Municipio generano esclusivamente costi per la loro gestione e sono quindi privi di finalità pubbliche. Questa strategia messa a punto da Tresa trae origine dal post aggregazione, quando il Comune ha acquisito un patrimonio immobiliare che si aggira attorno a cinquecento beni tra stabili, terreni, strade, piazze, posteggi, boschi e via discorrendo. Troppi da gestire, da mantenere e da valorizzare. Questo primo intervento puntuale, è bene ribadirlo, fa parte di una più ampia strategia di gestione del patrimonio. Tradotto: ci saranno altre dismissioni.
Allargando lo sguardo, quali sono le intenzioni dei «vicini di casa» di Agno e di Tresa? Ebbene, rimanendo in Malcantone, Caslano, Magliaso e Bioggio non hanno in programma di rinunciare ai propri gioielli di famiglia, almeno per il momento, anche perché alcune ex case comunali sono attualmente utilizzate e offrono servizi alla cittadinanza. Anche Vezia e Manno non hanno intenzione di mettere sul piatto nessun bene di proprietà comunale. Il discorso prende una piega diversa a Collina d’Oro, Comune che negli ultimi tempi è andato per così dire controcorrente, perché al posto di vendere beni, ne ha acquistati. Le cose però potrebbero cambiare. «I vecchi edifici comunali sono quasi tutti utilizzati, ma abbiamo vari stabili che necessiterebbero di una valutazione – ci dice il sindaco, Andrea Bernardazzi –. Ci sono un paio di beni, sfitti, che si presterebbero a una dismissione, ma questo andrà discusso con i vari partiti».



