Sotto la lente

Al lupo, al lupo: fra rabbia, delusione e proposte

Dopo l'ennesimo attacco in Valle Rovana si alzano i toni fra coloro che chiedono alle autorità cantonali e federali di adottare misure più incisive
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Alan Del Don
06.06.2022 11:00

«I mezzi a disposizione per contrastare il massacro in atto nel settore dell’allevamento alpino sono paragonabili ad un sacchetto di coriandoli per difenderci da una rapina a mano armata». Non va tanto per il sottile l’Associazione per la protezione del territorio dai grandi predatori (APTdaiGP) nel prendere atto dell’ennesimo attacco del lupo in Ticino. Per la precisione quello avvenuto settimana scorsa in Valle Rovana, sopra Bosco Gurin, sull’alpe Corte del Lupo: il predatore (o un branco, ipotesi quest’ultima tutt’altro che remota) ha ucciso tra i venti e i trenta ovini di proprietà dello stesso allevatore che in due occasioni, nelle ultime settimane, aveva già dovuto far fronte ad importanti perdite fra gli animali da reddito. L’Ufficio della caccia e della pesca sta effettuando le necessarie verifiche e, al momento, non prende posizione. Da inizio stagione nel nostro Cantone le vittime del temibile mammifero salgono ora, secondo i calcoli dell’APTdaiGP, ad oltre settanta in otto raid.

«È un'emergenza»

«I tempi della politica non sono ormai più compatibili con l’emergenza che stiamo vivendo. Stiamo pagando il prezzo delle inadempienze e delle tergiversazioni delle autorità federali e cantonali che, da quando è arrivato il lupo in Svizzera e in Ticino, invece di dare ascolto alle accorte raccomandazioni degli allevatori e dei loro rappresentanti (gli unici che conoscono davvero la situazione reale del nostro territorio e del nostro allevamento) hanno preferito seguire i voli pindarici degli ambientalisti sfrenati e di coloro che inneggiavano al ritorno del predatore. Nel caso specifico si sono aggiunte le ingiustificabili lungaggini che hanno preceduto l’emissione (da parte del Consiglio di Stato; n.d.r.) del decreto di abbattimento del lupo di Cerentino e la sua messa in atto», scrive l’associazione in una nota.

Il bivio e la scelta

Per l’associazione ci si trova di fronte ad un bivio: o si sceglie di intervenire immediatamente con «misure attive, incisive ed efficaci che possano veramente tutelare la continuità delle nostre attività alpestri oppure non ci rimane che arrenderci e soccombere di fronte all’avanzata apparentemente inarrestabile dei predatori». Per l’APTdaiGP l’unica soluzione è dunque un intervento di «abbattimento sistematico e preventivo (con cui altri Paesi stanno intervenendo d’urgenza) in modo da diminuire il numero di lupi presenti in Svizzera, come già richiesto dal Canton Vallese, iniziando con la prima urgenza nelle zone che includono alpeggi "non ragionevolmente proteggibili con misure passive". L’obiettivo dei tiri letali o di dissuasione dovrebbe essere quello di generare delle vere e proprie zone "off-limits" in maniera che il predatore possa capire che il tempo dei tappeti rossi in suo onore è definitivamente tramontato».

I tiri di inselvatichimento

A questo proposito si segnala inoltre la mozione inoltrata dal PPD (primo firmatario l’agricoltore Giovanni Berardi) al Governo, attraverso la quale si chiede di concedere agli allevatori la possibilità di difendere le proprie greggi dal lupo tramite i cosiddetti tiri di inselvatichimento. E questo soprattutto per far fronte, come evidenziato in precedenza dall’associazione, alla lunghezza e complessità dell’iter quando le autorità decidono finalmente di intervenire: «Il lupo, da parte sua, senza risposte incisive e adeguate, ben difficilmente modificherà il suo comportamento e considererà gli ovicaprini prede facili. Essendo il lupo un canide e rispondendo al cosiddetto istinto di Pavlov, solo una riposta decisa e dirompente nel momento dell’attacco potrà dare una svolta apprezzabile».

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